GUERRINO TRAMONTI. REGESTO STORICO-CRITICO
di Josune Ruiz de Infante e della Fondazione Guerrino Tramonti
1915
Giugno
Guerrino Tramonti nasce a Faenza il 30 giugno 1915, da Sante Tramonti e Cesira Giacchini; fa appena in tempo a conoscere il padre, che muore durante la guerra. “(…) Poi mi parla di suo padre, un tipografo, morto durante la prima guerra mondiale col grado di aiutante di battaglia (...)”. Cfr. ZANASI, Dario, Le immagini fermate nell’argilla. Vita del ceramista Tramonti, uomo dal volto caravaggesco, in: «Il Resto del Carlino», Bologna, 10 settembre 1954, p. 3.
Dopo la morte del padre, Tramonti abita in Via Cavour, presso l’Istituto Tecnico “Alfredo Oriani”, dove Cesira Giacchini lavora come custode. In una sala dello stesso Istituto, il giovane Tramonti allestirà il suo primo studio di pittura dove, incoraggiato dalla mamma, realizzerà le prime opere d’arte. “(…) egli si considera un autodidatta mentre afferma che fin da bambino voleva fare lo scultore”. Cfr. PLACCI, Emma, Guerrino Tramonti: pittore, scultore, ceramista. Romagnoli si nasce, in: «La Ceramica», Faenza, n. 6, giugno 1971, p. 211.
1927
Ottobre
Il giovane Guerrino si iscrive alla Scuola Comunale di Disegno Industriale e Plastica per gli Artigiani “T. Minardi”, frequentandola per quattro anni. “(...) È da quando sua madre, avendo intuito il talento d’artista innato del figlio, pensò di iscriverlo, attorno all’età di dieci anni alla Scuola di Arte e Mestieri di Faenza. Occorre dire, senza farne qui la storia, che questa Scuola era stata dal XIX secolo la fucina, il vivaio delle migliori energie artistiche di Faenza. La generazione nata nell’ultimo quinquennio circa del secolo scorso – non a caso – vi si era formata in una visione, in un approccio globale alle arti, da quelle del disegno alla pittura, alla plastica, alle arti cosiddette decorative e applicate. In quel vivaio erano fioriti, fra i numerosi altri, i talenti di Domenico Baccarini, Domenico Rambelli, Francesco Nonni, Pietro Melandri. (...) A Domenico Baccarini, alla sua versatilità nelle arti, alla sua precocità d’espressione, al ruolo avuto dalla madre, alle povere origini, a questi ed altri motivi ancora è possibile avvicinare la personalità di Guerrino Tramonti. Nell’approccio a uomini e situazioni, nell’istintiva e insieme coltivata vocazione all’arte che ne spiega il rigore di giudizio, il suo ardore si stempera nel pudico ricordo della madre, nella sua costante “presenza” e tanto più di quanto egli non esprima. Testimonia direttamente l’artista: “Alla fine del corso serale alla Minardi mia madre chiese al direttore se avessi le capacità per intraprendere la professione artistica. Secco le rispose che cambiassi mestiere. Ma il fatto più clamoroso fu che pochi anni dopo, nel 1931 al Premio Rimini, mi fu assegnato il II Premio per la scultura e quel professore fu scartato. Questo è l’inizio della mia tormentata carriera di artista. (...)”. Cfr. BOJANI, Gian Carlo, Guerrino Tramonti, o della Ceramica–Ceramica, in: «Keramikos», Milano, n. 14, aprile 1990, p. 74.
1928
Ottobre
Tramonti si iscrive alla Regia Scuola di Ceramica di Faenza (l’attuale Istituto Statale d’Arte per la Ceramica “G. Ballardini”), nella prima classe della sezione “aprendisti”, dopo avere sostenuto un esame in “disegno”. Frequenta i tre anni scolastici che costituiscono il corso di Decorazione Ceramica, sotto la guida di Anselmo Bucci, ottenendo il diploma nel 1931. Tra gli insegnanti che diventeranno un punto di riferimento per il futuro artistico del giovane, spicca la figura di Domenico Rambelli. L’allievo frequenta pure il secondo anno di studi presso la Scuola Comunale di Disegno Industriale e Plastica per gli Artigiani “T. Minardi”.
1929
Tramonti inizia la frequentazione dello studio dell’amico pittore Franco Gentilini; qui nascono i primi due quadri del giovane artista. “(…) La consuetudine, la stessa matrice culturale, determina talvolta nei due giovani (ma Gentilini ha qualche anno di più) una consonanza di temi, una stessa visionarietà surreale. Ma molto presto Gentilini lascia la sua città e Tramonti rimane. E Faenza (ma complici – bisogna pur dirlo – le necessità della vita) si propone al futuro dell’artista con la sirena suadente della sua tradizione. (…)”. Cfr. LUISI, Luciano, Tramonti. Ceramica–Ceramica, in: Tramonti. Antologica Ceramica-Ceramica, catalogo della mostra, Faenza, Palazzo delle Esposizioni, 1990. Faenza, Litografica Faenza, 1990.
(...) la celebrità di Gentilini finirà in qualche modo per nuocere all’immagine di Tramonti perso per un pedissequo seguace dell’altro, senza alla fine vedere, riconosciuti quegli scarti di differenza che meglio lo definiscono. Occorrerà, prima o poi, analizzare bene questi “scarti” e riconoscere le sostanziali differenze esistenti tra la preminente narrazione gentiliniana e la negazione della narrazione in Tramonti interessato alla composizione degli elementi come sospesi in uno “spazio” solo graficamente accennato e quindi sostanzialmente negato, assemblato o meglio composto, disegnato come oggetto fra gli oggetti. Guardate le sostanziali diversità di icone femminili tra l’uno e l’altro per comprendere qualcosa di più dei due: mondane in Gentilini, della buona alta borghesia, terraglie, antiche e popolari mediterranee in Tramonti. E poi si aggiunge la meccanicità, l’allusione alla meccanicità che in Tramonti perviene dalla suggestione dei dipinti di un Fernand Léger, meccanicità quasi costruttivistica e che qui diviene quasi gioco di birilli che cadono e s’accumulano. E perchè non ricordare almeno quella espressività che diviene quasi caricaturale, tal quale ripresa dalla pittura catalogna medievale? Lui ne parlava spesso. L’influenza prospettica della Piazza del Popolo in Faenza, voglio dire, si vede bene in tutta l’opera di Gentilini: non la si vede mai in Tramonti, nella cui pittura è la reminiscenza semmai, la persistenza dello spazio “di tapis” roulant” alla de Pisis. Gian Carlo Bojani, “Tramonti Guerrino pittura e ceramica” Fano, aprile 2010.
Settembre
Il giovane Guerrino Tramonti si iscrive all’Accademia delle Belle Arti di Ravenna che, non trovando corrisposte le sue aspettative, abbandonerà poco tempo dopo. “(…) Faentino, usciva quattordicenne dall’Istituto d’Arte per la Ceramica, e non ci fu verso di mandarlo più a scuola. Alla scuola di ceramica c’era però Domenico Rambelli a insegnare, il quale, anche fuori dalle aule scolastiche teneva d’occhio il ragazzo. E, da Rambelli, Tramonti apprese molte cose: capì che la strada dell’arte è ardua, faticosa, bisogna lavorare, patire, non perdersi mai d’animo. Con lui ha le prime rivelazioni. La mente comincia a caricarsi di quel bagaglio che solamente gli artisti conoscono: gli scoraggiamenti, gli entusiasmi, i tormenti che, anche da adulti, ricorderanno. Ma Rambelli non sta fisso a Faenza. Viaggia. Ha molti lavori fuori via. Come si può tenere un ragazzo sempre in giro? La mamma pensa di mandarlo a Ravenna all’Accademia. “Bene, bene”, dice, contento, Tramonti che crede di trovare colà uno studio di Rambelli più in grande, con maestri che insegnano anche quando portano gli allievi a spasso, rivelandosi fanciulli a te fanciullo. (…) Io voglio fare così. No. Bisogna stare alle regole. Devi fare questo bassorilievo. No. Lo faccio a tutto tondo invece, e non lo copio: che ve ne viene? Non cascherà mica l’Accademia! Litiga, e dopo un mese e ne va via. Eccolo in giro di nuovo per Faenza. Ricapita alla scuola di ceramica. Dipinge paesaggi, nature morte. Ma gli piace Rambelli che scolpisce grande, monumentale, che fa poderose statue per le piazze. Dipinge, ma gli piace la scultura. Dipinge perché costa meno ed è più facile fare qualche baiocco. In quei giorni è di passaggio a Faenza il Conservatore del Museo di Stoccolma. Gli stranieri sono curiosi. Vede i lavori del ragazzo. Dice che gli sembrano opere di Giacomo Ensor. (…) Fa un blocco per il suo museo (…)”. Cfr. PASQUINI, Luigi, Tramonti scultore dell’aurora, in: «Il lavoro fascista», Roma, 10 giugno 1941.
Ottobre
Tramonti si iscrive al secondo anno della sezione “aprendisti” presso la Regia Scuola di Ceramica di Faenza.
1930
Luglio
Forlì, Mostra Regionale di Forlì. Il giovane artista partecipa ad una delle sue prime mostre collettive.
Ottobre
Tramonti si iscrive al terzo corso della sezione “aprendisti presso la Regia Scuola di Ceramica di Faenza.
1931
Giugno
Ferrara, 1° Mostra d’Arte Moderna. Nella collettiva, Tramonti espone diversi ritratti scultorei.
Faenza, Regia Scuola di Ceramica, Mostra didattica degli allievi della Scuola (dal 5 al 7 giugno). Tramonti espone insieme agli allievi del terzo corso di Decorazione Ceramica: Carlo Zoli, Giovanni Santandrea e Umberto Barchetti che, secondo le parole di un giornalista,“tutti dimostrano un alto grado di perfezione tecnica”. Cfr. La Mostra Didattica alla R. Scuola di Ceramica, in: «Corriere Padano», Ferrara, 5 giugno 1931, p. 5.
Luglio
Faenza, Scuola “T. Minardi”. Guerrino Tramonti ottiene la licenza presso la Scuola Comunale di disegno industriale e plastica per gli artigiani. Tra i colleghi figurano Germano Belletti, Antonio Cacciari, Rosanna Casadio, Domenico Matteucci, Melisanda Lama, Roberto Pedri, Emilio Spada e Aldo Zannoni.
1932
Aprile
Faenza, Sala del Palazzo Zacchia, 1° Mostra d’Arte dei G.U.F. Romagnoli (dal 17 al 30 aprile). La mostra collettiva di pittura, scultura e xilografia è presentata dal discorso inaugurale di Lorenzo Viani. Espongono, tra gli altri, Franco Gentilini, Serafino Campi, Domenico Liverani e il giovane Guerrino Tramonti, che presenta diversi dipinti, tra nature morte e paesaggi, oltre ad un saggio tridimensionale dal titolo “L’Ariete” (Due erculei uomini che trasportano un fascio littorio). Carlo Savoia elogia il “(…) giovanissimo, vergine d’ogni grigiore di scuola: Guerrino Tramonti. Egli dimostra chiaramente che la pittura, pur essendo soprattutto colore, è anche forma e volume. Belle le sue nature morte colle mele; coloratissime e plasticissime. Anche la sua scultura, intitolata l’Ariete, è un buon saggio di plastica, condotta con sicura mano e con una larga visione dei piani e del moto. (…)”. Cfr. SAVOIA, Carlo, La Mostra dei G.U.F. Romagnoli a Faenza, in: «L’Assalto», Bologna, aprile 1932.
Giugno
Faenza, Sala del Palazzo Zacchia, Mostra d’Arte e dell’Artigianato (dal 26 giugno al 10 luglio 1932). La collettiva, organizzata dalla “Settimana Faentina”, propone al pubblico le novità della ricerca artistica cittadina. Il giovanissimo Tramonti espone tre dipinti ad olio intitolati, “Testa di ragazzo”, “Paesaggio”, “Natura Morta”, ed una scultura dal titolo “Testa di Vecchio”, che, come osserva Giancarlo Polidori in un articolo pubblicato sul «Corriere Padano»,“rivela delle qualità di modellatore attento ed energico”. Alla mostra partecipano Giovanni Romagnoli, Giovanni Guerrini, Ercole Drei, Giuseppe Golfieri, Franco Gentilini, Domenico Rambelli, Francesco Nonni, Orazio Toschi, Giuseppe Ugonia, Alfredo Morini, Papiani, Ennio Golfieri, Anselmo Bucci, Gatti, Melandri-Cornacchia e Neo Massari.
Agosto
Rimini, 1° Concorso d’Arte Premi Rubicone. Tramonti vince il Primo Premio per la Scultura.
Rimini, Concorso Premi Rimini di Pittura e Scultura. La giuria del concorso, composta da Giovanni Guerrini, Domenico Rambelli ed Anacleto Margotti, riconosce a Guerrino Tramonti il Secondo Premio per la scultura (ex-aequo con Alfredo Ricci), mentre il primo premio è assegnato a Gaetano Brighi. Tra i pittori premiati si trovano M. G. Dal Monte, Achille Lega, Franco Gentilini. Cfr. L’assegnazione dei “Premi Rimini” di pittura e scultura, in: «Corriere Padano», cronaca di Faenza, 18 agosto 1932, p. 7.
Ottobre
Forlì, Scuola “Rosa Maltoni Mussolini”, 2° Mostra Sindacale d’Arte della Emilia-Romagna (dal 30 ottobre). La mostra collettiva, curata da Giovanni Guerrini, ospita centodue artisti dell’Emilia-Romagna, selezionati da Bruno Saetti, Giuseppe Graziosi e Gianni Vagnetti. Alla mostra partecipano dodici artisti faentini, tra cui Nonni, Gentilini, Ugonia, Melandri, Campi, Bulgarelli, Matteucci, Sella, Ricci e Tramonti. In una recensione, Orio Vergani segnala la “Testa di Ragazza” del “giovanissimo Tramonti, uno scultore diciassettenne di fine senso lirico”, accanto a l'imponente torso per il monumento ai Caduti presentato da Domenico Rambelli.
1933
Piacenza, Tramonti vince il concorso per la realizzazione di una statua alta tre metri per la Casa del Balilla.
Maggio
Firenze, 1° Mostra Nazionale Sindacato Belle Arti. In contemporanea sono allestite le mostre dedicate allo scultore ottocentesco Lorenzo Bartolini e a Libero Andreotti. Nella rassegna sono presenti, tra gli altri, Arturo Martini, Francesco Wild ed Angelo Biancini. Tramonti partecipa con la scultura intitolata “Ritratto di giovane”, ottenendo grandi consensi. “Chi voglia soffermarsi sulle opere di scultura contemporanea: la constatazione, cioè, di un convinto e pressoché generale ritorno a forme create col vero rispetto di quei valori che hanno stabilito in eterno le leggi fondamentali dell’arte plastica; un complesso che riprende (…) il linguaggio dei nostri maggiori (…). Fuor da ogni esoso ninnolismo e dalla vana elaborazione di concezioni ormai in onoratamente sepolte, i giovani scultori riprendono dunque a marciare, (…), su più sicure vie: sulle vie che videro le ansie, le lotte, i trionfi degli uomini che hanno dato all’arte italiana la luce di una gloria imperitura”. Cfr. B., G., Le opere di scultura alla Mostra Nazionale del Sindacato delle Belle Arti in Firenze, in: «Il Popolo d’Italia», Milano, 11 maggio 1933.
Ravenna, Mostra Sindacale d’Arte, collettiva.
Giugno
Ferrara, Palazzo di Sant’Anna, 3° Mostra d’Arte Moderna (dal 4 giugno al 27 luglio). La mostra collettiva è promossa dal Sindacato Emiliano-Romagnolo di Belle Arti, in occasione del centenario ariosteo. La commissione per la selezione è composta da Funi, Tosi, Drei, Rambelli e Bertocchi. La rassegna include le personali dei pittori ferraresi Funi e De Pisis e del futurista Tato. Tramonti partecipa alla mostra con diverse sculture, tra cui una “Testa di ragazzo” (un autoritratto) ed un busto di “Ragazza” in gesso patinato “che si intonano perfettamente con la pittura d’avanguardia di Funi e di De Pisis”. Cfr. PADOVANI, Corrado, La pittura e la scultura italiana del ‘900, in: «Corriere Padano», Ferrara, 4 giugno 1933, p. 3. Alberto Neppi considera “(…) di franca tendenza novecentesca, senza eccessi però, il faentino Tramonti (Autoritratto e Testa di Ragazza) e a tutti di gran lunga superiore, anzi in grado di dare filo da torcere a scultori arrivati (…)”. Cfr. NEPPI, Alberto, Sindacali d’arte contemporanea. La terza Mostra del Sindacato d’Emilia e Romagna, in: «Il Lavoro Fascista», Roma, 14 giugno 1933.
Luglio
Rimini, Sale dell’Asilo Baldini, La Mostra Interprovinciale d’Arte e i Premi Rubicone di pittura scultura e bianco-nero (da luglio a settembre). La rassegna e il concorso sono organizzati dalla rivista “Il Rubicone” di Rimini. Guerrino Tramonti vince il Primo Premio per la Scultura, ex-aequo con Piero Bagli e Angelo Biancini. L’opera premiata dalla giuria, composta da Domenico Rambelli, Achille Lega e Gino Marzocchi, s’intitola “Pastore che dorme”. Tra le opere esposte si trovano diversi ritratti, di cui alcuni studi realizzati per le statue della mostra ferrarese; secondo il recensore, la “Ragazza che ride”“è la cosa migliore di tutta la mostra”. Cfr. BOCCHINI, Ettore, La Mostra Interprovinciale d’Arte e i Premi Rubicone di pittura scultura e bianco-nero, in: «Il Rubicone», Rimini, a. II, n. 8-9-10, agosto-settembre-ottobre 1933. L’artista faentino partecipa anche con diversi dipinti. Infatti, “(…) dipingendo la mascherina sorniona di Oggetti [Ojetti?], il Tramonti ha pensato alle macabre e tragiche maschere di Ensor forse più che al simbolo della commedia, ma nel forte ritratto di Giovane e nella sintetica Natura morta, che è fra le composizioni più squisite della mostra, afferma la sincerità dei suoi propositi. È antica tradizione italiana di essere ad un tempo pittori e scultori, qui ne danno esempio Tramonti, Bagli, Melandri. (…)”. Cfr. PADOVANI, Corrado, Premi Rubicone. Una mostra sindacale d’arte a Rimini, in: «Corriere Padano», Ferrara, 8 agosto 1933, p. 3. Tra i colleghi artisti presenti nella mostra spiccano le figure di Pietro Melandri, Ercole Drei, Ettore Bocchini e Franco Gentilini. Secondo la critica dell’epoca, “I diciotto anni di Guerrino Tramonti sono la più bella garanzia delle sue qualità. Questo giovanissimo dalla bella sensibilità artistica non deve tuttavia commettere un peccato che è un poco solito ai giovani i quali si fermano al primo successo, convinti già di aver raggiunto l’apice della loro capacità. Noi a Tramonti vogliamo dire il “bravo” affettuoso che lo deve incoraggiare, che deve convincerlo a non fare pause nel suo lavoro, a non disdegnare lo studio e a non temere la fatica: le sue qualità sono spiccate e nobilissime, il suo buon gusto è di un’evidenza che deve persuadere anche gli scettici; (…). Con i sei lavori che Tramonti ha portato a Rimini ha dato prova di affermarsi subito. È un giovane che ha delle grandi e nobili sensibilità; è capace di fare della strada perché i suoi nervi sono forti e sono tesi. Tre pitture e tre sculture: sei lavori insomma che meritano di essere considerati i migliori della Mostra. C’è particolarmente “Il pastore dormiente”che è un grande lavoro: sembra persino impossibile che un giovane come il Tramonti abbia una forza sensitiva ed una potenza di concezione così espressiva. Tramonti è destinato ad un bel successo: basta che la sua arte non abbia delle pause!… Cfr. Guerrino Tramonti. Faentini alla Mostra di Rimini, in: «Corriere della Sera», Milano, luglio- agosto-settembre 1933.
Settembre
Ravenna, Mostra Sindacale d’Arte. La collettiva è organizzata dal Sindacato Interprovinciale delle Belle Arti.
1934
Tramonti vince il Premio di incoraggiamento della Reale Accademia d’Italia.
Maggio
Ravenna, Sala di Via Mariani, 1° Mostra Provinciale d’Arte. La collettiva è organizzata dal Sindacato Interprovinciale delle Belle Arti e curata da Carlo Pini ed Ettore Bocchini. La giuria di selezione è composta da Vittorio Guaccimanni, da Franco Dani e da Roberto Pinzauti. Tramonti espone un disegno dal titolo “Studio di Testa”, oltre a due sculture in terracotta: “Testa di Ragazza” e “Ragazza”. Anacleto Margotti afferma che l’attività di pittore “(….) non può essergli che di un secondario aiuto alla sua opera di scultore, capace di ampie modellature, di una plastica efficace, piena di sostanza e di vita. (…)”. Cfr. MARGOTTI, Anacleto, La Mostra Sindacale d’arte a Ravenna, in: «Il Popolo d’Italia», Milano, maggio 1934. Alla rassegna partecipano, tra gli altri, Giuseppe Ugonia, Renato Signorini, Ettore Bocchini, Alberto Salietti, Roberto Sella, Giovanni Maioli e Orazio Toschi. In un articolo pubblicato su «Il Resto del Carlino», le opere di Guerrino Tramonti sono considerate tra le “più belle presentate” nella mostra. “Lo studio di Testa di Guerrino Tramonti costituisce un nuovo capolavoro di questo giovanissimo artista che non ancora ventenne si è già creato una personalità. I suoi recenti successi di Ferrara, le sue affermazioni in diverse altre località ove è apparso in tutta la sua energia, lontano dal creare in lui le facili e mediocri pretese dell’artista già arrivato lo hanno costretto a creare opere solide. La scultura di Tramonti è di un’armonia ben definita. Costruzione veramente forte, l’opera di Tramonti rimane tra le più espressive della prima sala (…). Ancora Guerrino Tramonti ha nella terza sala due opere il cui pregio si manifesta tanto più espressivo in quanto le terrecotte di altri scultori sono ben lontane dal valore delle opere del faentino. Tramonti, bisogna dirlo senza inutili ambagi, s’impone all’attenzione degli osservatori. Egli è forse il più giovane degli espositori ma è certo fra quelli che dicono più intense parole di vita, e di freschezza. Il suo è un lavoro pieno di un fascino particolare: tutto luminoso di una verità espressiva e grande: è una personalità che ha superato in maniera trionfante il periodo dei tentativi per affermarsi completamente”. Cfr. La mostra provinciale d’arte a Ravenna. Il brillante successo degli artisti faentini, in: «Il Resto del Carlino», Bologna, maggio 1934.
Agosto
Rimini, Kursaal, 2° Concorso d’arte premi Rubicone (dal 1 agosto al 30 settembre). Tramonti vince il “Primo Premio per la Scultura” al concorso bandito dalla rivista «Il Rubicone» di Rimini, indirizzato agli artisti dell’Emilia Romagna. La giuria è composta da Cipriano Efisio Oppo, Bruno Santi e Arturo Martini. Tra gli artisti in gara si trovano Saetti, Bianchi, Toschi, Graziosi, Zamboni, Brancini, Magnavacca, Ilario Rossi, Gherlinzoni, Ruffini e Minguzzi. Gli scultori selezionati dalla giuria sono soltanto cinque. Il giovane Tramonti presenta sei lavori, tra cui “Busto di Alfredo Oriani”, “Busto di Ragazza”, “Maschera” e la composizione in bassorilievo, ispirata al tema del lavoro: “(…) (un fabbro che picchia sull’incudine e un garzone che tira il mantice) ha dei buoni particolari, specialmente il braccio del forgiatore (…)”. Cfr. B. V., I “Concorsi Rubicone”, in: «Corriere della Sera», Milano, 1-2 agosto 1934. “(…) Tramonti è anche pittore e lo si sente pittore anche quando modella questo grande bassorilievo – patinato in verde – con l’uomo che banga e la madre col bimbo al petto e nel fondo stanno tronchi nodosi e case. (…)”. Lo scultore presenta pure le “Figurette nude del Balilla (che ornano la casa del Balilla a Piacenza), anche queste patinate in verde, vi è una ricerca di moto nella parte superiore e una scioltezza nel gesto delle braccia alzate che è ricca di promesse”. Cfr. PADOVANI, Corrado, La mostra dei “Premi Rubicone”, in: «Corriere Padano», Ferrara, 8 agosto 1934. La critica mette in risalto la figura dello “(…) scultore Guerrino Tramonti, giovane e notissimo ormai per i successi riportati in manifestazioni nazionali, il quale presenta sei lavori improntati a quella caratteristica personale che lo distingue. Tutti i lavori sono molto belli, ma particolarmente va citato il “Balilla”, eseguito dal Tramonti per la Casa del Balilla di Piacenza, che si può considerare fra le opere più pregevoli presentate alla mostra. Modellato con un gusto particolarissimo, pieno di vita e di freschezza, il Balilla del Tramonti sintetizza brillantemente tutta la virilità e l’entusiasmo della generazione odierna. Altro lavoro pregevole dello stesso Tramonti è il busto di Alfredo Oriani, opera veramente forte e virile che dimostra una volta ancora le eccezionali qualità del giovanissimo artista. Vanno annoverati poi un busto di ragazza, una maschera ed altri due busti. Di questo giovane, bisogna apprezzare le qualità eccezionali, il gusto, la forza e la briosità che lo collocano certamente in primo piano, non più come una promessa. (…)”. Cfr. Artisti faentini alla Mostra “Premio Rubicone”, in: «L’Assalto», Bologna, agosto, 1934. In seguito al concorso, il giovane artista è invitato da Arturo Martini a seguirlo nel suo studio di Milano. “(…) Riferirsi a quell’incontro con Martini potrebbe già porre in un’indicazione critica, non puramente episodica. Un incontro che ebbe d’altronde a ripetersi lungo quel decennio. Alla base tuttavia della sapiente costruzione plastica delle terrecotte, nella semplificazione rigorosa dei loro volumi, nella sorprendente acribia tattile della levigazione dei piani e superfici in dialettica composizione con le masse fra luci ed ombre riportate; alla base di tutto questo, più che una piena consapevolezza critica dell’attualità di quel Maestro e del suo superamento dei dettami novecentisti, era semmai una disponibilità istintiva (…) coniugata con una fondamentale attenzione ai classici dell’arte. (…)”. Cfr. BOJANI, Gian Carlo, Guerrino Tramonti, in occasione di una antologica, in: «La Faenza», bollettino del Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza, a. LXXLI, 1990, n. III-IV, p. 135.
1935
Novembre
Roma, la rivista “Augustea” pubblica, sulla copertina del numero di novembre, il bozzetto del Balilla realizzato per la casa del Balilla di Piacenza”.
1936
Settembre
Ravenna, Casa Oriani, 2° Mostra d’Arte Moderna (dal 13 al 30 settembre). La rassegna collettiva è organizzata dal Sindacato Fascista delle Belle Arti della Provincia di Ravenna, in occasione delle celebrazioni dantesche. La giuria di accettazione è composta da Giovanni Romagnoli, da Ettore Bocchini e da Domenico Rambelli. Tra i pittori si trovano Giovanni Guerrini, Franco Gentilini e Alfredo Morini, mentre la scultura è rappresentata da Angelo Biancini, da Domenico Rambelli e dal giovane Guerrino Tramonti, “che in una serie di teste si rivela ottimo modellatore”. Anacleto Margotti afferma che “(…) la scultura, molto egregiamente rappresentata, ha opere che vanno dall’originalissimo e vigoroso Domenico Rambelli (…) al giovane Guerrino Tramonti”(…), di cui propone un busto di “Ragazza” tra “i lavori principali” della mostra. Cfr. MARGOTTI, Anacleto, La II Mostra Sindacale di Ravenna nella “Casa Oriani”, in: «Il Popolo d’Italia», Milano, 13-30 settembre 1936. Nel catalogo della mostra sono segnalate tre opere del giovane scultore faentino, tra cui una testa femminile in terracotta, intitolata “Maschera”.
1938
L’attività di Tramonti, durante l’intero anno, è documentata in Liguria, presso la manifattura “La Casa d’Arte” di Albisola Capo (Savona), dove il “noto scultore” di Faenza “ha modellato per la Casa d’Arte di Albisola interessanti e artistici pezzi ceramici”. Cfr. Tramonti Guerrino, in: Enciclopedia biografica e bibliografica italiana. Serie XLI Ceramisti, a cura di Aurelio Minghetti, Milano, Istituto Editoriale Italiano Bernardo Carlo Tosi, 1939, p. 404. “(…) nel 1938 cominciò a lavorare come modellatore ad Albisola; un’attività che si rivelò assai proficua per gli sviluppi futuri delle sue espressioni artistiche, nonché fonte di continui contatti con i grandi scultori contemporanei in particolare Arturo Martini, Aligi Sassu e Lucio Fontana. La produzione di quegli anni si adeguò agli intenti monumentali e celebrativi dell’epoca (eravamo in pieno Fascismo) prediligendo bassorilievi dedicati al tema del lavoro, alla maternità … con un occhio sempre attento al “classicismo” dell’epoca. Il successo ottenuto come scultore e il talento pittorico, apparvero a Tramonti strumenti indispensabili per un nuovo approccio con la ceramica. (…)”. Cfr. GIUDRINETTI, Elisabetta, Guerrino Tramonti: artista aristocratico, in: «L’Italo americano», Milano, 6 luglio 1995, p. 6.
Giugno
Faenza, Museo Internazionale delle Ceramiche, 1° Concorso Nazionale della Ceramica (dal 26 giugno al 10 luglio). L’artista vince il 4° Premio al concorso faentino con una “Testa di Fanciulla” in terracotta con smalti policromi, realizzata dalla Manifattura La Casa d’Arte di Albisola Capo (di Agino e Barile) su modello di Guerrino Tramonti. L’opera, passata alle collezioni del Museo, sarà distrutta durante i bombardamenti dell’ultimo conflitto mondiale.
Luglio
Spotorno (Savona), Mostra Bagutta, collettiva.
Ottobre
Savona, 5° Mostra Sindacale, collettiva. L’artista faentino è presente come scultore, assieme ad Agenore Fabbri, Mario Raimondi e Zanini.“(…) Guerrino Tramonti ci presenta una “Niobe” che forse è il pezzo migliore dei suoi esposti. C’è in essa un senso di disperato, incontenibile dolore, che appare dalla lieve apertura della bocca, troppo chiusa perché possa uscirne un grido profondo, ma teso invece nell’abbandono ormai di ogni volontà reattiva, che appare negli occhi smagati e fissi, mentre i cadenti capelli paiono accompagnare questo senso di dolore ormai vinto. Notevole ancora del Tramonti “L’Annunciazione”, nella quale però dobbiamo notare una certa freddezza di movimenti, specialmente nella figura della Vergine: d’altra parte la composizione rivela buon senso costruttivo e armonia complessiva di linee. C’è piaciuto invece di più la terracotta dell'Attesa”, che rappresenta un busto nudo di giovinetta: un senso di fragilità all'attaccatura e nella modellatura esile delle spalle, un senso di tremore pudico e pure nel tempo stesso sensualmente ardito. Mi pare che Tramonti abbia rivelato qui buone possibilità artistiche, che siamo certi saprà meglio sfruttare, quando una maggiore pratica della materia gli consentirà una più precisa realizzazione dei propri fantasmi artistici”. Cfr. RAIMONDI, Piero, Gli scultori alla 5° Mostra Sindacale, in: «Lavoro», Savona, 2 novembre 1938.
1939
Giugno
Faenza, Ex Convento di S. Maglorio, 2° Concorso Nazionale della ceramica (dal 25 giugno al 15 luglio). L’artista partecipa al concorso “a soggetto libero”, riservato ai giovani ceramisti. Il gruppo scultoreo “Gli amanti” di Guerrino Tramonti è segnalato tra le opere non premiate meritevoli di singolare menzione. Il “Premio Faenza” è assegnato a Pietro Melandri.
Faenza, Ex Convento di S. Maglorio, 7° Mostra Interprovinciale Faenza D’Arte Faenza (dal 25 giugno al 9 luglio), mostra collettiva organizzata dal Sindacato Interprovinciale Fascista Belle Arti Emilia-Romagna, Sezioni di Ravenna-Forlì-Ferrara. Angelo Biancini, Ettore Bocchini, Roberto Sella, Luigi Servolini e Cafiero Tutti allestiscono 248 opere di pittura, scultura, disegno e decorazione in sette sale del Ex-Convento di San Maglorio. Nella nostra “Vi incontriamo quasi tutti i più bei nomi delle tre province. Ecco Achille Funi trionfatore con due suoi stupendi cartoni per affreschi; ecco Filippo De Pisis con una sua deliziosa natura morta, che con pochi tocchi e con l’evidenza di alcune melagrane ed un fiaschetto ci innalza in un mondo di poesia; ecco Domenico Rambelli che con tre suoi gustosissimi disegni a colori ci conferma il senso vasto e vero e panico della sua arte (…)”. Cfr. CAMPANA, Michele, Fra le 248 opere della Mostra d’arte delle province di Ferrara, Forlì e Ravenna, in: «Corriere Padano», Ferrara, 8 luglio 1939, p. 3. Tra i pittori presenti si trovano anche Giovanni Maioli, Orazio Toschi, Pietro Casadio, Francesco Nonni, Alberto Salietti, Giordano Severi e Luigi Servolini; tra gli scultori spiccano le figure di Angelo Biancini, Giuseppe Tampieri, Elio Morri, Giuseppe Casalini, Ettore Lotti e Gaetano Brighi. Guerrino Tramonti partecipa con cinque opere realizzate in terracotta: “Madonna con bambino”, “Vestale”, “Ritratto di ragazzo”, “Cristo” e “Cantilena”, definite “di un gustoso sapore romantico” con le quali, secondo Camillo Rivalta, l’artista “dà prova della sua genialità e del suo entusiasmo giovanile”. Cfr. RIVALTA, Camillo, Concorsi speciali in margine alla 7° Mostra d’arte, in: IX Settimana Faentina. 25 giugno – 9 luglio 1939-XVII, Faenza, F.lli Lega, 1940, p. 36.
Faenza, Ex Convento di S. Maglorio, Concorsi speciali in margine alla Mostra d’arte. Tramonti partecipa al concorso promosso dall’Accademia di Belle Arti di Ravenna, per la realizzazione di un busto in terracotta intitolato al “Conte Vittorio Guaccimanni”.
1940
Aprile
A. Albonetti pubblica sul «Meridiano di Roma” una testimonianza, poi riportata sul “Corriere Padano”, dell’incontro con il giovane scultore nello studio di Faenza: “Nello studio di Tramonti a Faenza intere famiglie di teste, di figure, di corpi mutilati si affacciano ai miei occhi in attesa di una amicizia. (…) Tramonti mi guarda fermo seguendomi con occhio sornione: una grande distanza mi separa dal suo mondo da favola, ma presto la distanza si riempie di parole attese che commentano e individuano con passione gli eroi impassibili e freschi della sua fantasia, che prendono vita all’appello, venendomi davanti con tutta l’innocenza degli occhi di gesso o la bocca di terracotta. Caso per caso ogni volto si muove, guarda respira parla dentro la carezza della mano dello scultore che liscia le gote, pettina i capelli, appiana i drappi sul seno alle giovinette scoperte. (…) Certe sue frasi sono immagini delle sue sculture e certe sculture sono immagini della sua persona con i gesti caratteristici, gli atteggiamenti lo sguardo, quasi le parole. (…) un’aria curiosa si muove e colora le sculture ipnotizzate dall’artista, tutto si presta attraverso le parole, al suo gioco di ipnotizzatore magico che passa con la cresta attraverso la realtà di un mondo, e a cavallo della fantasia, crea il fantasma lirico ed eterno dei suoi soggetti di giovani e vecchi, donne e bambini, personaggi senza storia, vivi solo attraverso un ermetismo plastico originale lucido puro quasi mitico. È certo che ogni lavoro, uscito dal tempo, è vivo con una verginità di anima e di materia, e figlio dei sogni dello scultore in linea esatta e precisa di fantasia solare. Per questo forse ogni ritratto, visto come comprensione di amichevole sincerità, ha un candore una fiducia una novità una freschezza una confidenza un’emozione che non si possono dimenticare. Volti di atleti, di guerrieri, ritratti virili, e marcati sembianti di pastori caduti in meraviglia, visi di giovinette stupite, sognanti o melanconiche, tutto è nato e pensato e fatto con mano semplice e sicura guidata da un’ispirazione interiore operante in perfetta lucidità spirituale. Un fuoco bianco è nell’aria: Tramonti lo respira e lo vive chiuso ormai in una vocazione personale sicura. Oggi a venticinque anni egli non somiglia più a nessuno. (…) Un clima mediterraneo solare protegge le sue creazioni da lui difese con tutta la sua anima, un’aria serena di fede copre le sue figurazioni da lui pensate con sincerità ideale di gioia e di festa: questo giovane artista, libero in una libertà intellettuale, riconduce a trovare la linea di sangue della nostra maggior pienezza artistica in certi purismi scultorei, chiari e lucidi di un lirismo nuovo, limpido. (…) Così piace, e certi visi attoniti di giovani acerbi che guardano con gli occhi di pietra, non si dimenticano e certe bocche sommesse di gesso che parlano serene non si scordano, perché sono i volti vivi dei nostri fantasmi segreti, i volti delle persone del nostro mondo chimerico che ci guardano e ci parlano per dirci oggi con innocenza le parole magiche di eterna poesia, le parole millenarie della nostra arte. (…) Le sue modellature intelligenti restano fermate di originalità, perché nessuna gli è nata da un’immaginazione convenzionale. Tutto di lui riposa dentro un clima classico, “sul filo della latinità” anche se l’impulso rinnova spesso un modo d’intendere il ritmo. Ogni scultura resta sempre l’ultima esperienza della sua vita, della sua arte, libera da ogni equivoco di forme e di gusto. Tramonti oggi è questo: e certe sue sculture migliori sono già all’avanguardia del tempo e vive, vive sulla ninfa della più bella fantasia della nostra solarità artistica”. Cfr. ALBONETTI, A., Incontro con Guerrino Tramonti, «Meridiano di Roma», Roma, 7 aprile 1940.
Ottobre
Ravenna, Casa del Mutilato. Tramonti espone i due “artistici bronzi” raffiguranti “Il Sovrano e il Duce”, le stesse opere che saranno allestite all’interno del Palazzo degli Uffici di Faenza. Cfr. Il Sovrano e il Duce, in: «Corriere Padano», Ferrara, 23 ottobre 1940, p. 5.
Dicembre
Faenza, Torre del Palazzo degli Uffici, 8 dicembre 1940. Il “Busto di Alfredo Oriani” realizzato dallo scultore Tramonti è inaugurato e collocato in una nicchia sotto la Torre del Palazzo degli Uffici intitolata al Precursore (2100) Alfredo Oriani. All’interno del Palazzo, nella sala delle udienze della R. Pretura, sono allestite diverse opere d’arte di Tramonti, Rambelli e Casadio: “Fra le belle sculture raffiguranti il Re Imperatore e il Duce, opere del Tramonti, a dominare la sacramentale leggenda “la legge è uguale per tutti”, eseguita con lettere in ceramica, è stato posto un bellissimo crocifisso, opera del ceramista Emilio Casadio”. Cfr. Il nuovo Palazzo degli Uffici che Donna Rachele inaugurerà a Faenza, in: «Il Resto del Carlino», Bologna, 4 dicembre 1940, p. 4. La scultura susciterà numerose polemiche. In un articolo pubblicato sul «Corriere Padano”, Aglauco Casadio afferma: “(…) Si parla tuttora, con un fervore insolito per gli ambienti intellettuali di provincia, del busto ad Oriani che Tramonti ha scolpito per il Palazzo dello Stato, in Faenza: Ho ascoltato molti di “quelli che capiscono” dire e ridire che non assomiglia. Niente di più, niente di meno: non assomiglia! Ed ecco che se l’artista avesse fatto il ritratto dei lineamenti del Precursore, copiandoli (dico copiandoli) dalle fotografie, tutti sarebbero stati unanimi ad estasiarsi (…). Bisogna anzitutto pensare che il Tramonti ha dovuto seguire un ordine armonico con il posto assegnato all’erma. E così molti elementi della figura dell’Oriani hanno dovuto subire un processo interpretativo, duttile a necessità decorative. La barba del Pensatore. Ecco il guaio per “quelli che capiscono”. Caspita! Oriani aveva una barba ampia, fluttuante al vento come i suoi pensieri oltre umani. E Tramonti gli ha fatto una barba dura come ai preti assiri. (…) I difetti di questa scultura sono invece degli altri, e Tramonti stesso ce li spiega: se egli avesse avuto una libertà di movimenti nella sua opera avrebbe indubbiamente fatto una cosa del tutto scompagna e di molto più grande valore artistico. Prova sia il ritratto di Oriani, di proprietà del dott. Lino Celotti, tutto pervaso da un tormento interno, tutto proteso nella conquista della sua luce, dagli occhi pieni di rivolta ideale, mentre gli leggi, scritta nella fronte, la profezia politica che oggi sta per dare il frutto supremo. (…)”. Cfr. CASADIO, Aglauco, Guerrino Tramonti scultore del tempo, in: «Corriere Padano», Ferrara, 14 marzo 1941, p. 4.
1941
Tramonti continua il suo lavoro di scultore, sfornando numerose opere in terracotta: “(…) Nei volti dei suoi protagonisti è uno stupore commosso, quasi che i loro occhi fossero urtati da un mondo nuovo, tutto invaso da girandole multicolori, in una notte intensa come un lago sotterraneo. Ecco “Cantilena”: viso soffuso dalla visione di un orizzonte senza scosse, ecco “La Vestale”, acquistato recentemente dalla Galleria d’Arte Moderna di Faenza, ruvida nei tratti, dove il velo concorre, in una rigidezza di alleanze, ad isolare lo sguardo contro un punto lontano, che niente può essere se non la presenza sicura della divinità. Poi “San Giovannino”, “Cristo”, “La Madonna col Bambino”, dove le linee purissime, ritrovato l’accento vergine della primitiva violenza, sono inebriate da un misticismo rude, sacro come le leggende che ne regolano il ritmo. (…) Gli ultimi lavori di Guerrino Tramonti sono un ritratto di Costanzo Ciano ed uno di Michele Campana, che dimostrano le qualità fortissime del giovane romagnolo. (…)”. Cfr. CASADIO, Aglauco, Guerrino Tramonti scultore del tempo, in: «Corriere Padano», Ferrara, 14 marzo 1941, p. 4.
Giugno
Faenza, Dopolavoro Montuschi della Casa Littoria, Ventuno artisti faentini (dal 29 giugno). La mostra collettiva, inaugurata in occasione del 3° Concorso nazionale della ceramica di Faenza, è organizzata dal pittore Roberto Sella. Nelle quattro sale della Casa Littoria sono esposte 109 opere di pittura, scultura in bianco e nero. Tra i partecipanti si trovano le pittrici Boschi, Savoia, Patriossi, Graziani e Minghetti, i pittori Nonni, Morini, Sella, Melandri, Castellini, Bucci, Albonetti, Campi, Novelli, Ortolani, Ossani, Sintoni e gli scultori Fenati, Matteucci, Tampieri, Tramonti e Zauli. Cfr. La solenne inaugurazione odierna del 3° Concorso nazionale delle ceramiche, in: «Corriere Padano», Ferrara, 29 giugno 1941, p. 5. In una recensione della mostra, un giornalista afferma: “(…) Il trionfatore della mostra è, senza dubbio, Guerrino Tramonti, lo scultore tanto discusso e per ciò tanto originale. Egli presenta otto sue opere, alcune delle quali erano già conosciute. Ma è interessante vederlo insieme, per comprendere meglio il carattere di questo singolare artista, che partendo da una base indubbiamente classica, sa ottenere espressioni e forme nuove, in armonia con i tempi nostri. In un ritratto in cera del giornalista Michele Campana testimonia con quanta precisione sappia modellare e quanto spirito sappia trasfondere nel suo lavoro pur curando in modo sorprendente la somiglianza. Ricorderemo una deliziosa testa di bimba che canta, un Cristo di grande potenza, una donna in contemplazione e poi due statuette deliziose, raffiguranti una Madonnina e un Orfeo che canta estasiandosi; ed infine una originalissima ceramica decorativa. (…)”. Cfr. I ventuno artisti faentini alla mostra della Casa Littoria, in: «Corriere Padano», Ferrara, 4 luglio 1941, p. 2. La realizzazione del ritratto di Michele Campana, mentre in giornalista vanga la terra nel suo orto faentino, è testimoniata da Luigi Pasquini: “(…) M’avevano detto che c’era lo scultore Guerrino Tramonti intento a fargli il ritratto. Volevo vederli all’opera. (…) Per ogni opera che intraprende a scolpire lo spirito di Tramonti si trasforma e si adegua. Lavora di pensiero per mesi e mesi prima di por mano alla stecca. Il soggetto quindi può benissimo camminare su e giù per lo studio ed anche andare al cinematografo se ne ha voglia quando ha deciso di convertirlo in solida materia. La vita, il pensiero, l’anima del soggetto li ha in sé. (…) Sotto l’albero Campana vanga ancora (…)”. Cfr. PASQUINI, Luigi, Tramonti scultore dell’aurora, in: «Il lavoro fascista», Roma, 10 giugno 1941.
Ottobre
Forlì, Salone d’Arte del Dopolavoro Provinciale, Mostra di Artisti Romagnoli (da ottobre a novembre). Nella collettiva, organizzata da Luigi Servolini e dai Sindacati Provinciali Belle Arti di Forlì e Ravenna, Guerrino Tramonti presenta una terracotta intitolata “Ritratto femminile”, che secondo Aglauco Casadio è il “pezzo migliore” della mostra. Cfr. CASADIO, Aglauco, Una mostra di artisti di Romagna, in: «Meridiano di Roma», Roma, a. VI, n. 48, 30 novembre 1941, p. V. In un articolo pubblicato nella rivista «Domus», Luigi Servolini afferma: “Sull’arte di Guerrino Tramonti è stato scritto già molto. (…) Voglio ignorare, ripeto, quello che la critica di ogni tendenza ha scritto di Tramonti, di questo geniale autodidatta, miracolosamente fattosi scultore dopo avere appresa la tecnica della ceramica all'istituto della sua città di Faenza. Non so, per tal modo, se la critica abbia messo nel dovuto rilievo quello che secondo me, giova dirlo subito, è il requisito più originale, il timbro caratteristico insomma dell’espressione artistica del giovane scultore, voglio dire quel senso solenne, eroico, della sua opera plastica. (…) Che conosca alla perfezione il mestiere nessuno può metterlo in dubbio. Senso volumetrico, ampiezza di concezione e di taglio, maestria di modellato si ritrovano in tutte le sue opere, specie in quelle che potremmo chiamare formative della sua vigorosa personalità: dai ritratti del Re e del Duce, efficacissimi ed arditi nella sintesi ma ancora preoccupati nella resa naturalistica, all’espressivo busto di Oriani, saldamente modellato, la cui barba denota tuttavia certo tormento formalistico, alla testa di Costanzo Ciano, la cui granitica impositura non evita, nondimeno, la ricerca stilizzatrice. L’arte del Tramonti, si capisce, non è volta in questa direttiva. Può darsi che il mio parere sia in antitesi con molti dei giudizi critici già espressi: ma io mi sono proposto di dire allo scultore faentino il mio schietto pensiero, perché ho troppa stima nella sua arte. Tramonti non è un giovane qualunque. Scrivo di lui con gioia e con convinzione: so che egli fa eccezione tra i giovani scultori d’oggi, tutti incamminati in ben distinti solchi di maestri. Del grande scultore conterraneo Domenico Rambelli, egli ha voluto accogliere soltanto la parola generosa d’incitamento. Tramonti ha saputo intuire da sé una sua strada: ne ha percorsa una buona tappa e la percorrerà tutta sino in fondo. (…) Tramonti è un giovane che, se ha già detto molto, il più ha ancora da dire. Perciò non gli va rimproverata l’altra sua episodica tendenza, che lo porta a certe stilizzazioni morfologiche che talora riecheggiano note forme martiniane. Comunque, non si tratta mai di imitazione, ma di intensa ricerca emotiva ed espressiva, la quale trova sovente accenti nuovi: come nella terracotta “Orfeo”, piena di ritmo e di antiche rimembranze pagane; come nella “Maternità” intera, pervasa di un sapore arcaico casto ed ieratico; come nella “Madonna”, ove un senso di astrazione metafisica e di sereno misticismo investe la resa realistica. Ho parlato così, senza volere, di due “maniere” di Tramonti, indipendentemente dalla rigida cronologia delle sue opere. È giusto, allora, che io dica della terza delle sue tendenze plastiche, la quale, a mio vedere, dà la più felice fisionomia dalla travagliata ed ispirata arte di questo giovane, uno dei pochi e quasi il solo che sia giunto oggi alla più audace e sana modernità, mercè la ripresa spirituale profonda, (…), della nostra grande tradizione classica. La testa di “Vecchio”, modellata con rara bravura, meravigliosamente espressiva e colta negli elementi essenziali, può essere collegata ancora ad un filone impressionistico che non si è in lui del tutto spento; ma il “Cristo” e la “Vestale” ed un interessantissimo gruppo di ritratti virili e muliebri ci conducono in pieno nel vero mondo espressivo di Guerrino Tramonti. Una purezza di linguaggio, una sensibilità così acuta delle forme, una rudezza emotiva ed una semplicità di mezzi che incantano! Qualche testa la assegneremo volentieri al più felice momento della scultura romana; altri efficaci e rozzi ritratti all’arte etrusca più schietta o a certe plastiche di Giovanni Pisano. Guerrino Tramonti sente e si esprime, appunto, con la forza, il candore e l’impeto dei primitivi, dai quali ha derivato quel senso rude di poesia, che distingue la sua opera. Ed è questo il vero “suo” linguaggio, che scaturisce direttamente dalla sua anima candida, che ha riscontro nella sincerità del suo operare. Nulla di magico, di mirabolante nelle sue figure e nei suoi ritratti, il cui atteggiamento polemico deriva appunto dal linguaggio primordiale, aggrèssivo dei primitivi. Molti, troppi hanno oggi bisogno, per darla ad intendere, di studiare il modo più acconcio di scimmiottare gli arcaici e di rimpolpettare brandelli carpiti qua e là: ma il Tramonti procede per naturale impulso e trova, così, la forza eroica delle sue sculture. Opera, ripeto, come sente, in diretto colloquio col proprio mondo interiore. Il senso di stupore, di trasognata realtà che subito avvertiamo nei suoi marmi e nelle sue terrecotte dipendono, appunto, dalla realizzazione immediata e istintiva. Ed è qui la sua grande forza, quella che rende facile la previsione del suo “caso” e che mi fa lieto di avere additato oggi, in Guerrino Tramonti, una promessa certa della nuova scultura italiana”. Cfr. SERVOLINI, Luigi, Uno scultore. Guerrino Tramonti, in: «Domus», Milano, a. XIX, n. 163, luglio 1941, pp. 40-41.
Settembre
Tramonti inizia la sua attività critica che lo porterà, come a tanti suoi colleghi pittori e scultori, a collaborare saltuariamente con diversi giornali nella recensione di mostre e nella presentazione di artisti. Il primo articolo, in cui prende in esame il Concorso Nazionale della Ceramica di Faenza, è pubblicato sulla rivista milanese «Domus». “La terza edizione della grande manifestazione ceramica, che giustamente avviene nella città che nei secoli diede tanto lustro a questa italianissima arte, anche quest’anno appare in posizione di ascesa rispetto alle precedenti, sebbene si debba notare l’assenza di alcuni dei ceramisti più quotati come Porsen, Cantagalli, Morelli oltre che di quasi tutti gli albisolesi. Ciò ci fa pensare a qualche regola che bisogna assolutamente modificare, perché in un prossimo anno questa manifestazione abbia più affluenza di partecipanti e riesca meglio per qualità di opere. I temi sono nove. Al tema “La madre del Legionario”, statua a tutto rilievo di grandezza naturale, tre sono i concorrenti: nessuno però ha saputo concepire la statua nel suo commovente significato denso di tanti significati morali ed eroici. Quelli di Corvi-Casadio, Guarnieri-Marabotti sono di un verismo crudo, freddo, troppo illustrativo; quella di Bianchini-Trerè artisticamente è la più riuscita pur mancando anch’essa di quella espressività che il tema proponeva. Nel tema: “Servizio da tavola per 12 persone”, quattro sono i concorrenti: Bucci, Mazzotti, Trerè e Bontempo. Il Bucci ci conferma ancora una volta la sua perfezione tecnica; il suo servizio bianco e pennellate in verde è il migliore. Un poco di meraviglia ci fa il Mazzotti, uno dei primi in Italia ad applicare il futurismo alla ceramica. Si presenta con un servizio ad imitazione “Savona”, che oggi non risponde più alle nostre esigenze di gusto e di ambiente. Quelli di Trerè e di Bontempo sono di un sapore un po’ troppo vecchio e rustico. Nel tema: “Centro da tavola”, il ceramista Angelo Ungania, presenta un grande piatto a “craquelè” molto indovinato e moderno, con varie specie di frutta a tutto tondo, riflessate e perfette come tecnica. Molto indovinato è pure il gruppetto del Piombanti che rappresenta capricciosi puttini che giocano, concepiti con gustosa originalità. Nello svolgimento del tema: “Vaso”, è presente il maestro della ceramica italiana Pietro Melandri. I suoi due vasi sono belli ed originali specialmente quello bianco con conchiglie a rilievo dorato, che si distacca nettamente dagli altri come finezza di gusto e senso artistico. Ceramista completo, perché a nessuno ricorre, tutto fa da solo, ha un suo stile, una sua tecnica originale, inconfondibile, inarrivabile. Un suo oggetto anche di scultura è sempre pieno di armonia e soprattutto di una poesia calda che sembra donata dalla natura. È l’unico fra tanti che faccia della vera ceramica ed è quindi giusto che anche quest’anno l’opera sua sia stata valutata e posta nella luce che merita. Angelo Ungania, Antonio Gordini, Emilio Casadio, sembra abbiano preso passione ad imitare cose antiche, specialmente metalli che paiono di scavo, deviando così da ciò che dovrebbe essere ceramica. Il Gordini è sforzato, ha cercato di creare due vasi a riflesso metallico di pretese, che invece è caduto su vecchi e assai sfruttati motivi; anche nelle forme non si fa vedere nulla di nuovo. Ungania ha tre vasi pure a riflesso che si assomigliano troppo fra loro come pattina, mentre come forma sono abbastanza nuovi. La sua borraccia si fa notare per i toni caldi e per il motivo abbastanza nuovo. Una cosa vorremmo consigliare al giovane Ungania: non cerchi di imitare il tono dei metalli, ma guardi di fare della ceramica; le qualità non gli mancano e ne fanno fede le altre opere presentate alla mostra, le quali, sono veramente degne di lode. I tre vasi del Casadio, in quanto a patina e tecnica, assomigliano molto a quelli dello Ungania e non sappiamo chi dei due, anzi dei tre, perché anche quelli del Gordini sembrano della stessa famiglia, sia l’imitatore l’uno degli altri. Anselmo Bucci si presenta con tre vasi in grès che confermano le doti di bravo tecnico; egli è uno dei pochi che si distacca dalla massa mantenendo una linea decorativa sua propria. Al tema del “Piatto” partecipano Ungania, Bevilacqua, Casadio, Gordini, Petraroli, tutti con opere di mediocre importanza. Nella “Plastica ornamentale” ci piace ricordare per primo Bruno Baratti con due piastrelle fra le tante esposte: “Le quattro stagioni”, La Primavera”, dove si rivela buon dipintore maiolicaro per finezza di toni e gusto artistico. L’Ungania ha diverse piastrelle che rappresentano fiori, paesaggi e nature morte di buona fattura e nuove come tecnica. Le madonne francamente non ci piacciono, perché di modellatura troppo comune; le statuette invece sono belle, specie negli smalti. Emilio Casadio ha due bassorilievi riflessati uno dei quali la “Scena biblica” è cosa originale come composizione e come modellazione. L’altro è troppo puerile come concezione, così pure il caminetto che è di gusto orribile. Il Piombanti si riconosce fra tutti per l’originalità ed il senso caricaturale della sua statuetta; il Gordini ha una madonna, modellata dal Matteucci, che si ricollega alla nostra tradizione pur guidata da un certo spirito di modernità. Pacetti sopravanza tutti nel tema “Servizio da piccola colazione”. L’8° tema “La tazza da Sarto” [Parto] è originale. Riesuma una vecchia tradizione italianissima come già il noto critico e artista Luigi Servolini ha illustrato in numerosi suoi scritti. L’esito però non è stato soddisfacente sia per l’esiguità dei concorrenti sia per la poca genialità delle opere presentate. Nello svolgimento dell’ultimo tema, riservato ai giovani di non più di ventisei anni, si fanno notare il Belletti ed il Vascelli: il primo con un trittico a bassorilievo assai originale; il secondo con un bellissimo pesce a riflessi. La mostra dei fuori concorso è molto numerosa di pezzi e di concorrenti e da questo bisogna forse pensare che i ceramisti non amino il tema obbligato, bensì desiderino essere liberi di scapricciarsi a loro agio: Melandri, Ungania e Gatti sono i migliori esponenti. Il primo ha una serie di pezzi meravigliosi come forma, toni e modellatura; particolarmente si distingue una piastrella dipinta e riflessata con un melanconico Orfeo, molto nuovo come composizione e con un vaso sempre a riflessi in nero con fiori dorati. Ungania espone certe statuette con smalti preziosi e una decina di cammei fra i quali alcuni bellissimi. Gatti rispetto agli altri anni si presenta con un complesso di opere notevoli: il gruppo “Le Tre Grazie”, il vaso in bruno e la “Venere” sono pezzi di molto carattere. Casadio, Zama, Gordini, La Zima non ci fanno vedere nulla di nuovo rispetto gli anni precedenti. La Ginori e la Laveno sono sempre riconoscibili per la finezza e la perfezione tecnica delle loro opere. La Scuola di Civita Castellana, la R. Scuola di Parma, l’Istituto di Venezia e la R. Scuola industriale di Bologna hanno opere che fanno loro poco onore. Le ceramiche di Rodi si mantengono sulla tradizione. Anche quest’anno il primato tocca ai ceramisti di Faenza col gruppo Melandri, Ungania, Bucci, Gatti, Belletti, Trerè, Gordini, Casadio e Zama. Bisogna però che tutti i ceramisti italiani, fatta eccezione per pochissimi, cerchino di capire che oggi (…), anche l’arte del fuoco, come tutte le altre, ha bisogno di essere rinnovata ed adeguata al nostro tempo. Evoluzione, rinnovamento, queste sono le mete che i ceramisti italiani dovrebbero da oggi imporsi. Cfr. TRAMONTI, Guerrino, Rassegna del 3° Concorso Nazionale della Ceramica d’Arte a Faenza, in: «Domus», Milano, a. XIX, n. 165, settembre 1941, pp. 28-30.
1943
Gennaio
Forlì, Salone d’Arte del Dopolavoro Provinciale, Mostra di artisti romagnoli e lombardi (da gennaio a febbraio). La mostra collettiva, che vede a confronto una selezione di artisti lombardi (Mancini, Sala, Micheli, Paggiola ed altri) e romagnoli (Nonni, Margotti, Sella, Golfieri, Pasquini ed altri) è curata da Sante Ghelfi. Tramonti presenta due sculture in bronzo: “Testa” (conosciuta anche col titolo “Cantilena”), che ritrae un volto di giovane donna, e “Michele Campana”, vale a dire il ritratto del noto giornalista faentino. Nella presentazione del catalogo, Cesare G. Marchesini afferma: “piene di sostanza sono le sculture del Tramonti”. Cfr. MARCHESINI, Cesare G., Catalogo della mostra di artisti romagnoli e lombardi, catalogo della mostra, Forlì, Salone d’Arte del Dopolavoro Provinciale, 1943. Forlì, Stabilimento Tipografico Valbonesi, 1943, p. 14.
Febbraio
Faenza, Ex-convento di San Maglorio, Studio Morini e Tramonti, allestimento di uno studio temporaneo. Un giornalista del “Corriere Padano” ci ha lasciato la testimonianza della visita: “La saletta d’ingrèsso alla Mostra della Settimana Faentina nell’antico convento di San Maglorio è stata temporaneamente concessa in uso dal Municipio al pittore Alfredo Morini ed allo scultore Guerrino Tramonti. I due artisti hanno, con prontezza e genialità, trasformato in “Studio” originale e significativo quella luminosa stanza (…). Ci siamo recati a visitare proprio nell’ora in cui li sapevamo impegnati in una suggestiva creazione: un nudo di donna. La modella è là in fondo sopra un vecchio divano. (…) Il pittore Alfredo Morini, quasi accanto alla porta d'ingresso, ne ritrae le forme sopra una tela. (…) Lo scultore Guerrino Tramonti è ritto, un poco più addentro alla sala, accanto ad una sua candida statua di donna a grandezza naturale, già modellata nel gesso e quasi ultimata. Guarda anch’egli a lungo la modella e poi si piega sulle ginocchia nervosamente a ritoccare la creta di una figura, appena abbozzata, riproducente a grandezza naturale una giovane che dorme. Plasma, ritocca, aggiunge, corregge, sempre nervosamente per contenere il tormento moderno in una linea di bellezza classica. Ma quanto lavoro hanno già creato qui intorno in poche settimane! Alle pareti figurano alcune delicate “nature morte” del Morini (…). Anche il Tramonti ha costellato le pareti e gli angoli della stanza di sue opere. Vi sono due assi, con una fila di quelle sue caratteristiche ed inconfondibili teste, riprodotte in terracotta; che dicono la felicità nuova di questo artista che ha ormai una sua maniera originale di cogliere forme ed anime. Tra queste teste ecco in primo piano il suo autoritratto (…), forte, sereno, quasi ispirato. Poi c’è anche una statuetta di donna, che ci sembra un gioiello, pieno di grazia e di verità. Tramonti, lasciando ormai dietro le stravaganze di esperimenti d’avanguardia, si sofferma e si consolida sempre di più in una maniera di tipo classico. Un sintomo? Insomma i due artisti lavorano sul serio. Questo è ciò che conta. (…)”. Cfr. Una visita al nuovo studio del pittore Morini e dello scultore Tramonti, in: «Corriere Padano», Ferrara, 2 giugno 1943.
Maggio
Roma, Palazzo delle Esposizioni, 4° Quadriennale di Roma (da maggio a luglio), mostra collettiva curata da Cipriano Efisio Oppo. Nella rassegna sono presenti otto artisti faentini: Domenico Rambelli, Angelo Biancini, Guerrino Tramonti, Franco Gentilini, Francesco Nonni, Ercole Drei, Giovanni Guerrini e Orazio Toschi. Tramonti espone al piano superiore del palazzo (sala XLI), nella sezione “Scultura”, assieme a Lulla, Guzzi, Girelli, Biancini, Ferrini, Messina, Peccini, Morbiducci, Drei, Guerrisi, Ruggeri, Martinez ed altri. La scultura in gesso proposta dal giovane scultore è “(…) una di quelle teste così suggestive, che si impongono subito all’attenzione per originalità e per profondità, di concetti e di segni. Tale testa porta per titolo: “La Ballerina” (…). Aggiungiamo che essa è stata notata da molti critici che non hanno mancato di metterne in evidenza l'originalità e la bellezza. (…)”. Cfr. Otto artisti faentini alla Quadriennale di Roma, in: «Corriere Padano», Ferrara, 18 giugno 1943, p. 2.
1944
Tra il 1944 e il 1947, Tramonti si trasferisce a Venezia assieme all’amico scultore e ceramista Domenico Matteucci; nella città lagunare frequenta lo studio di De Pisis. Come testimonianza dell’amicizia tra i due pittori resta il ritratto di Guerrino eseguito dal ferrarese nel 1944. Questi anni sono definiti dall’artista come “periodo veneziano”, in cui Tramonti si trova “a contatto con pittori di grande rilievo come Felice Carena e Filippo De Pisis. Segno di questo periodo sono gli stessi ritratti dell’artista eseguiti da Filippo De Pisis, Zoran Music, Bruno Saetti, Bernardino Palazzi. (…). Cfr. BOJANI, Gian Carlo, Guerrino Tramonti, in occasione di una antologica, in: «La Faenza», cit., p. 136.
1946
Novembre
Tramonti scrive un articolo per recensire la mostra del pittore brisighellese Giuseppe Ugonia, tenutasi presso la sede degli “Amici dell’Arte” di Faenza: “Su questo artista che ben poco io conobbi in vita, non farò un discorso retorico-biografico come di solito si usa fare, ma parlerò della sua opera brevemente, tenendo conto di quello che ho visto della sua attività, che è stata all’infuori da ogni sfera opportunistica e che solo rispondeva alle esigenze del suo gusto e del suo fine e sensibile temperamento. Era un artista, un piccolo maestro sincero come oggi difficilmente si può incontrare. E si è rivelato evidente nelle sue opere che sono un richiamo, un colloquio amoroso con la natura che lo circonda e che lo affascina. L’arte di Ugonia non sta racchiusa in cerebralismi e nei tanti “ismi” di moda oggi come al tempo della sua formazione, e non è la sua opera tesa ad arrivismi e non c’è compromesso. L’Ugonia si accontenta di quello che il suo istinto gli suggerisce, di quello che i suoi occhi sognatori vedono nello specchio del suo amore per la natura. È un onesto e a questa parola poche di qualche senso ne possono seguire per definire il suo operato. Nelle diverse litografie esposte in questa mostra agli “Amici dell’Arte”, molte conosciute, molte nuove per me, predomina di tutte, una fine personalità tesa, che incidentalmente qualche volta si avvicina ad un gusto giapponese. Ho detto incidentalmente perché ripeto sono convinto e credo nella sincerità “assoluta” dell’autore. Il suo segno, i toni tenui, soffusi nei colori sensibili, amorosi, ci portano in un mondo sognato ed anche sofferto, pieno di malinconia, velato qualche volta di tristezza. C’è un canto nei suoi paesaggi, un amore che è un devoto omaggio alla natura, un colloquio con la “sua” compagna ed amica. Tutti i paesaggi, le opere migliori di questa mostra, quelle più espressive che interpretano ogni stagione ogni ora del giorno e della notte della “sua” Brisighella sono compresi, penetrati, capiti, sentiti in un clima poetico suo, che la sua mano ha esaltati per il tempo, e nel tempo rimarranno documenti di una realtà trasognata e fiabesca piena di un vero soffio d’arte, di un linguaggio semplice e puro. Ugonia è un onesto, ripeto, romantico, sentimentale, mistico solo di fronte alla natura, alla bellezza di un secolare cipresso melanconico e stanco nel tempo, di un monte brullo, di un pesco fiorito, di una casa indorata dal sole, della tristezza desolante di un paesaggio coperto dalla neve. La natura sola è per lui una ispiratrice, sola gli muove e gli fa cantare le colorate matite sulla pietra il suo personale semplice poetico canto. È un artista Ugonia e tutti i giovani credo – rispettosi davanti alla sua opera ed alla sua memoria – qualcosa hanno da cogliere e da imparare: l’onestà, l’amore, la fede nell’arte”. Cfr. TRAMONTI, Guerrino, Omaggio a Ugonia, in: «Bandiera Rossa», Faenza, 9 novembre 1946.
1947
Agosto
Ravenna, Guerrino Tramonti. Pittura, mostra personale. Come afferma Angelo Morelli, mentre delinea un profilo d’artista”, Tramonti continua a dedicarsi alla pittura “(…) con passione, dimostrando sensibilità, serietà d’intenti, probità (…)”. Cfr. MORELLI, Angelo, Guerrino Tramonti, in: «Bandiera Rossa», Faenza, 2 agosto 1947.
Dicembre
Faenza, Istituto “A. Oriani”, Mostra dei maestri faentini contemporanei, collettiva. Nella mostra sono esposte 54 opere degli artisti faentini Bucci, Casadio, Dal Monte, Gatti, Gentilini, Giacometti, Golfieri, Liverani, Matteucci, Monti, Neri, Orsini, Ortolani, Italia Patriossi, M. Grazia Pozzi, Romagnoli e Tramonti.
1948
L’artista si trasferisce per un periodo a Vado Ligure e ad Albisola per ritornare alla sua attività di ceramista, mentre continua ad esporre le sue pitture in diverse mostre personali.
Maggio
Ravenna, Casa Oriani, Guerrino Tramonti. Mostra di Pittura (dal 22 al 28 maggio). Nella personale sono esposte una trentina di “belle e vibranti opere del pittore e scultore faentino”. “Pittura di uno stile essenziale e deciso, aliena di pentimenti come priva di tristezza, che sgorga da una corrente indubbiamente sana. (…) Le ben impostate e potenti strutture indicano vaste possibilità e una sensibilità ora per ora affinata (…). Negli astrusi paesaggi invece, la sua pittura non si avvale di altrui esperienze come ingiustamente si vorrebbe rimproverare di risentire troppo direttamente di esterne non certo lusinghiere influenze, poiché ovviamente, non è Tramonti che depisizza, ma De Pisis che sta … tramontizzando… Nulla quindi di ciò, seppure il suo spirito eminentemente eclettico (…), sembra risentire di un gusto decorativamente superficiale. Ad ogni modo Guerrino Tramonti, qui dignitosamente rappresentato dall’altezza del suo Ideale, privo di pecche tali da infirmarne e la potente espressività e le davvero magistrali risorse, appare in questa mostra più positivo nella concezione, più profondo nello studio e assai più rigoroso nella sintassi”. Cfr. MAGNAVACCHI, Walter, Pittura di Tramonti a Ravenna, in: «Bandiera Rossa», supplemento dell’«Eco di Romagna», Faenza, 22 maggio 1948, p. 4.
Luglio
Faenza, Galleria di Corso Matteotti, Pittura di Tramonti, personale (da luglio a settembre). Attraverso la mostra, Tramonti fa conoscere al pubblico della sua città la sfaccettatura meno nota della sua personalità artistica, vale a dire quella di pittore. Nella mostra sono esposte una serie di “nature morte marine”. In una recensione pubblicata sul “Giornale dell’Emilia” si legge: “(…) Ceramista prima, scultore poi, da pochi anni soltanto ha preso a dipingere. Non occorrono molte cognizioni su De Pisis per convincersi che Tramonti ha subito e subisce tuttora (…) il fascino del notissimo pittore ferrarese. Non per nulla ha soggiornato anni fa a Venezia e frequentato lo studio di De Pisis. Sta di fatto che, ora, assimilatore abile, ne segue, suggestionato (…), la maniera. Con quel colore (che soprattutto colore) efflorescente, di toni grigi, ora incupiti, ora smorzati e accesi. Quello che fu definito il mistero orfico delle nature morte marine di De Pisis è ripreso con approssimazione ma con disinvolta e fresca pennellata, francamente ci piace riconoscere. Vedete tra i pezzi che si possono classificare “di punta”, lembi di spiaggia desolata, orli di mare, cieli chiazzati, spiaggia sulla quale, per dirla col Brandi, come muti avanzi di naufragio, sono conchiglie, frutta, ostriche e altri minuscoli personaggi. (…)”. Cfr. Mostra di Tramonti, in: «Giornale dell’Emilia», Bologna, 8 luglio 1948, p. 2.
Settembre
Ravenna, 4° Esposizione Interregionale d’Arte Contemporanea (dal 5 al 26 settembre). Tramonti partecipa con il dipinto ad olio intitolato “Natura morta”.
1949
Giugno
Faenza, Museo Internazionale delle Ceramiche, 8° Concorso Nazionale della Ceramica (dal 26 giugno al 17 luglio). Tramonti ottiene una segnalazione, “Riconoscendone i valori”, per il “Complesso minimo di cinque opere diverse per forma e decorazione”. Tra i pezzi segnalati si trova la “Fiasca ovoidale” decorata con motivi plastici, smaltata e lustrata in toni marroni, conservata al MIC di Faenza.
Novembre
Milano, Centro Nazionale dell’artigianato e dell’Angelicum, Mostra Nazionale Selettiva dell’artigianato artistico, 10-30 novembre 1949.
1950
Agosto
Vicenza, Fiera, 2° Mostra–Concorso Nazionale di Vicenza (da agosto a settembre). Tramonti vince il 4° Premio (ex aequo con Arnaldo Miniati) al “Concorso Città di Nove”.
Ottobre
Milano, Centro Nazionale dell’Artigianato “Angelicum”, Mostra Premio “Angelicum” per la ceramica, collettiva.
Novembre
New York (U.S.A.), Brooklyn Museum, Italy at Work. Her Renaissance in Design Today. Mostra dell’artigianato moderno e delle arti decorative italiane (dal 22 novembre 1950). Tramonti partecipa alla mostra collettiva itinerante, presentata in dodici musei americani, organizzata dal Governo italiano, dall’ECA e dalla Compagnia Nazionale Artigiana. La mostra è curata da Meyric Rogers, Charles Nagel, Walter Dorwin Teague e Ramy Alexander. Tra gli artisti presenti nella sezione ceramica spiccano i nomi di Afro Basaldella, Angelo Biancini, Luigi Broggini, Antonia Campi, Pietro ed Andrea Cascella, Pietro Consagra, Agenore Fabbri, Lucio Fontana, Guido Gambone, Riccardo Gatti, Franco Gentilini, Irene Kowaliska, Leoncillo, Giuseppe Mazzotti, Fausto Melotti, Gio Ponti ed Aligi Sassu.
1951
Tramonti diventa professore di Plastica presso la Scuola d’Arte di Civita Castellana (Viterbo). “Nel 1951 è insegnante di plastica alla Scuola d’Arte di Civita Castellana, alle porte di Roma. La vicinanza alla capitale gli consente la frequentazione di un cenacolo di artisti, letterati ed intellettuali cui viene introdotto dall’amico Gentilini. Conosce in questo periodo critici quali Libero de Libero e Leonardo Sinisgalli, e poi artisti quali Antonio Scordia, Alberto Burri, Toti Scialoja, Afro e Mirko Basaldella e Giuseppe Ungaretti, il poeta. Il soggiorno romano è breve, sufficiente tuttavia a gettare solide basi per il futuro. (…)”. Cfr. LIPPARINI, Micaela, Profilo biografico, in: Guerrino Tramonti: artista aristocratico, catalogo della mostra, Bologna 1994, a cura di A. Emiliani. Faenza, Circolo degli Artisti, 1994, p. 258. (...) Lui che sapeva come dirigere la formazione nelle scuole, era come padrone delle altrui facoltà, le sapeva orientare al meglio, ne traeva il “licore”, era proprio maestro nell’emersione delle facoltà. A Civita Castellana, a Cagli, a Castelli d’Abruzzo, a Forlì, ne diede gran prova. (...) Gian Carlo Bojani, “Tramonti Guerrino pittura e ceramica” Fano, aprile 2010.
Nello stesso anno, lo scultore inaugura pure il suo studio a Faenza, in via Tolosano n. 10. Tra i suoi collaboratori si trova la giovane decoratrice Clara Casadio. “È forse l’esigenza di contenere la propria irrequietezza e di trovare qualche certezza economica che porta Tramonti ad indirizzare le proprie abilità in un’esperienza imprenditoriale. Ed è così che a Faenza nasce, tra il 1950 e il 1951, la sua prima bottega che, per qualche tempo, viene finanziata dal faentino Lino Celotti. Con l’arte però è difficilissimo concludere affari e dopo quattro o cinque anni Celotti si ritira dall’impresa. È in questo periodo che Tramonti, forse per rinnovate esigenze espressive, ma anche perché sensibile alle necessità produttive della bottega, rallenta la frequentazione della scultura per dedicarsi maggiormente alla pittura e alla decorazione su ceramica, indubbiamente più veloci da eseguirsi. Lo studio di Tramonti, anche se piccolo, assume i caratteri di un luogo di produzione e da quel tempo potrà contare su qualche saltuaria collaborazione e su quella lunghissima di Clara Casadio, durata ventitré anni, fino al 1975. Sarà questa tenace donna a condurre la bottega nei periodi di assenza di Tramonti, imposti dalla sopraggiunta attività di docente. L’attività del laboratorio è sempre più fiorente, tanto da ricevere importanti commesse, quali le targhe per l’INA CASA. Un’insospettata capacità commerciale porterà Tramonti, a metà degli anni Cinquanta, ad avere per qualche tempo un negozio che, posto a Faenza sulla via Emilia, nei pressi di Porta Imolese, costituirà un ottimo punto di vendita della produzione realizzata nella vicina bottega. (…)”. Cfr. MINGOTTI, Alberto, Guerrino Tramonti e la disciplina di un artista irrequieto, in: «La Faenza», bollettino del Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza, a. LXXIX, 1993, n. III-IV, pp. 135-136. Come aveva già fatto con la scultura e con la pittura, anche nel campo della ceramica “(…) Tramonti punterà alto: ai disegni, ai rilievi, ai colori, alle forme dovrà corrispondere una tecnica tirata a grande perfezione, anche nei costi degli innumerevoli scarti, e con l’apporto di abilissimi artigiani particolarmente selezionati dall’artista. Dalle “faenze dipinte e invetriate”, con ricerche sofisticate sull’uso di smalti come sulle invetriature date a spessore, ebbe a scorrere così il decennio degli anni Cinquanta. Sono ceramiche ove si ripresentano quei richiami dell’arcaismo mediato collegati stavolta anche alle semplificazioni compositive di un Pablo Picasso, e in un’ottica di riduzione post-cubista rivolta all’alto “decorativismo” di un Georges Braque. Ma in questa mimesi primitivista dai suddetti maestri, Tramonti ben presto fa confluire l'arcaismo della pittura medievale catalana, da un viaggio epifanico che in quegli anni compiva in Barcellona assieme a Franco Gentilini. Di allora – ad iniziare dal 1953 – è l’ideazione delle prime grandi forme circolari, dove in forme quasi primeve s’innesta al segno cubista specie nelle figure antropomorfe la ieraticità della pittura catalana medievale con l’annullamento di ogni suggestione prospettica e quegli espressionisti tocchi di rosso alle guance, assieme – e qui è una soluzione della tecnica che trasmuta in linguaggio estetico – a quella grossa invetriatura cavillata che fa assumere alla ceramica inedite valenze illusionistiche come figure galleggianti in un acquario, con suggestioni da mosaici bizantini, da vetrate gotiche, da smalti “cloisonnés”. (…)”. Cfr. BOJANI, Gian Carlo, Guerrino Tramonti, in occasione di una antologica, in: «La Faenza», cit., p. 136.
Marzo
Chicago (U.S.A.), Art Institute, Italy at Work. Her Renaissance in Design Today. Mostra dell’artigianato moderno e delle arti decorative italiane (dal 7 marzo), seconda tappa della mostra collettiva itinerante in dodici musei americani.
Giugno
San Francisco, California (U.S.A.), De Young Memorial Museum, Italy at Work. Her Renaissance in Design Today. Mostra dell’artigianato moderno e delle arti decorative italiane (dal 18 giugno), mostra collettiva itinerante in dodici musei americani.
Settembre
Portland, Oregon (U.S.A.), Portland Art Museum, Italy at Work. Her Renaissance in Design Today. Mostra dell’artigianato moderno e delle arti decorative italiane (dal 5 settembre), mostra collettiva itinerante in dodici musei americani.
Novembre
Milano, Centro Nazionale dell’Artigianato “Angelicum”, 3° Mostra Nazionale Selettiva dell’Artigianato Artistico (dal 10 al 30 novembre), mostra collettiva. Tramonti vince il Premio “Angelicum” del Ministero Industria e Commercio. Tra le opere esposte si trovano le sculture “Madonna con Bambino” e “Cavaliere suonando il liuto”.
Minneapolis, Minnesota (U.S.A.), Art Museum, Italy at Work. Her Renaissance in Design Today. Mostra dell’artigianato moderno e delle arti decorative italiane (dal 27 novembre), quinta tappa della mostra collettiva itinerante negli Stati Uniti d’America.
1952
Tramonti conosce la giovane Arpalice Carlotta Babini, che diventerà sua moglie due anni più tardi. L’artista continua ad insegnare presso la Scuola d’Arte di Civita Castellana (Viterbo) e a frequentare l’ambiente artistico romano, come testimonia l’articolo di Luciano Luisi: “Non passano quindici giorni senza che Guerrino Tramonti scenda a Roma. Arriva fragorosamente, annunciandosi con molte telefonate agli amici, affacciandosi nei caffè frequentati dagli artisti, portando i suoi lunghi passi fra via del Babuino e via Margutta. Ve lo spingono ragioni di lavoro, perché in verità non ama i cenacoli e i salotti, e la sua voce roboante, le sue braccia che fendono l’aria per dare più vigore al discorso, e anche la sua chioma lunga e i baffi e il pizzo da cospiratore, celano un uomo quasi timido che ha fretta di lasciare le vie troppo affollate di gente per ritornare nella sua Faenza. Per comprendere questo basta guardarlo negli occhi chiari che sembrano, nella loro dolcezza, spaesati in una così aggressiva cornice. Quello che si vede a Roma è un Tramonti ufficiale, il “professor” Tramonti, che ha finito da poche ore di far lezione a Civita Castellana dove insegna, un uomo chiassoso ma raffinato, che veste di giacche sportive dai colori tenuissimi la sua allampanata figura. Qui viene a fare il punto, a comporre la copertina alla sua storia. Aveva appena sedici anni quando sotto la guida di Franco Gentilini, suo concittadino, Tramonti cominciò a disegnare e a dipingere. Nacque allora il suo amore per il colore, in una città dove non era quasi ammessa altra forma d’arte se non la ceramica. Ma Guerrino è sempre andato contro corrente, senza neppure cedere alla pigra abitudine provinciale della passeggiata vespertina sul corso nella stessa direzione. Anche se quel clima era in parte nei suoi primi dipinti egli tagliava la folla domenicale con la sua scoppiettante motocicletta. Ben presto le tele non gli bastarono più. Quelle sue grandi mani che apre come ali nell’aria, si sentivano legate a muoversi su un piano solo: dovevano stringere, esprimere con foga il sentimento che gli urgeva dentro e così divenne scultore. Lo scultore Tramonti uscì dal dilettantismo e si trovò poco più che ventenne al centro di qualche attenzione critica. I ceramisti locali lo guardavano ancora con diffidenza mentre lui modellava accanitamente avendo in cuore Martini. Cominciò qualche fruttuoso pellegrinaggio fra Milano, Roma e Venezia e i suoi pezzi in bronzo crescevano di numero e in certo senso di fama, avendogli fatto vincere alcuni premi. Ora, ricco di queste esperienze, cominciò a guardare la ceramica con occhi nuovi. Al suo paese, prima o poi, si finisce tutti ceramisti. Vi sono, nel Museo internazionale di Faenza, dei pezzi di ceramica che meriterebbero un posto nella pittura tout court, e vi sono anche, accanto alle più antiche “fàiences” i famosissimi vasi di Picasso. Tramonti ha avuto modo di osservare il percorso di quest’arte attraverso le epoche, e ne ha tratto delle conclusioni che non potevano rimanere astratte. Ed ecco che un giorno i suoi concittadini lo hanno visto con stupore trafficare in una bottega che guarda su un giardino fiorito (…). Guerrino aveva aperto il suo studio di ceramista, ovvero la sua bottega. Un capannone con al centro un forno con un fuoco ardito che prometteva di non spegnersi. Calchi, statue, stracci, foto, cartoni, bicchieri, colori, creta, torni, cavalletti, gremivano lo stanzone dove Guerrino lavorava infaticabilmente. Le forme uscivano dalle sue mani abilissime e subito lo prendeva la smania del colore e del fuoco, degli smalti lucenti che sembravano essere il pregio più raro del piatto o del vaso. Ma quello non era che il frutto del neofita che voleva dimostrare di saper trarre dalla terra cotta le lucentezze dei più consumati artigiani. Più tardi Tramonti si accorse che la ceramica doveva tornare alla terra. Vi dovevano tornare le forme, i disegni, le decorazioni, rifacendosi alla grande lezione arcaica, la più alta, ma soprattutto vi doveva tornare il colore nella sua purezza, nella sua essenzialità. Tramonti si mise con foga su questa via. I suoi vasi ebbero un incanto nuovo sconosciuto, i suoi piatti sembravano scovati in qualche cantina sepolta, tramandati da chissà quante generazioni. Senza saperlo aveva gettato un ponte con le ere più lontane, e in un certo senso creato una mitologia della nostra epoca. Antichissimi e moderni, i suoi piatti, definiti “splendidi” dai critici più esigenti, lasciarono Faenza e cominciarono i loro viaggi trionfali. Guerrino no; lui rimaneva a Faenza, a lavorare alla bottega con un paio di aiutanti, a strombazzare per le vie con la motocicletta, a far risuonare la sua risata travolgente nei crocchi di ceramisti senz’ali. Lui le sue ali le aveva aperte e bene tanto che nel solo ’52 si è visto assegnare il 1. Premio Faenza, il 1. Premio a Pesaro, il 1. all’Angelicum di Milano [1951], il 1. ex-aequo a Messina e il 2. a Vicenza. Ora deve per forza prendere il treno e seguire le sue ceramiche che divenute adulte camminano da sole. Ed ecco a Roma, il “terracottaro” più autentico, che sembra non avere età, come le sue opere, ragazzo forse troppo cresciuto, uomo rimasto all’entusiasmo e all’ingenuità dell’adolescenza. Non sa parlare che di progetti, di futuro, come un giovane che per la prima volta si affaccia alla vita, è sempre sul primo gradino di un’alta scala senza sapere a quale piano sia arrivato. Non importa che Tullio Mazzotti sulla rivista “Ceramica” lo abbia accostato a Picasso e a Rouault fra i pochi allievi di una grande tradizione, non importa che all’estero aspettino i suoi pannelli con le sue madonne e gli angeli, con le ballerine e i clowns, i suoi bassorilievi, le teste, i piatti dai chiari disegni; per lui conta solo quello che deve fare domani. Per questo il suo passo è lungo da far fatica a camminargli accanto e nessun filo bianco macchia la sua chioma leonina. Gli amici tentano inutilmente di fargli perdere il treno di trattenerlo una notte di più in questa Roma che a sera gli sembra più bella (…). Tramonti deve partire perché nel suo capannone alcuni pezzi stanno asciugando o cocendo e una giornata in più potrebbe compromettere l’esito. Qui si sente svuotato, come privo di parola, le sue mani hanno bisogno della terra umida che si assoggetta docilmente ai loro impulsi, il suo cuore del fuoco che da vita ai colori. Deve partire. Fino a che il fuoco arde quelle ceramiche sono cose sue e lui le veglia con ansia perché l’immagine che le aveva plasmata prima dentro di sé si realizzi. Una crepa, una bolla, sono ferite per lui, dolorosissime. Ma quale gioia se i colori rispondono al suo desiderio e il pezzo intatto è quale lo aveva sognato! Per questo anche se arriva a Faenza di notte la prima visita è alla bottega. Cfr. LUISI, Luciano, Guerrino Tramonti, in: «Il Popolo», Roma, 18 giugno 1953.
Febbraio
Houston, Texas (U.S.A.), Museum of Fine Arts, Italy at Work. Her Renaissance in Design Today. Mostra dell’artigianato moderno e delle arti decorative italiane (dal 13 febbraio), sesta tappa della mostra collettiva itinerante in dodici musei americani.
Maggio
St. Louis, Missouri (U.S.A.), City Art Museum, Italy at Work. Her Renaissance in Design Today. Mostra dell’artigianato moderno e delle arti decorative italiane (dal 4 maggio), prosegue la mostra collettiva itinerante negli Stati Uniti di America.
Giugno
Messina, Fiera, Prima mostra della ceramica d’arte italiana (dal 21 giugno al 13 luglio), mostra collettiva. Oltre agli otto concorsi, la rassegna comprende le mostre personali di Fontana, Melotti e Parini, nonché la mostra di opere ceramiche di Picasso. La giuria è composta da Raffaele De Grada, Michele Ballo, Giampiero Giani, Enzo Maganuco, Tullio Mazzotti e Adolfo Romano. Guerrino Tramonti, che vince il “Premio Mortelle” (ex-aequo con Franco Garelli ed Emilio Scanavino), “si distacca da molti per una brocca a riflessi metallici, di forma originale; il manico è costituito da un bel modellato faunetto e di vero pregio sono gli altri oggetti, dalle forme ai disegni con effetti cromatici gustosissimi”. Cfr. Gente di mare alla prima Mostra della Ceramica d’arte italiana, in: «L’Avvisatore Marittimo», Genova, 29 giugno 1952.
Faenza, Museo Internazionale delle Ceramiche, 10° Concorso Nazionale della Ceramica (dal 29 giugno al 13 luglio). Guerrino Tramonti e il pittore Antonio Scordia vincono il “Premio Faenza” al 10° Concorso con il “Vassoio rettangolare con busto di donna” e il “Piatto con testa di donna”. Gli artisti presentano anche il grande pannello policromo “Bagnanti”. La giuria del concorso è composta da Franco Gentilini, Franco Merlini e Gino Frattani, i quali ritengono di scorgere “nella coppia Antonio Scordia-Guerrino Tramonti una definizione stilistica chiaramente raggiunta con semplicità di mezzi suscettibili di maggiori sviluppi e piena padronanza della tecnica ceramica”. Cfr. La 10° Mostra-Concorso Nazionale della Ceramica, in: «La Faenza», bollettino del Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza, a. XXXVIII, 1952, n. IV-V, p. 109. “Antonio Scordia di Roma e Guerrino Tramonti di Faenza i quali in collaborazione hanno realizzato un vassoio e un piatto che arieggiano sconsideratamente alla ceramica picassiana e un grande pannello decorativo, composto da 35 mattonelle, il quale sembra più un cartone per vetrata che un pannello in ceramica. (…)”. Cfr. LUPERINI, Cafiero, Il 10° concorso nazionale di Faenza, in: «La Ceramica», Milano, a. VII, n. 10, ottobre 1952, p. 26.
Agosto
Pesaro, 3° Mostra Nazionale dell’artigianato e della ceramica (dal 3 al 24 agosto), mostra collettiva organizzata dalla Camera di Commercio. Tramonti vince il 1° Premio alla Mostra Nazionale della Ceramica di Pesaro nel concorso a tema sul “Piatto Decorativo”, con il grande “piatto con pesce dorato su fondo azzurro”. Nella rassegna sono presenti, tra gli altri, Leoncillo Leonardi, Riccardo Gatti, Gian Battista Valentini, Agenore Fabbri, Aligi Sassu, Emilio Scanavino e Antonia Campi. La giuria del concorso è composta da Angelo Biancini, Tullio Mazzotti, Giancarlo Polidori e Gino Frattali. Con le opere presentate, Tramonti “conferma la vivacità e l’ingegno di ceramista sensibile e multiforme, sia nelle fogge che nella partitura decorativa e nella concertazione coloristica”. Cfr. POLIDORI, Gian Carlo, La Mostra di Pesaro, in: «La Ceramica», Milano, a. VII, n. 7, luglio 1952, p. 16.
La ceramica di Tramonti è parecchio apprezzata dalla critica, che dedica all’artista numerose recensioni sui giornali nazionali: “A Faenza, la malattia di fare la ceramica è nell’aria, da ormai mille anni, come ad Arras vi è quella di fare gli arazzi o a Burano i pizzi e i merletti: in tutte le case vi è stato, o vi è, qualcuno che è andato a imparare quest’arte famigliare, appena finite le prime scuole, in una fabbrica o in uno studio, alla bottega, come si dice là. In tempi passati vi furono degli artisti che ci rimisero la salute, a forza di studiare gli smalti, nei tentativi di ritrovare le formule esatte con le quali gli antichi maestri componevano, ad esempio, quel rosso di garanza che è la gloria misteriosa dello stile “garofano”, oppure il turchese di certi piatti fondi, che così smagliante com’è nei frammenti di ceramiche egiziane, nessuno è mai riuscito a fare. Un bel momento, per tutto l’800, la ceramica sostituì, a Faenza, la pittura, o meglio, i pittori faentini dipinsero quasi sempre sulla terracotta, ritratti e paesaggi, belli come dei bei Corot, o dei bei Constable, specialmente quelli di Farina e di Minardi due ceramisti che avrebbero dovuto avere un posto nella storia della pittura, importante come quello di un Boldini o un De Nittis; (…). Oggi, i pittori faentini hanno ricominciato a dipingere sulla tela e sui compensati, magari sulla faesite, proprio come dei bravi Rouault, o dei bravi Orozco, tuttavia quasi tutti sono passati dalle botteghe, o vi hanno fatto le ossa, compreso Franco Gentilini, che di essi è di gran lunga il più illustre, poi se ne sono andati e di ceramisti che contino qualche cosa ve ne sono quattro o cinque in tutto – Gatti, Matteucci, Melandri, Morelli, specialmente – che in tutte le altre fabbriche si attende ad una produzione commerciale di serie, che rifà in parte, e male, imitazioni da mandare all’estero, di stili che furono famosi, come quel “garofano” che dicevamo, o il “pavone”. L’unico che non ha resistito al richiamo è stato uno scultore, il giovane scultore Guerrino Tramonti, raro tipo di romagnolo altissimo e magrissimo, che fu molto caro ad Arturo Martini, dei quale, sui vent’anni, rifaceva, in un certo senso, i modi. Tramonti nacque pittore e i suoi primi dipinti furono nature morte con molte mele e paesaggi cittadini, assai chiari e domenicali, con pretenziosi boulevards di provincia, dove certi gelatai venuti dal Friuli pedalando adagio sotto i platani, spingendo carrettini fatti a forma di cigno e di sirena, dal cui ventre traevano gelati in estate e frittelle di farina di castagne in inverno. Quindi emigrò, mi pare a Milano e poi ad Albisola, vinse dei premi e tornò a Faenza, con alcune casse di scultore. I critici paesani infierirono contro di lui perché quelle teste e quelle statue che faceva erano lunghe e vagamente arcaiche, in una città dove bisognerebbe soltanto canoveggiare, ma anche perché parlava molto forte, ridendo selvaggiamente com’è suo costume, e magari perché vestiva con una eleganza inusitata negli artisti di provincia. Basta, gli anni passarono e Tramonti continuò ad andare e a venire, fra Roma e Milano e Venezia, fino a quando, un anno fa, mise su una sua bottega di ceramica, in un capannone, fuori cento metri proprio dalle Mura delle Maioliche, così dette per le fabbriche che vi ebbero i Ferniani e i Pirota (…). Intorno al capannone, dove ha una piccola muffola, tavoli e torni, scaffali pieni di vasi cotti e crudi e bei blocchi umidi di creta – tutta roba protetta da una fotografia di Picasso a Vallauris – Tramonti alleva un orto di fichi, che d’estate sono carichi di frutti dolcissimi. Dentro alla bottega v’è una certa aria di spezieria, forse per via di un’infinità di vasetti traboccanti di tutti i colori e di catinellette colme di smalti sciolti, blu chiari e scuri, terre d’ombra e gialli girasole violentissimi. Egli vi lavora tutto il giorno, insieme a due suoi operai, un vecchio torniante che esegue i vasi di cui egli ha disegnato le forme, e una ragazza silenziosa, con splendenti seni, che stempera i colori, dopo che lui li ha dosati. Le sue ceramiche sono semplici e tradizionali, le forme, inventate su quelle vecchie di migliaia d’anni, fanno pensare a come dovevano essere, da nuovi, i vasi popolari etruschi o le fiasche dei contadini messicani; Tramonti è un “terracottaro” di quelli di mille anni fa, nei suoi vasi si sente la terra lontano un miglio, anche sotto il colore, che è quasi sempre semplicissimo come un azzurro sul nero o un giallo sul bianco. La ceramica, come la fanno tanti, oggi, sarà bella, ma non è ceramica; è splendente, d’accordo, luminosa, magari affascinante, come quella di Leoncillo o di Fontana, ma non sa più di terra, e sicuro non piacerebbe ai poeti persiani. Guerrino Tramonti, in principio del suo nuovo lavoro, fu preso anche lui, ed era più che normale, da quelle tentazioni che sono gli smalti metallici, l’oro, le iridescenze. Il vecchio Pietro Melandri era stato maestro insuperabile in questo genere di smalti e Tramonti ne aveva certamente subito il gusto e la tecnica, ma poi è venuto facendone un uso sempre più moderato, finché è arrivato ad adoperarli solo a seconda della natura stessa dell’oggetto, e comunque sempre in stretto legame con la materia vera della ceramica, la terra, e con le ragioni naturali per cui l’arte della ceramica fu inventata. Così i suoi piatti si possono attaccare ai muri, con quelli bianchi e blu nessuno vi vieterebbe di riempire amabilmente le credenze, come nella casa di campagna dell’Inghilterra vittoriana, ma un contadino vi potrebbe tranquillamente mangiare un mazzo di bella lattuga o un’aringa salata, e i suoi vasi si possono adoperare per andare a prendere il vino in cantina o, a volontà, tenere sul tavolo fra i libri. Se la civiltà dei nostri tempi andrà a finire sotto terra, come i denti dei mammut e le costole dei dinosauri, in qualche grotta che scopriranno attorno al punto dove c’è adesso Faenza, magari fra duemila anni, qualche scienziato tirerà fuori anche un vaso o un piatto di Tramonti. Egli e i conservatori dei musei, e la gente che gli andrà a vedere nelle vetrine, diranno che sembrano fatti da un loro contemporaneo, proprio come diciamo noi dei fiaschi degli incas o degli affreschi con bisonti ammazzati, con i quali i primi uomini moderni cominciarono ad abbellire le pareti domestiche. Cfr. CASADIO, Aglauco, Tramonti, in: «Fiera Letteraria», Roma, 10 agosto 1952.
Vicenza, Fiera, Mostra-Concorso Nazionale della Ceramica (dal 30 agosto al 15 settembre), mostra collettiva. Tramonti ottiene il Secondo Premio della “Camera di Commercio ed E.N.A.P.I.” alla Mostra-Concorso Nazionale di Vicenza con il pannello intitolato “Acrobata” che, secondo Ugo Nebbia, è dipinto con gli“spigliati estri policromi d’un faentino di buona razza (…)”. Cfr. NEBBIA, Ugo, Nell’arte della ceramica Vicenza è all’avanguardia, in: «La Ceramica», Milano, a. VII, n. 9, settembre 1952, p. 18.
Settembre
Toledo, Ohio (U.S.A.), Toledo Art Museum, Italy at Work. Her Renaissance in Design Today. Mostra dell’artigianato moderno e delle arti decorative italiane (dal 7 settembre), ottava tappa della mostra collettiva itinerante in dodici musei americani.
Novembre
Buffalo, New York (U.S.A.), Albright Art Gallery, Italy at Work. Her Renaissance in Design Today. Mostra dell’artigianato moderno e delle arti decorative italiane (dal 27 novembre), mostra collettiva itinerante negli Stati Uniti di America.
Milano, Centro Nazionale dell’Artigianato Angelicum, 4° mostra nazionale selettiva dell’artigianato artistico, 8-30 novembre.
1953
Guerrino Tramonti diventa il direttore della Scuola d’Arte “F.A. Grue” di Castelli d’Abruzzo (Teramo). La sua presenza a Castelli porta una ventata di novità che dalla scuola passerà alla produzione dell’artigianato locale. “(…) Tramonti dirige da poco la Scuola di Castelli, ma si è subito ambientato. Ha compreso quali erano le tradizioni che vigevano in questo accucuzzolato urbano, ha cercato di essere amico, più che insegnante, nella Scuola. Tramonti ha una visione ben chiara di ciò che potranno essere gli ulteriori sviluppi della Scuola di Castelli. Lo dimostra allorché parla dell’attività passata e di quella sin qui svolta. E lo dimostra ancor più con i fatti. Ha un dire alquanto polemico, Guerrino Tramonti, ma una polemica che tende a creare, senza pensare minimamente alla confusione od a cose del genere. Il futuro della Scuola Statale di Castelli? Lo ha bene delineato nella mente, anche se, come dicemmo, a Castelli lui è nuovo. Un futuro roseo di buone promesse e di speranze, se si terrà conto della corrente creatasi da tempo a questa parte. Una corrente che predilige la teoria moderna agli schemi classici e tradizionali. Futuro oscuro, invece, il prof. Tramonti prevede per l’artigianato ceramico castellano in genere, quello che si effettua nelle diverse “fornaci” casalinghe (…) qualora non si prenderanno provvedimenti atti ad indirizzare l’artigianato locale verso quello stile moderno tanto apprezzato dai critici e tanto richiesto dai mercati d’importazione nazionali ed esteri. (…) La Scuola d’Arte di Castelli, invece, appunto perché Tramonti volle apportare giustamente delle innovazioni nello schema scolastico, sta cercando, con esito che potremmo definire favorevole, di porsi sulla scia della corrente che oggi va per la maggiore, e cioè quella che richiede sui mercati ceramiche di stile moderno. (…)”. Cfr. N. D., Castelli strizza l’occhio a Picasso!, in: «Il Giornale d’Abruzzo e Molise», Teramo, 18 gennaio 1955.
Febbraio
Pittsburgh, Pennsylvania (U.S.A.), Carnegie Art Museum, Italy at Work. Her Renaissance in Design Today. Mostra dell’artigianato moderno e delle arti decorative italiane (dal 15 febbraio), decima tappa della mostra collettiva itinerante in dodici musei americani.
Marzo
Firenze, Galleria dell’Illustrazione Italiana, Mostra degli artisti romagnoli, collettiva presentata da Orio Vergani. Assieme a Tramonti espongono Salietti, Margotti, Servolini, Angelini, Pasquini, Tampieri, Parrini, Zinelli, Biancini e Melandri. Tramonti espone diversi pezzi di ceramica, che secondo un critico milanese “stanno tra il gusto popolare e il gusto picassiano”. Cfr. L. B., Mostre d’arte, in: «Corriere della Sera», Milano, 13 marzo 1953, p. 3.
Milano, Galleria Cairola, Collettiva dei Romagnoli (da marzo ad aprile). Espongono: Elio Morri, Angelo Biancini, Guerrino Tramonti, Umberto Zimelli e Pietro Melandri. Tramonti presenta diversi piatti, tra cui “Pesce in graticola” e “Cavallo”.
Milano, Galleria San Fedele, Mostra Nazionale Ceramisti (dal 21 marzo al 4 aprile), collettiva. Sono presenti, tra gli altri, Bertagnini, Biancini, Andrea e Pietro Cascella, Fabbri, Fontana, Leoncillo, Sassu, Scanavino e Tramonti.
Aprile
Milano, Galleria San Fedele, Testimonianza a Cristo, Mostra Nazionale (dal18 aprile al 31 maggio).
Maggio
Baltimora, Maryland (U.S.A.), Baltimora Museum of Art, Italy at Work. Her Renaissance in Design Today. Mostra dell’artigianato moderno e delle arti decorative italiane (dal 1 maggio), mostra collettiva itinerante in dodici musei americani.
Giugno
Faenza, Museo Internazionale delle Ceramiche, 11° Concorso Nazionale della Ceramica (dal 27 giugno al 12 luglio). Guerrino Tramonti partecipa alla mostra fuori concorso con un piatto giudicato di “notevole” interesse in una recensione pubblicata sul «Giornale dell’Emilia». Cfr. SAVONUZZI, Claudio, L’undicesima edizione del concorso nazionale. In crisi a Faenza la ceramica Italiana?, in: «Giornale dell'Emilia», Bologna, 2 luglio 1953, p. 3. Secondo Giuseppe Sciortino, l’artista faentino“passa dallo stilizzato all’ornato con simpatica disinvoltura e con proprietà (ha fuori concorso un piatto con pesci interamente colorato e un episodio di storia sacra tutta affidata alla purezza espressiva del disegno)”. Cfr. SCIORTINO, Giuseppe, La Mostra della Ceramica a Faenza. Un’attività viva e vitale, in: «La Fiera Letteraria», Roma, 19 luglio 1953, p. 7. Lo stesso Tramonti scrive diversi articoli critici in cui sottolinea lo scarso livello dei partecipanti al concorso: “Ci sia consentito, benché sia per noi compito ingrato, esprimere un giudizio sereno e obiettivo di carattere generale, prima di soffermarci sulle maggiori opere presentate all’undicesimo Concorso Nazionale d’Arte della Ceramica di Faenza. Il visitatore esperto e intelligente si trova subito disorientato, diremo deluso, per un senso poco sufficiente che spazia quasi dovunque. Infatti vi è una troppo larga partecipazione di ceramisti e di artigiani dilettanti, che chiameremo della domenica, coi quali non è giusto confondere artisti veri e coraggiosi. Riteniamo che sarebbe opportuno si provvedesse a una rigorosa selezione, prima dell’apertura della mostra, per dare a questo concorso una dignità pari al nome di cui Faenza gode. Non è detto che i cento e più espositori costituiscano la base del successo della nostra mostra, ma altresì dovrebbe essere il contributo, il tentativo o meglio i diversi tentativi validi di artisti i quali lavorano in senso serio e concreto per portare questa arte della ceramica a un alto livello, senza scendere a compromessi e senza abusare come avviene da molti anni, della forma per la forma, come elemento unico decorativo, degli accostamenti di tono per il tono, dei riflessi metallici o di patine, come di certi smalti troppo spesso adoperati a imitazione di pietre e cose simili. Una buona volta è ora di porre termine alle ormai troppo dilaganti dilettantistiche e inespressive decorazioni più affidate al caso che non nate da un’originale fantasia, come spirali, triangoli, cerchietti e altri arabeschi. Pensiamo sia giusto e necessario tornare alla più pura tradizione, e cioè alla ceramica dipinta – forma, disegni e colore – secondo l’indirizzo più valido e tradizionalmente puro. Questo secondo noi, è quanto si deve dire e consigliare; ciò premesso invitiamo i ceramisti a meditare su quanto è brevemente esposto e invitiamo la Commissione a incoraggiare quanto riteniamo giusto e sano. Ed ora diremo delle opere più significative ed espressive di questa XI Rassegna Nazionale. Salvatore Meli si presenta con un gruppo di vasi e piatti di un modernismo di ispirazione arcaica-ispano-moresco, sostenuto da un mestiere e da un’intelligenza alla quale va unita una sensibilità cromatica che in alcuni pezzi è notevole. Meli ha vinto con Zauli di Faenza il primo premio ex-aequo. Al contrario di Meli, Zauli si abbandona a preziosismi tecnici, a effetti occasionali in quanto affidati al caso del fuoco. Antonia Campi (Laveno) premio Enapi ci conferma una continuità stilistica, un gusto raffinato e fantasioso. I pannelli di Ugo Lucerni sono improntati con un certo brio, ma freddi e più fiacchi di altri visti di recente in altre mostre. Franco Garelli di Torino presenta una serie di suoi cavalli, i quali poco aggiungono a quanto è già stato da altri detto. Rilevante per gusto il cavallo dipinto sul biscotto con segni decisi in bianco e manganese. Le gustose ceramiche del ligure Scanavino, premio Gaetano Ballardini ex-aequo con Belletti, risultano troppo influenzate da tendenze di ceramisti della vicina Valle d’Oro Francese. Di Germano Belletti diremo che si è presentato meglio altre volte; nelle opere qui esposte manca una coerenza stilistica, troppo influenzato com’è da Picasso. Altro Picassiano il Pantieri di Forlì il quale benché abbia possibilità estrose ci sembra in sensibile declino. Nel concorso per una “Acquasantiera” è stato assegnato il premio alla “Mascherella” di Bologna; opera questa ispirata all’arte Bizantina risolta con abilità tecnica notevole. L’“acquasantiera” di Merlone è la più aderente al nostro tempo, ma non presenta un risultato tecnico e cromatico soddisfacente. La “Mascherella” ha pure vinto il premio per i vasi destinati alla stazione di Faenza, opere queste degne di rilievo per impegno, spirito, gusto e tecnica. Numerose scuole statali ed Istituti di Arte per la Ceramica sono presenti a questo Concorso. Quelle che si distinguono e sono state premiate con 1° premio sono: Faenza e Venezia, con opere notevoli e meritevoli di essere segnalate e indicate come quelle migliori esposte a questa rassegna. Dopo queste, per ordine d’importanza, ricordiamo quelle di Pesaro (premiata), orientata secondo noi, su modelli pittorici poco aderenti allo spirito della ceramica. Però queste opere, pannelli e vasi sono condotti con maestria e sorprendente tecnica. La scuola di Sesto Fiorentino (Richard Ginori) si distingue per tentativi cromatici e dipinti; quella di Fano per intenzioni stilizzatrici. Concludiamo questa rassegna con la speranza che nei prossimi anni gli artisti più espressivi e di buoni intendimenti (quest’anno pochi i presenti) possano trovare a Faenza, culla e madre della ceramica, l’ospitalità e il riconoscimento più sincero e caloroso. Cfr. TRAMONTI, Guerrino, Troppi ceramisti domenicali al Concorso d’Arte di Faenza, in: «La Ceramica», Milano, a. VIII, n. 7, luglio 1953, pp. 12-15. C. Millet parla dell’opera dell’artista faentino su un giornale francese: “(…) En effet, ses oeuvres, très simples de formes, de décoration tout à fait stylisée, rejoignent les poteries traditionnelles, directs descendantes des vases étrusques et proches parentes des fiasques mexicaines : ici, un soleil à visage humain décore le fond d’un plat: là, un chat fait le gros dos sur un fragment de céramique; plus loin des personnages étranges dansent sur un vase; ou bien encore des dessins géométriques ornent d’étroits pichets. Mais, quels qu’ils soient, il s’en dégage toujours le même amour de la matière, de cette terre que tout originaire de Faenza porte en soi et qui fait que tôt ou tard il y revient. (…)”. Cfr. MILLET, C., Arts decoratifs, in: «La Revue Moderne», Paris, luglio 1953.
Agosto
Vicenza, Fiera, 8° Mostra-Concorso Nazionale della Ceramica (da agosto a settembre). Tramonti vince il Secondo Premio (ex aequo con Antonio Siri) al “Concorso Città di Nove” alla 8° Mostra-Concorso di Vicenza, la cui giuria è composta da Lisa Licita Ponti, Georges e Susanne Ramié, Giuseppe dell’Oro e Tullio Mazzotti. Tra i pezzi premiati si trovano il “grande disco con cavallo” (custodito al Museo di Palazzo Sturn di Bassano del Grappa), il pannello intitolato “Gatta” e il “vassoio con acrobata”.
München (Germania), Neue Sammlung, Museo Statale per l’Arte Applicata, Moderne Italienische Keramik (dal 11 agosto al 3 ottobre). La mostra collettiva itinerante in quattro città tedesche (München, Stuttgart, Karlsruhe, Düsseldorf) è curata da Adriano Totti, direttore della Galleria Totti di Milano, e presentata da Ugo Nebbia, direttore del Museo del Duomo di Milano. Sono esposte quasi quattrocento opere realizzate da quaranta ceramisti italiani, tra cui Lucio Fontana, Pietro Melandri, Agenore Fabbri, Andrea Cascella, Ugo Lucerni, Angelo Biancini, Antonia Campi, Romano Rui, Guido Gambone, Pompeo Pianezzola e Guerrino Tramonti. L’artista faentino espone diversi piatti, vasi e bottiglie con decorazioni astratte a leggero rilievo, alcuni pannelli policromi, tra cui il “rilievo a centauri”, nonché una “testa di fauno d’ispirazione antica (…) ricoperta da uno smalto azzurrognolo che dà l’impressione di un riflesso del fuoco infernale”. Cfr. HOTZ, Ceramica d’arte italiana ed artigianato d’arte, discorso inaugurale della mostra, Stuttgart, Landesgewerbeamt Baden Wuettemberg, 22 ottobre 1953, ora in: Galleria d’Arte Totti. München, Stuttgart, Karlsruhe, Dusseldorf. Recensioni e critiche mostre in Germania, Milano, Galleria Totti, S.d. (1954).
Ottobre
Roma. Il quattro ottobre, nella Chiesa di S. Pio V alla Madonna del Riposo è inaugurata la statua del “Sacro Cuore” (220 cm di altezza), modellata da Angelo Biancini e ceramicata (con riflessi) da Guerrino Tramonti.
Providence, Rhode Island (U.S.A.), Museum of Art Rhode Island School of Design, Italy at Work. Her Renaissance in Design Today. Mostra dell’artigianato moderno e delle arti decorative italiane (dal 1 ottobre al 15 novembre), ultima tappa della mostra collettiva itinerante in dodici musei americani.
Stuttgart (Germania), Landesgewerbeamt Baden Wuettemberg, Moderne Italienische Keramik (dal 22 ottobre al 8 novembre), seconda tappa della mostra collettiva itinerante in Germania.
Novembre
Milano, 5° Selettiva Nazionale. Mostra d’arte sacra dell’Angelicum (da novembre a dicembre), mostra collettiva. “(…) Di Guerrino Tramonti, oltre al piatto con gatto e altre ceramiche di buona fattura, dobbiamo particolarmente elogiare il Pannello con granchio nel quale l’artista realizza difficili accordi di verdi rossi e azzurri, ma su un piano di più decisa modernità e il Pannello con bue che denunzia di primo acchito un risoluto spirito inventivo e una singolare proprietà cromatica. Un piatto con dipinto un pesce sulla graticola e alcuni dei vasi a clessidra completano l’ottima presentazione di Tramonti, il ceramista più impegnato della Mostra. (…)”. Cfr. S.G., All’Angelicum di Milano. Successo della Selettiva, in: «La Fiera Letteraria», Roma, 6 dicembre 1953.
Karlsruhe (Germania), Palazzo della Orangerie (organizzata dalla Staatliche Kunsthalle e dal Landesgewerbeamt), Moderne Italienische Keramik (dal 27 novembre 1953 al 6 gennaio 1954), terza tappa della mostra collettiva itinerante in quattro città tedesche.
1954
Febbraio
Düsseldorf (Germania), Hetjens Museum, Moderne Italienische Keramik (dal 7 febbraio al 21 marzo), ultima tappa della mostra itinerante in Germania.
Settembre
Vicenza, Fiera, 9° Mostra-Concorso Nazionale della Ceramica (dal 4 al 19 settembre), collettiva. La figura artistica di Tramonti continua ad essere messa in risalto dalla critica nazionale, come testimonia l’articolo dedicato da Ugo Nebbia sulla rubrica “Artisti allo specchio” della rivista «La Ceramica»: “Sullo specchio dei nostri ceramisti è di turno Guerrino Tramonti: turno più che legittimo, anche se la sua rinomanza quale ceramista – sebbene ormai ufficialmente sanzionata pure dal posto che occupa come direttore della Scuola Ceramica di Castelli – è di data piuttosto recente. Si tratta di un autentico romagnolo, sotto ogni punto di vista; generoso ed appassionato, quanto scontroso e insofferente; ingenuo ed ardente, nel suo aspetto di moschettiere longilineo, pronto a rintuzzare ogni contraddizione, con l’aria spavalda e tagliente di chi è disposto allo sbaraglio per far valere le proprie ragioni, specie quando scaturiscono da certe sue intime convinzioni d’artista. (…). Qui, naturalmente, ci interessa anzitutto la sua maturità di ceramista, ossia quanto gli doveva capitare quasi fatalmente, visto che l’essere romagnolo per lui conta anche perché è di nascita, anzi di autentica razza faentina. Diciamo fatalmente, poiché è ben chiaro che l’humus vitale del suo indubbio temperamento d’artista è tutt’uno con quello onde la sua terra ha assunto quel nobile significato, che ovunque da secoli la distingue. Siamo di fronte, dunque, ad uno stimolo fatale, per il quale è del tutto logico che, sebbene il suo casato non sia ancora tradizionale nel multiforme fervore del vecchio o del nuovo artigianato faentino – se la “fornace Tramonti” voglio dire, senza essere certo una delle solite improvvisazioni, è di funzione e rinomanza alquanto recente – la sua naturale ispirazione di darsi all’arte abbia avuto il suo primo nutrimento attraverso le discipline della Scuola Ceramica di Faenza, che l’ha avuto per qualche anno allievo. Stimolo fatale, ripetiamo, per non dire una specie di sfida lanciata a quelli della sua terra che, per averlo preceduto nel cammino della ceramica, si credevano di averlo sorpassato sotto ogni riguardo tecnico ed artistico, e magari guardavano con sospettosa curiosità questo faentino che si riteneva troppo artista per essere soltanto un ceramista. Si tratta, insomma, di un tirocinio fatto nel periodo più propizio della sua formazione, che egli certo non smentisce; anche se, fino a pochi anni fa, cioè fino al 1947-48, del giovane baldanzoso Tramonti, così fervido di promesse, ma non del tutto sbandato tra le contrastanti correnti artistiche dei tempi nostri sempre pronto cioè a comunicarci la schiettezza della sua sensibilità, tra le meno adatte a compromessi solo intellettuali si parlava con attenzione più che altro come pittore e, più ancora, come scultore. Basterebbe ricordare la simpatia con cui, tra i primi, lo accolsero Arturo Martini e De Pisis, oppure i consensi e le segnalazioni che non gli mancarono in mostre e concorsi (…). Ma una sosta a Vado Ligure e ad Albisola, ossia nel regno di Tullio, attorno al 1938, doveva essere per lui, in certo modo, definitiva per ricondurlo quasi intero alla ceramica. Diciamo quasi intero, poiché Tramonti non nasconde la sua insofferenza a classificazioni troppo precise e definitive, e specialmente la sua predilezione per la scultura. La qual cosa risponde, del resto, al bisogno proprio degli scultori, di veder concretato, quasi eternato dalle cotture e dalle vetrificazioni quanto scaturisce attraverso la viva sensibilità della materia, nel plastico umidore della creta che fiorisce sotto le loro mani. Ecco, insomma, perché anche come ceramista, nel senso più completo della parola, egli poteva rivelarsi alla prima, da solo, senza indugi o perplessità tecniche o spirituali; soprattutto, senza fatue improvvisazioni, col naturale linguaggio d’un artista altrettanto sensibile che maturo, che ci teneva a rivelarsi sotto ogni aspetto degno della sua terra. Sempre schietta appare, infatti, la sua intesa con la materia fondamentale ed i mezzi tradizionali di plasmarla, formarla, decorarla, intensificarla nelle cotture e nelle vetrificazioni; senza vecchi o nuovi compromessi di solo gusto, senza smanie di servirsene per stupire ad ogni costo. Siamo di fronte ancora a forme schiette di vasi, tondi, ciotole, formelle, di logica struttura ceramica; senza deliberate asimmetrie o abbandoni a incompostezze sature di propositi, uso quelle che oggi paiono indispensabili per rivelarsi aggiornati in materia. Nulla di non controllato e di non dosato, anche in certa apparente improvvisazione. Sempre un senso decorativo scaturito da una chiara passione per la materia, in una freschezza di tocco, dove la padronanza del motivo e la piena leggibilità degli elementi che lo compongono, coincidono con la bontà dell’ispirazione, e specialmente, con quell’inconfondibile carattere, che è tutt’uno con ciò che s’intende per ceramica. Il disegnatore, lo scultore, il compositore scaltro ed estroso, libero e spigliato, sensibilmente originale, si rivelano sempre in gamme pure e profonde, senza futili improvvisazioni fine a se stesse. Un ceramista d’istinto e di abilità, in una parola. Uno che anche al di là della sua produzione, diremo corrente, che fin da principio l’ha segnalato come uno dei nostri più fervidi di promesse, seguita a lavorare ed a studiare, specie per non smentire che, anche come ceramista, vuole mostrarsi piuttosto unico nel genere: unico, dico, poiché è evidente fin dove vuole mostrare che si può far della ceramica senza “truccare”. Uno, insomma, che ancora crede alla purezza della forma e del colore; che è quanto dire alla bontà di una causa che ha sposato con perfetta coscienza del proprio compito. Non dimentichiamo, allora, assieme ai consensi che non gli sono mancati ovunque si è mostrato, come alle prove di Faenza, di Milano, di Pesaro, di Messina, Vicenza e così via, ed accanto a ciò che sta facendo ed insegnando a fare, a Castelli in nome di Francesco Antonio Grue, quello che oggi, uscendo dal campo della sua solita produzione, ha voluto mostrare alla Triennale di Milano, con quel vasto soffitto di tabelloni policromi, ossia con quella impresa ceramica di più largo respiro, con cui ha senza dubbio voluto darci, con la sua scuola e sopra uno dei più schietti esempi locali, un’ulteriore misura delle sue possibilità tecniche e decorative. Un ceramista, insomma, che possiamo attendere con fiducia a qualsiasi prova. Cfr. NEBBIA, Ugo, Guerrino Tramonti, in: «La Ceramica», Milano, a. IX, n. 9, settembre 1954, pp. 57-60.
Ottobre
Faenza, Chiesa dei Cappuccini. Tramonti sposa la giovane Arpalice Carlotta Babini; l’amico Franco Gentilini è testimone alle nozze. Dal matrimonio nasceranno i figli Paolo e Marco.
Milano, Palazzo dell’Arte, 10° Triennale. Sotto la direzione di Guerrino Tramonti, la Scuola d’Arte “Francesco Antonio Grue” di Castelli ottiene il “Diploma d’Onore” alla Decima Triennale di Milano, con un “soffitto” a due spioventi, con struttura in legno, composto da 356 tavelle di 50x35 cm. maiolicate con decorazioni policrome. Il soffitto è una citazione contemporanea della cosiddetta “Sistina della ceramica”, vale a dire del seicentesco soffitto maiolicato con decorazioni policrome della Chiesa di San Donato (1615-1617) di Castelli d’Abruzzo (Teramo). (...) la scuola poneva alla base delle sue creazioni il rinnovamento; un rinnovamento che, però, non poteva esulare dal contesto, oltre che della stratificazione culturale, senza il rischio di cadere in un generico Modern Style. Infatti, se risultava improduttiva la sterile ripetitività di formule tradizionali, sterile era anche la ripetizione di modelli e tipologie desunte dal fascino dell’attualità. L’antidoto a questi possibili esiti negativi si proponeva in una ricerca di sintesi che, non negando le profonde motivazioni della tradizione, venivano assunte come apporto alle nuove proposte. A questo livello la tradizione poteva giocare un suo ruolo, consentendo l’approntamento di risposte adeguate. È questa, come si è più volte ribadito, la pedagogia principe della scuola di Castelli che, avvertita già durante gli anni della direzione di Baietello, diveniva, con il passare degli anni e delle direzioni, un elemento sostanziale e caratterizzante. Infatti, sulla stessa linea si era mosso anche Guerrino Tramonti, direttore a Castelli dal 1953 al 1958 e con lui, l’intero corpo docente, nel quale già erano presenti i nomi di Serafino Mattucci ed Arrigo Visani. Una testimonianza di quanto detto ci viene fornita dall’opera, eseguita durante l’estate del 1954, al fine di essere esposta, nello stesso anno, alla Decima edizione della Triennale di Milano: un soffitto maiolicato a due pioventi con struttura in legno, composto da 356, mattoni delle dimensioni di cm. 30x50. Questo lavoro fu così complesso ed impegnativo, che la Scuola d’Arte di Castelli non potette partecipare ad altre mostre. (...) Questo lavoro fu affidato alla Scuola direttamente dalla direzione della Triennale milanese, con la finalità di rinnovare un antico originale castellano, da esporre nella stanza destinata alla Mostra dei lavori delle Scuole d’Arte. (...) L’intenzione della Scuola castellana era, dunque, quella di dare corpo ad una moderna interpretazione della, cosiddetta ‘Sistina della maiolica’, ma anche quella di creare un ideale collegamento tra quanto di straordinario avevano ideato gli antichi maestri e l’opera dei moderni maiolicari. (...) Cfr “La riedizione del soffitto di San Donato e la ceramica di Castelli della seconda metà del XX secolo”, Ilaria Matarazzo, tesi di laurea“: (anno accademico 2005-2006).
(...) Per gli anni cinquanta , andrebbero esaminati i mattoni smaltati e dipinti per il soffitto di San Donato a Castelli, il terzo soffitto dopo quello cinquecentesco e quello seicentesco, presentato in Triennale ed oggi conservato all’istituto d’arte di Porta Romana a Firenze, che meglio aiuterebbe a comprendere l’opera del nostro artista, a cui si deve soprattutto la straordinaria concezione unitaria dell’opera (...). Gian Carlo Bojani, testo critico “La figurazione di Guerrino Tramonti tra pittura e ceramica”, Galleria San Marino, aprile 2009.
1955
Giugno
Faenza, Museo Internazionale delle Ceramiche, 13° Concorso Nazionale della Ceramica (dal 25 giugno al 10 luglio). Tramonti vince il “Premio Faenza” (ex aequo con Carlo Negri) al 13° Concorso di Faenza con il “Grande vaso” e il “Grande disco con volti umani” (invetriato a grosso spessore). La giuria del concorso è composta da Afro Basaldella, Anselmo Bucci, Stefano Cairola, Libero De Libero, Gino Frattani, Cesare Piolanti e Toti Scialoja. Sulle pagine dei giornali, la figura del faentino continua ad essere elogiata: “(…) Sulle premiazioni, quest’anno, nulla da eccepire. Sono stati premiati gli artisti migliori. Di Guerrino Tramonti, ad esempio, si è già abbastanza parlato, sul Resto del Carlino, per ripetergli ancora elogi. Tuttavia bisogna dire come Tramonti abbia ancora affinato le proprie capacità: lo si conosceva come un artista vivo, impetuoso, e per questo anche capace di qualche eccesso di entusiasmo. Oggi lo si ritrova ancora più sicuro; e di quella impetuosità è rimasto il calore, mentre le forme sono più serene e precise. Tramonti, com’è noto, insegna alla vecchia e famosa scuola ceramica di Castelli. Dal forzato isolamento nel paesino abruzzese, sembra abbia riportata la calma di una maturazione ancora approfondita. Elogi eccessivi? Non crediamo: basta vedere nel salone centrale dell’esposizione la vetrina con i suoi piatti ed i suoi vasi, quel brillare dei gialli, verdi, viola, quel disegno intelligente, per concludere che il primo premio assegnatogli è più che meritato: avrebbe anzi potuto essergli dedicato – diciamolo pure – interamente. (…)”. Cfr. SAVONUZZI, Claudio, La 13° Mostra a Faenza. Tramonti e Negri vincitori del premio della ceramica, in: «Il Resto del Carlino», Bologna, 8 luglio 1955, p. 3. Lo stile pittorico delle ceramiche di Tramonti nella seconda metà degli anni Cinquanta, sarà così ricordato: “(…) In Tramonti, e qualcosa di simile succede in Gentilini, l’impiego della linea, così come era emersa nella pratica di Klee, s’innesta su di una precedente cultura figurativa di tipo novecentista e questo, ad esempio, lo si può ben vedere in alcune sue nature morte dipinte su piatti e vassoi. Tramonti ormai è attratto da una poetica della linea e fa subire al proprio lavoro un repentino cambiamento; un tempo da scultore si occupava con cura dei volumi, ora da pittore-ceramista privilegia l’immagine piana e priva d’ombra. La linea, a volte, diventa un contorno tanto forte da potere ricordare le cuciture in piombo usate per le vetrate, altre volte invece perde la funzione di contorno per assumere quella di parola scritta. L’artista pare sentire fortemente l’affinità tra disegno e scrittura e non solo perché impiega come elemento pittorico parole e lettere, ma per l’uso che fa delle figure disponendole come fossero parole. Seguendo il principio che l’ordine delle parole crea la frase, egli opera quasi una scrittura pittorica usando un repertorio di immagini fatto di foglie, fette di cocomero, pere, grappoli d’uva, bottiglie e bicchieri, pesci, gatti, lettere e parole. È questo un materiale che impiega tanto ripetutamente che, a volte, viene da pensare che egli giochi con questi frammenti di percezione analitica gettandoli come dadi dentro i suoi grandi piatti perché assumano nuove combinazioni e sintesi. (…)”. Cfr. MINGOTTI, Alberto, Guerrino Tramonti e la disciplina di un artista irrequieto, in: «La Faenza», cit., p. 137.
Ottobre
Teramo, Grandi maestri castellani. Mostra della ceramica moderna, collettiva. Tramonti, che espone assieme agli insegnanti e agli allievi della Scuola d’Arte “F.A. Grue” di Castelli, ottiene la Medaglia d’Oro dell’E.N.A.P.I. L’artista continua ad essere il direttore della scuola, esercitando una notevole influenza persino nella ceramica prodotta dagli artigiani locali. “(…) l’attuale mostra ci precisa che un vento di rinnovamento (…) spira tra le botteghe castellane, (…) aria che viene dalle aule scolastiche della “F.A. Grue”. La via comunque è stata indicata dalla Scuola che ha creato un tipo originale di decorazione, mentre per il colore ha cercato di tener fede ai colori tradizionali. Quello che conta, dunque, per il momento, è che quel primo passo, tanto penoso a compiersi, per passare dall’una all’altra forma artistica è stato compiuto. In questo passo, naturalmente, gli artigiani locali hanno avuto la fortuna di trovare a sorreggerli un Tramonti, questo è vero, “un ceramista d’istinto e di abilità” – come lo definì Ugo Nebbia sulla rivista “La Ceramica” – (…). Un Tramonti che, in breve tempo, ha saputo imprimere alla produzione della Scuola il suo stile e la sua tecnica, un Tramonti, che sente e vive il dramma artistico intimo e delicato di Castelli, cittadina alla quale egli si sente oggi particolarmente legato (…). Crediamo quindi, oggi, che, alla sua opera di convincimento sia da attribuire il tentativo dei ceramisti locali che hanno esposto alla mostra di Teramo, ben riuscito, di battere una nuova strada (senza, s’intende, abbandonare la vecchia). Ci sono poi state le mostre, i successi lusinghieri degli allievi e dei maestri della Scuola, la felice esposizione alla Triennale. Non c’è dubbio che tutti questi fattori abbiano influito enormemente sull’animo di questi artigiani (…)”. Cfr. STEFANILE, Aldo, Le sorprese di una mostra. Ancora sulle ceramiche castellane, in: «Il Giornale d’Abruzzo e Molise», Teramo, 31 ottobre 1955, p. 3.
Novembre
Padova, Galleria della Chiocciola, Collages di Titina Rota e ceramiche di Guerrino Tramonti (dal 26 novembre al 9 dicembre). Come annunciato nei giornali, si tratta di “(…) una mostra di collages e disegni di Titina Rota e di ceramiche di Guerrino Tramonti. Un accostamento piuttosto audace, poiché tanto sottilmente morbosa, legata ad un gusto tutto personale, edonistico è l’ispirazione di Titina Rota, altrettanto semplice, immediato, ancorato ad un sicuro mestiere è il modo in cui Tramonti costruisce e colora le sue ceramiche. I vasi ed i piatti di Tramonti sono il frutto (…) di un gusto decorativo spontaneo e pulito; le barchette a scacchi colorati, i gatti, gli animali che Tramonti dipinge sulle sue belle ceramiche sono divertenti, luminosi, opera di un vero artista della ceramica (…)”. Cfr. Cronache d’arte, in: «Gazzetta del Veneto», Padova, 2 dicembre 1955. Tramonti è presentato come “(…) uno dei ceramisti oggi più quotati, formatosi a quella scuola che vanta una secolare tradizione artigiana. Molti sono i suoi espedienti tecnici interessanti: vetrificazione della ceramica, ammorbidimenti del colore, ma assai più interessanti sono le sue ceramiche per la bella forma e per il disegno che in essa si risolve. Arie talora di Klee, ricordi di ceramiche antiche, esperienze astratte, tutto risolto in un artigianato sicuro ed aggiornato, senza trucco. (…)”. Cfr. ZANOTTO, Sandro, A Padova, in: «Nostro Tempo», Napoli, novembre 1955.
1956
Febbraio
Roma, l’editore De Luca pubblica una monografia dedicata all’artista faentino, presentata da Leonardo Sinisgalli, che afferma: “(…) Tramonti ha dietro di sé una tradizione incomparabile. (…)Di Tramonti ho in casa un servizio da caffè: una caffettiera, una zuccheriera, sei piattini e sei tazze. Sono di grandezza giusta, di discreto spessore, hanno forme tranquille e un bel colore intorno a un semplice motivo. So bene che in questi ultimi anni la ceramica non si è fermata inerte alla contemplazione e all’imitazione del museo o del dialetto, che anch’essa ha sentito la scossa del nuovo plasticismo, della nuova ottica, della nuova grafia. Per fortuna nel campo delle arti applicate esistono dei limiti provvidenziali imposti dalla funzione degli oggetti, esistono quasi degli invarianti, dei paradigmi che a mio parere sono di gran giovamento alla fantasia dell’artista, e ci evitano il triste spettacolo della pleiade, dei manierismi, di capolavori dei quattro soldi. Non mi pare che Tramonti si sia fatto stregare da Moore, da Picasso, o da Mirò. La ceramica non ha bisogno di genialoidi, ma di artigiani delicati e astuti. Non abbiamo bisogno di delirare di fronte a una brocca. Forse abbiamo tutti sbagliato, male intendendo gli insegnamenti della Bauhaus, ed esagerando il significato dell’apporto che l’arte poteva dare all’industria, alla bottega. Bisognerà probabilmente rivedere le nostre posizioni nei riguardi dell’arte spontanea, della produzione indigena. Perché è difficile, col puntello di qualche dogma, sbarazzarci degli acquisti lentissimi e sicuri che la comunità tutta intera, un popolo o una tribù, compie soltanto per virtù del suo istinto e d’una conoscenza così completa da toccare la grazia. Penso che noi abbiamo troppo sofisticato intorno ad operazioni semplici che comportavano diletto e devozione, una precettistica che assomigliava a un rituale senza diventare mai tirannia. Avrei voluto farmi dire da Tramonti i suoi segreti, i suoi accorgimenti, farmi raccontare qualche miracolo, farmi portare in sacrestia. Si sa che queste confidenze non vanno sollecitate, devono essere raccolte, e che è necessario un fitto sodalizio, proprio come una lunga pesca paziente, per tirare qualche cosa nella rete. Sono riuscito a sapere qualche cosa negli incontri di questi ultimi giorni. Posso dire che la sua materia prima, la creta di scolo, viene raccolta tra Faenza e Brisighella. Tramonti chiama la farina di maiolica “fritta macinata” e mi precisa che i colori fondamentali, dai quali egli non ha mai derogato, sono il manganese, il blu, il giallo e la “ramina” (il verderame che dà il turchese). Sono gli ossidi della tradizione e Tramonti dice che non gli è mai venuta la tentazione di mischiarli, né mai ha temuto che non gli bastassero. Non cercavo confessioni sensazionali. Ero pago di queste piccole ricette. Nel riguardare i suoi lavori, nel ripassarli rapidamente sfogliando le bozze di questa raccolta, gli incontri con Martini, con De Pisis, con Gentilini, che sono stati i suoi tutori, sono flagranti. Tramonti può fare ancora col disegno quello che Picasso fa coi colori: “se mi manca il rosso metto un blu intenso”. Ha ancora tanto tempo davanti a sé per chiudersi in una sigla”. Cfr. SINISGALLI, Leonardo, Guerrino Tramonti, Roma, De Luca Editore, s. d. (1956).
Agosto
Faenza, Studio Tramonti. Sotto la guida tecnica di Guerrino Tramonti, il pittore Franco Gentilini realizza diverse opere in ceramica, tra cui i due vassoi rettangolari (con natura morta e con edificio architettonico) e la tavella policroma con prospetto architettonico, conservati al Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza.
1957
Marzo
Milano, Palazzo Servelloni, Antologia della Ceramica (dal 23 marzo), mostra collettiva. In occasione della mostra e del convegno è pubblicato il volume “Cinquanta ceramisti italiani”, edito dall’Associazione Nazionale degli Industriali della Ceramica. Tra i partecipanti alla mostra si trovano, accanto a Guerrino Tramonti, Lucio Fontana, Tullio Mazzotti, Fausto Melotti, Aligi Sassu, Leoncillo Leonardi, Agenore Fabbri, Nanni Valentini, Guido Gambone, Carlo Zauli ed altri.
Aprile
Freiburg im Breisgau (Germania), Kunstverein, Moderne Italienische Keramik (dal 27 aprile al 26 maggio), mostra collettiva organizzata dalla Galleria Totti di Milano. Guerrino Tramonti partecipa alla mostra con Pietro Melandri, Bruno Baratti, Fulvio Nardis, Adolfo Merlone, Armando Castiglioni e Serafino Mattucci.
Settembre
Gubbio, Palazzo Ducale, II Mostra della ceramica e dei lavori in metallo. Premio Gubbio “Mastro Giorgio” (dal 14 al 27 settembre), collettiva. Tramonti vince il secondo Premio Gubbio.
1958
Guerrino Tramonti diventa il Direttore dell’Istituto Statale d’Arte di Cagli.
Settembre
Faenza, Tramonti inaugura il nuovo studio e l’abitazione di Via Fratelli Rosselli n. 8, dove attualmente si trova la Casa-Museo Tramonti.
Novembre
Nasce Paolo, il primogenito di Guerrino Tramonti.
1959
Tramonti diventa il Direttore della Scuola Statale d’Arte di Forlì, istituita con decreto del Presidente della Repubblica. “(…) Ho diviso con la scuola molti anni e sono stato ceramista a mezzadria (…) La pista dell’insegnamento, del testimoniare la propria idea, le proprie convinzioni estetiche, non solo mediante le realizzazioni pur di livello eccelso, ma soprattutto attraverso la sua scelta di trasmettere, favorisce in Tramonti il passaggio di conoscenze e competenze, dei percorsi espressivi, di itinerari operativi, di metodologie di ricerca e, poi, non ultimi, di slanci passionali, certo essenziali per una scelta di creatività. (…) La sua forte, spesso difficile, ma sempre autorevole presenza, attesta capacità di sollecitare, stimolare, provocare il quieto vivere (di una scuola dove ancora oggi si finisce talvolta per adattarsi allo scontato, al già fatto, alla banale ripetizione di stereotipi) che rimangono certo come un dato di grande significato nel suo percorso artistico. Tramonti, per questa sua peculiarità pratica quasi quotidiana di incitazione e di confronto, di costruttivi contenziosi che trasmise anche nel contesto scolastico, può essere certo accostato ad altri artisti docenti, che esattamente negli stessi anni in cui egli approda all’insegnamento, vissero analoghe esperienze. Tra questi Edgardo Mannucci (…) e poi Giorgio Wenter Marini (…). Nel contesto dell’insegnamento artistico e del “fare scuola” appare consequenziale collocare l’opera di Tramonti in quella generazione di artisti che seppero far coincidere i propri intendimenti creativi con un impegnativo esercizio didattico di forte rivolta concettuale in un contesto scolastico spesso immobile e normalmente poco propenso alle novità. (…)”. Cfr. CATTANI, Silvio, Guerrino Tramonti e l’insegnamento artistico, in: Tramonti, catalogo della mostra, Bologna-Faenza 1993. Faenza, I Quaderni del Circolo degli Artisti, s. d. (1993), pp. 115-118.
1960
La ricerca artistica di Tramonti raggiunge nuovi sviluppi, passando dalla maiolica decorata con smalti sotto vetrina a grosso spessore ai nuovi materiali ad alta temperatura quali il grès e la porcellana. “Se la invetriatura, a grosso spessore e cavillata, rimanda in qualche misura agli incidenti di percorso di cui fecero singolare virtù i ceramisti d’Estremo Oriente, di Cina, Corea e Giappone, la ceramica di Tramonti (dal 1960 fin verso la fine del decennio) vira decisamente verso “l’assoluto” ceramico. Le forme in grès studiate con virtuosistica caratura, i preziosi smalti monocromi e sfumati – dal bianco “clair de lune” al turchese, dal viola all’azzurro, dal verde celadon al giallo avorio e così via –, gli effetti luminescenti delle cristallizzazioni e iridescenze del tipo “Yao pien” della dinastia Sung risultati in Cina probabilmente fortuiti e in origine dovuti alle incognite della cottura condotti ad alta sofisticazione fattuale; il richiamo alla più grande civiltà ceramica di tutti i tempi, in quel perseguimento già detto della ceramica-ceramica, si realizza in Tramonti con grande padronanza di mezzi. Soltanto alcune esperienze francesi e inglesi già di fine Ottocento e nel corso del nostro secolo, per una lunga tradizione di quei paesi all’esotismo, conoscevano una analoga fattualità. Quanto di analogo tentarono all’inizio del nostro secolo i faentini fratelli Minardi, e più tardi un Mario Morelli, rimase più o meno allo stadio di sperimentazione. (…)”. Cfr. BOJANI, Gian Carlo, Guerrino Tramonti, in occasione di una antologica, in: «La Faenza», cit., p. 137.
(...) E’ il periodo della ceramica vera e propria, con quelle forme in porcellana che richiamano un periodo generale della cultura italiana ed europea del design internazionale d’influenza nordica ed estremo orientale che parte grosso modo dagli anni Settanta. La ricerca delle forme e degli smalti è qui ai vertici dell’invenzione e della sapienza febbrile, pratica ardua per la difficile plasticità dell’argilla usata, e per le sottigliezze messe a punto nelle stesure del colore, in venature e tenui colature.
Qui Tramonti seppe utilizzare al meglio professionalità diverse dalla sua, come succedeva in pochi paesi al mondo: un bravissimo torniante veniva nel suo studio apposta da Deruta, si chiamava Remo Rolli aveva scelto del meglio: deceduto alcuni anni fa, ancora nella cittadina umbra tutti lo ricordano come eccellente foggiatore. Queste forme sono vere e proprie sculture le cui funzionalità sono soltanto suggerite espressivamente per la forza dei volumi, per la loro trasparenza cromatica. Elementi discordanti ma efficaci del loro accordo. Gian Carlo Bojani, “Tramonti Guerrino pittura e ceramica” Fano, aprile 2010.
Settembre
Forlì, Auditorium Comunale, Prima mostra didattica della Scuola d’Arte di Forlì (dal 4 al 30 settembre). Il direttore della Scuola scrive nella presentazione del catalogo: “(…) I lavori qui esposti sono dunque il primo compendio di uno sforzo comune che attende il benevolo giudizio dei visitatori. Ogni opera, grande o umile, deve respirare l’atmosfera del proprio tempo, perciò abbiamo tentato di inserirci, anche con questi saggi, nella parte più viva e vitale del gusto artistico d’oggigiorno”. Cfr. TRAMONTI, Guerrino, in, Prima mostra didattica della Scuola d’Arte di Forlì, catalogo della mostra, Forlì, 1960. Bologna, Gamma, S.d. (1960). Sono esposti diversi tappeti e fazzoletti di seta disegnati da Tramonti ed eseguiti a mano nelle sezioni di “tessitura” e “stampaggio su stoffa” della Scuola. “(…) Illuminati sapientemente dalle lampade, appesi regalmente alle pareti spiccavano coi loro colori e coi loro disegni astratti, quasi simbolici, i tappeti eseguiti su telaio secondo gli insegnamenti e il gusto del prof. Guerrino Tramonti che è il direttore della Scuola stessa. Ne ammiravo la gamma trionfale del rosso, di cui un cremisi richiama alla memoria l’orifiamma, lo stendardo di seta con fiamma d’oro che gli antichi re di Francia ricevevano dall’abate di Saint-Denis. E poi i gialli, i blu, i bianchi, i celesti che formano la trama compatta su cui si appoggiano e si distaccano i Soli, le Lune, i germogli di tutti quei segni metafisici. Accanto ai tappeti, anche i fazzoletti di seta stampata mi persuadevano con la loro suggestione, con le maschere umane e i fiori e la frutta stilizzati, ridotti a segni infantili, talvolta bonari, tal altra un poco ironici. Una Mostra, questa di Forlì, abbastanza inconsueta e che fa onore ad una Scuola che non ha ancora un anno di vita. L’estro di Guerrino Tramonti (…) ha trovato un valido collaboratore nell’ottimo prof. Parini, che è il maestro dello stampaggio su stoffa, nonché delle maestre di tessitura Serafina Zanoni e Clelia Ugolini, che sono le accorte e pazienti Penelopi dei telai. (…) Scultore, pittore, ceramista, il faentino Guerrino Tramonti è del parere che ogni lavoro artistico – dal più grande al più umile – respiri l’aria del tempo in cui vive il suo artefice, resti cioè aderente allo spirito della sua epoca. Altrimenti non si farà che ricopiare il passato. Di qui le predilezioni di Tramonti per una modernità anche sconcertante, per una essenzialità che spazia nel mondo seducente e talvolta enigmatico dell’astratto. E lo va appunto dimostrando, in questi giorni, mediante i lavori esposti così felicemente nell’Auditorium. Guardavo i suoi rossi, i suoi blu, i suoi bianchi, che sono il morbido prato sul quale germinano i segni d’una fantasia ricca di allusioni e di ardimenti. Pensavo che, a staccarli dalle pareti, a distenderli sul pavimento, forse avrei provato la stessa soggezione che manifestò Agamennone, nella tragedia di Eschilo, quando fu invitato a calcare i tappeti che Clitennestra aveva disteso davanti alla casa in suo onore”. Cfr. ZANASI, Dario, I tappeti di Forlì. Una bella mostra della Scuola d’Arte, in: «Il Resto del Carlino», Bologna, 2 settembre 1960.
1961
Maggio
Colonia, Meister der Keramik aus Faenza, (dal 7 al 14 maggio)
1962
Febbraio
Ferrara, Galleria d’Arte Montanari, Mostra di ceramisti faentini (dal 20 febbraio). La collettiva è organizzata dal Comune di Faenza e dall’Associazione “Pro-Faventia”. Tramonti espone assieme a Melandri, Gatti, Biancini, Matteucci, Zauli, Zannoni, Baldi, Montuschi, Muki, Fabbri, Fognani, Gaeta, Lega, Rondinini e Sassi. Tramonti, “pittore e ceramista ammirato e discusso come pochi”, presenta tre opere: “Piatto con teiera e bottiglia”, “Piatto con sifone e bottiglia” e “Boccale con testa”, “con le sue stupende armonie di colori, così bene azzeccate”. Cfr. FOLLIERO, Umberto, Faentini a Ferrara, «La Ceramica», Milano, a. XVII, n. 3, marzo 1962, p. 41.
Novembre
Nasce Marco, il secondogenito di Guerrino Tramonti.
1963
Maggio
Copenaghen (Danimarca), Guerrino Tramonti, mostra personale.
Ottobre
Il professore Guerrino Tramonti, diventa il preside titolare della Scuola di Nove di Bassano (Vicenza).
1964
Agosto
Tokyo (Giappone), Museo Nazionale, International Exhibition of Contemporary Ceramic Art (dal 22 agosto al 13 settembre). Prima tappa della mostra collettiva itinerante in quattro città giapponesi (Tokyo, Kurume, Kyoto e Nagoya). Fu la prima esposizione internazionale in Giappone, progettata per celebrare l’apertura dei Giochi Olimpici di Tokyo. Gli organizzatori della mostra affermarono: “girando tra i vari paesi del mondo, abbiamo incontrato i singoli artisti e abbiamo scelto le loro opere con spirito giapponese”. Gli artisti selezionati furono 84, provenienti da 18 paesi diversi; tra gli artisti italiani partecipanti si trovano Lucio Fontana, Nanni Valentini e Carlo Zauli).
Settembre
Kurume (Giappone), Museo di Ishibashi, International Exhibition of Contemporary Ceramic Art (dal 23 settembre al 18 ottobre). Seconda tappa della mostra collettiva itinerante in Giappone.
Novembre
Kyoto (Giappone), Museo Nazionale, International Exhibition of Contemporary Ceramic Art (dal 5 al 29 novembre). Terza tappa della mostra collettiva itinerante in Giappone.
1965
Gennaio
Nagoya (Giappone), Museo di Aichi, International Exhibition of Contemporary Ceramic Art (dal 12 al 18 gennaio). Ultima tappa della mostra collettiva itinerante in quattro musei giapponesi.
Rijeka (Jugoslavia), Moderna Galerija, Musee d’Art Moderne, 5° Talijanskih Keramičara. Gaeta, Matteucci, Melandri, Tramonti, Zauli (dal 21 gennaio al 6 febbraio). La mostra collettiva è organizzata dalla Moderna Galerija di Rijeka in collaborazione con l’Associazione “Pro-Faventia” di Faenza. Il catalogo della mostra è presentato da Enrico Docci. Tramonti espone una serie di grandi vasi policromi in grès, denominati “ramina”. In una recensione pubblicata in un giornale jugoslavo, il direttore della Moderna Galerija di Rijeka afferma: “(…) Tramonti cerca di dare una sintesi tra le forme geometriche e i volumi semplici, originali e gli interventi discretamente condotti di natura pittorica. Il tutto è fatto a proposito e bene; soltanto qua e là sprizza qualche ritmo irrequieto, qualche accento discretamente coloristico. Particolarmente riusciti sono i vasi detti dall’autore “ramina” (il verde rame che dà il turchese) che ci fanno immaginare un vetro opaco di colore azzurro, quello simpatico e bonario. Il senso straordinario della misura e del gusto dicono che l’autore domina assolutamente la materia plasmandola con matematica precisione di forme. (…)”. Cfr. VIŽINTIN, Boris, Felice sintesi di tradizione e modernità. La prima esposizione collettiva degli artisti faentini in Jugoslavia, in: «Panorama», Rijeka, febbraio 1965, pp. 24 e 27.
Luglio
Cervia, Monumentale Ex Magazzino del Sale, 3° Concorso di ceramica d’arte (dal 27 luglio al 12 settembre). Tramonti vince il Primo Premio “Città di Cervia” (ex aequo con Tino Bernabè) con cinque pezzi policromi in grès porcellanato. Secondo la critica, “Le ceramiche di Guerrino Tramonti (…) hanno un preciso carattere dovuto ad una maestria di esecuzione veramente notevole. Sia che Tramonti lavori in maiolica o in grès i risultati sul piano qualitativo sono egregi ed i suoi pezzi sono sempre contrassegnati da un’immediatezza che tiene conto puntualmente dei motivi e della cultura della nostra epoca”. Cfr. LAMBERTINI, Luigi, I ceramisti di Faenza, in: «Le Arti», Milano, a. XI, n. 3, marzo 1966, p. 28.
1966
Luglio
Cervia, Monumentale Ex Magazzino del Sale, 4° Concorso di ceramica d’arte (dal 24 luglio al 11 settembre). Tramonti, che partecipa con sei pezzi policromi in grès porcellanato, è tra la rosa degli artisti segnalati dalla giuria, assieme a Bonaldi, Muky, Leoni, Chapallaz, Hess, Gaeta ed altri.
Agosto
Gubbio, Convento di San Francesco, 4° Biennale della ceramica. 11° Premio Gubbio “Mastro Giorgio” (dal 6 agosto al 10 settembre). Tramonti vince il secondo Premio Gubbio (ex-aequo con Franco Garelli) per il complesso dei quattro grandi “vasi doppi” realizzati in grès porcellanato e presentati nella sezione artistica del concorso. Il catalogo della mostra è presentata da Enrico Crispolti.
Rimini, E.N.A.I.P. Centro di addestramento professionale “S. Zavatta”, 2° Concorso Nazionale di Ceramica e Scultura “Francesca da Rimini” (dal 20 agosto al 18 settembre). Tramonti vince il I Premio con un complesso di “Cinque vasi in grès”: “(…) una serie unitaria di vasi (o forme) (…) dove, non si sa se apprezzare di più la linea formale dell’oggetto o il prezioso rivestimento di invetriato, mutevole nei suoi delicati passaggi di grigi. Senza dubbio lo smalto di questi pezzi ha conferito notevole preziosità e perfetta coerenza”. Cfr. ETTORRE, Cosimo, 2° Concorso Nazionale di Ceramica e Scultura “Francesca da Rimini”. Impressioni sulla mostra, in: «Ceramicart», Faenza, a. I, n. 2, ottobre 1966, p. 31.
1967
Luglio
Cervia, Monumentale Ex Magazzino del Sale, 5° Concorso di ceramica d’arte (dal 23 luglio al 10 settembre). Tramonti partecipa alla rassegna con cinque pezzi policromi in grès porcellanato, di cui tre vasi e due ciotole “a doppio cratere”. La giuria rende omaggio ai maestri della ceramica italiana Guerrino Tramonti e a Guido Gambone conferendo loro le due Targhe d’onore istituite dalla “Città di Cervia” per artisti di chiara fama.
1968
Luglio
Cervia, Monumentale Ex Magazzino del Sale, 6° Concorso di ceramica d’arte (dal 21 luglio al 8 settembre). Tramonti vince il Premio “Pinarella” con un gruppo di cinque vasi di grès porcellanato.
Dopo gli innumerevoli successi ottenuti con le arti del fuoco, Guerrino Tramonti decide di abbandonare la ceramica per ritornare a dedicarsi pienamente alla ricerca pittorica. Come lo stesso artista ricorderà in una dichiarazione pubblicata in occasione della mostra antologica del 1994, “(…) ritenevo di non poter andare oltre a quello che avevo raggiunto”. Cfr. SPADONI, Claudio, Quei piatti come fogli di diario, in: «Il Resto del Carlino», Ravenna, 31 dicembre 1994, p. 19. Ritenendo di non poter aggiungere nulla di nuovo in quello che Bojani ha definito “assoluto” ceramico, “(…) alla fine degli anni Sessanta, può dirsi che si esaurisca la ricerca ceramistica di Tramonti. Riprese la pittura negli anni Settanta, in quasi totale solitudine, freneticamente, in queste composizioni pittoriche ritornano, assieme a certi “arcaismi” – come le interpretazioni delle zaffere su maiolica fra Tre e Quattrocento –, elementi di post-cubismo declinati alla materialità di superfici sabbiate, di rapporti cromatici, di forme plastiche di un Fernand Léger, che egli aveva per altro visitato sulla Costa Azzurra. Non mancano citazioni come panneggi leonardeschi, risolte in masse pietrificate; o inserti surrealisti come le sfere alitanti alla Magritte. La ceramica, dopo quel periodo d’eclissi ritorna sia pure in modo non sistematico: come in una rivisitazione di certe esperienze del passato magari sentite come non ancora del tutto concluse, da perfezionare. (…)”. Cfr. BOJANI, Gian Carlo, Guerrino Tramonti, in occasione di una antologica, in: «La Faenza», cit., p. 137. “Quanto avvenne in ceramica nei decenni successivi, i Settanta e gli Ottanta (…), attiene più ad una riflessione personale dell’artista stesso nella rivisitazione delle tecniche usate soprattutto negli anni Cinquanta. Sarà comunque interessante considerarvi l’uso prevalente della scrittura, che si potrebbe in certo qual modo definire come graffitismo”. Cfr. BOJANI, Gian Carlo, In ricordo di Guerrino Tramonti, in: Guerrino Tramonti, opuscolo della mostra, Faenza, Museo Internazionale delle Ceramiche, 1993.
1969
Marzo
Madrid (Spagna), Istituto Italiano di Cultura, Exposición de Cerámicas de Faenza (dal 13 al 22 marzo). La mostra è presentata da Giuseppe Liverani, direttore del Museo delle Ceramiche in Faenza. Tra le opere esposte l’artista presenta un grande vaso sferico realizzato in grès porcellanato.
Settembre
Dubrovnik (Jugoslavia), Umjetnička Galerija, Suvremeni ravenski umjetnici, mostra collettiva. Partecipano Nivio Bedeschi, Angelo Biancini, Umberto Folli, Gaetano Giangrandi, Giuliano Manoni, Domenico Matteucci, Ettore Panighi, Antonio Rocchi, Giuliano Ruffini, Guerrino Tramonti, Francesco Verlicchi e Carlo Zauli. Tramonti presenta cinque vasi di grès porcellanato.
1970
Agosto
Kyoto (Giappone), Museo Nazionale d’Arte Moderna, Contemporary Ceramic Art. Europe and Japan, (dal 28 agosto al 11 ottobre). La mostra collettiva è presentata da Yoshiaki Inui; tra i partecipanti si trovano Bernard Leach, Hans Coper, Lucie Rie, Eduard Chapallaz, Carlo Zauli, Nino Caruso, Alessio Tasca e Guerrino Tramonti, che espone cinque grandi “vasi doppi” di grès porcellanato.
1971
Guerrino Tramonti è presentato dalla critica come una figura artisticamente completa: “(…) Si è trovato ceramista per necessità, dato che nel dopoguerra erano tempi non facili per gli artisti che si danno all’arte pura e la ceramica era un genere di consumo. Ora è uno dei più quotati maestri faentini. (…). È un artista vero, dunque. Con l’estrosità e la genialità che sgorgano senza elucubrazioni. Se Arturo Martini ne rimase entusiasta, quando vide le sculture di lui ragazzo, tanto che lo avrebbe voluto con sé, se Carena, Saetti, De Pisis lo stimavano artista dotato durante il soggiorno veneziano tutto ciò testimonia come Tramonti sia appunto artista completo. Ogni ceramista, oltre che ad essere un buon tecnico, dovrebbe associare le doti dello scultore e del pittore: la scultura ha tanta importanza in un pezzo. Esso deve essere nuovo e valido, portare il marchio di una ispirazione scultorea. Nello stesso tempo, la mano che lo decora deve sapere usare il pennello, conoscere i segreti della pittura, la sicurezza del disegno, l’armonia del colore. Quando nel 1948, a poco più di trent’anni, all’inizio della maturità, Tramonti è nato alla ceramica era avvantaggiato e le istanze della ricerca contemporanea nelle due arti maggiori – della scultura e della pittura – costituivano già il tessuto connettivo. Era fervido di promesse in entrambe. (…) La sua era una scultura che si impernia di sintesi formali legate alla tradizione antica, specie etrusca. Sapeva stilizzare l’anatomia in forme cilindrate che vivevano della spiritualità del volto del personaggio che raffiguravano. Tramonti pittore sapeva cogliere la magia delle cose, sempre con una straordinaria facoltà di sintesi degli elementi formali. Si vede che il suo pennello era abituato a correre frenetico, con moto nervoso, sulla tela. Ogni forza era definita con singolare intuito nella creatività del gesto. (…). L’affermarsi è stato per lui – artista completo – conseguenza logica. (…). Veramente un artista d’istinto e di abilità. Oggi Tramonti ha lasciato la maiolica nella quale il motivo veniva progressivamente spogliato di tutti gli attributi formali non essenziali e gli oggetti venivano ridotti a forme fondamentali bloccate nello spazio da contorni ben segnati e piani netti. Ricordiamo i suoi acrobati, i suoi pesci, i suoi gatti, che sono frutto appunto di questa sua ricerca nella sintesi. Un’essenzialità che lo ha potuto successivamente portare, quando è passato al grès, a delle realizzazioni significative. Da dieci anni Tramonti si esprime con questa materia orientale i cui risultati non dipendono soltanto dalla cottura ad elevata temperatura, ma anche dall’impasto. Egli afferma che lo si dovrebbe chiamare addirittura porcellana tenera questo suo impasto da grès. Ma l’importanza dell’opera attuale di Tramonti è sempre il felice connubio di forma e colore. È da notare che le forme di Tramonti non sono vasi o ciotole, ma sono autentiche sculture. “Quando faccio una forma – egli dice – io penso a una scultura”. Esse non si richiamano al vero, a una figura umana, ecc., ma nel gioco degli spazi sono valide e nuove di impostazione. Sono fatte tutte in un pezzo, costruite tutte in blocco – non un pezzo sull’altro – quindi tecnicamente in maniera difficilissima. E la veste è in connubio. Per ogni forma gli smalti adatti, così le macchie cristallizzate sono in armonia col pezzo, applicate nel modo consono a quella determinata forma. È tutto un gioco di sensibilità e l’artista Tramonti è maestro in questo. Pochi colori lo interessano, anche perché i veri colori del grès sono il bianco, il bruno piombo (detto nero), il blu, il verde e la gamma dei cinesi. È quella sua sintesi degli elementi formali trasmessagli dalla scultura, che fa delle opere di Guerrino Tramonti un ceramista che si afferma in qualsiasi prova. Per questo ora che ha raggiunto il maximum può con fiducia ritornare a quell’arte cui lo indussero i contatti con artisti come Carena e Saetti. Il suo ritorno alla pittura gli può essere foriero di sviluppi futuri. È quello che gli auguriamo insieme al successo per la prossima mostra di ceramica che sta ora preparando. Cfr. PLACCI, Emma, Guerrino Tramonti: pittore, scultore, ceramista. Romagnoli si nasce, in: «La Ceramica», Faenza, n. 6, giugno 1971, pp. 211-214.
1972
Aprile
Bologna, Galleria Sanluca, Tramonti, mostra personale (dal 26 aprile). Tramonti presenta un gruppo di forme-scultura in grès porcellanato, realizzate tra il 1960 e il 1970. “(…) La grandezza di Tramonti esplode poi nei grandi vasi bianchi di grès, nei colori puri senza varianti e sfumature che già esigono da soli un peso materico. La forma sale lenta nello spazio, si allarga pigramente sensuale, la materia compatta si leviga e asseconda complice la mano dell’artista che la accarezza e la definisce teneramente e saldamente, in perfetta consonanza col regolare moto circolare del tornio. Si impadronisce dello spazio e ne fa parte, l’impasto forte e pesante, quasi infrangibile, grava eppure levita nell’aria smaterializzando la sua corporeità. Afferma insomma una tangibile presenza scultorea, la sua tridimensionalità, mentre soddisfa e dà ancora una volta ragione dell’ebbrezza dell’artefice che con gesto antico rinnova la vita della materia”. Cfr. GATTI, Adriano, Guerrino Tramonti: artista aristocratico, in: «Artigianato. Tra arte e design», Milano, a. V, n. 16, gennaio/marzo 1995, p. 76.
1973
Kyoto, Museo Nazionale di arte moderna, “Prima esposizione internazionale di ceramiche Chunichi”. Mostra collettiva.
1974
Maggio
Ravenna, Galleria Mariani, Guerrino Tramonti, mostra personale (dal 11 al 31 maggio). L’artista espone una ventina di oli che documentano il risultato della sua ricerca pittorica. Il catalogo riporta un articolo di Enzo Tortora pubblicato sul “Resto del Carlino” il 22 aprile 1974. “Solo un romagnolo, e di Faenza per di più, può chiamarti “cocci”, “pentole”, con una punta di forsennato disprezzo (è solo un’altra faccia dell’amore) le forme che dalla ceramica ha ricavato, in anni ed anni di lavoro assiduo, e con risultati che hanno del mirabile. Ma lui no, lui, Guerrino Tramonti, adesso trita e calpesta anni di esperienze, e quando questo gigante brizzolato mi grida “io non voglio morire pentolaro”, quasi lo abbraccerei, perché proprio nell’insoddisfazione, nell’irrequietezza, nella ricerca condotta ai limiti dell’autodistruzione sta il sigillo inconfondibile degli uomini che contano. Credo, degli artisti veri. Mobile, ansioso, perennemente perseguitato da un’idea (si è confinato in casa per anni, vigilato da gatti, che sono animali metafisici, tigri con filtro, ossessionato dal mistero delle nuvole) Guerrino ha lasciato che al piano di sotto, nei locali della “Ceramiche Tramonti” tutto si svolgesse apparentemente come prima. Clienti, gruppi di turisti, semplici seccatori, ragazzi che imballano e caricano sui camion. Mi spiace non poter riprodurre pari pari i sanguinosi giudizi che Tramonti dà di un certo gusto “ceramicaiolo”: le cose sue più belle, più alte, più segrete (porcellane dalle forme essenziali e assorte, che sembrano arrivarci per miracolo dalle remote dogane delle origini) gliele comprano infatti solo i giapponesi. Qui, plagiati dall’idea del gusto pompieristico (“qualcosa per metterci i fiori”, il “soprammobile”, e altri analoghi, orrendi bidet dell’estetica ornamentale) era fatale che uno come Tramonti, uno che s’arrabbia perché è ancora “oggi” e non è già “domani”, arrivasse quasi per una sfida, una scommessa con se stesso (“con la ceramica avevo detto tutto, tutto quello che potevo e sapevo dire”) a chiudersi nel suo nuovo furore. La pittura. E la sua casa è così diventata un porto, gremito di tele che vi gettano l’ancora, o vi ritornano (Tramonti è già stato pittore, e di qualità rara, poi questo dono s’era come smarrito in altre esperienze) ed ecco il padrone di casa che inciampa quasi nei suoi quadri, ne è invaso, ne allinea interminabili cataloghi. Li osserva, li discute, li interroga. Non sono un critico. Ma ho occhi per vedere “dentro”: e Guerrino Tramonti m’è parso un personaggio autentico, uno di quegli incantevoli “matti veri” che ridanno all’improvviso il gusto del vivere, dell’operare, del creare. A Ravenna, l’11 maggio, esporrà una sua “personale”. Queste note, inquinate da un’irrimediabile amicizia (chi conosce Tramonti è contagiato dalla sua freschezza, dal senso quasi sacro della sua vocazione) hanno solo il senso di una facile, troppo facile profezia: sarà un grosso successo. Di più: Tramonti ha trovato una sua sigla inconfondibile, dopo una ricerca accanita: poche volte m’è capitato in sorte di assistere, da “dietro le quinte” al travaglio di un’opera di pittura: Ora che lo conosco, fiuterei i suoi quadri tra mille: c’è dentro fino al collo. I suoi gatti, le sue nuvole, le sue forme che s’alzano in un volo nuovo, liberatorio: aquiloni che si portano dietro anni ed anni di esperienze vissute fino alla crudeltà con se stesso. Come quella, estrema, di firmare “Tramonti” il lavoro di un pittore che “sorge”. O che risorge, se volete. Ma che, comunque, durerà”. Cf. TORTORA, Enzo, Guerrino Tramonti. Non parlatemi più di ceramica: adesso faccio il pittore, in: Tramonti, catalogo della mostra, Ravenna, Galleria Mariani, 1974. Faenza, F.lli Lega, 1974.
1975
Aprile
Faenza, Galleria d’arte SIRE, Tramonti, mostra personale (dal 5 al 24 aprile). L’artista espone diverse opere pittoriche. In un articolo apparso su “Bolaffiarte”, la pittura di Tramonti è definita “surreale”. “Raggiunta una fama internazionale nel campo ceramico, di getto, con tipico atteggiamento del romagnolo genuino, Tramonti afferma di aver chiuso il discorso su quelli che ormai definisce “cocci” e di aver aperto un nuovo dialogo nel campo pittorico. La realtà è però diversa, perché nessuna frattura vi è nell’opera di Tramonti, che non è ceramista, scultore o pittore, ma è solo artista: e l’arte non è forma, ma sostanza, perché è nell’istinto, nel cuore e nell’intelletto; e di qui sgorga impetuosa e violenta, senza possibilità di essere controllata o incanalata in una forma precisa e voluta. Come un vulcano manifesta la propria attività con fuoriuscita di vapori, lapilli o lava, così Tramonti, anch’egli vulcano colmo d’arte figurativa, si è manifestato ed espresso prima, timidamente come pittore, ed oggi ancora, ma questa volta impetuosamente, ancora come pittore: ma tutto ciò ha un senso, perché nella pittura Tramonti non sente i limiti imposti dal “coccio” e libera la sua fantasia realizzando le sensazioni che prova, le forme che intuisce, i colori che sente. Nascono così le sue nuvole, le sue rose, le sue donne, i suoi gatti: tutte espressioni concrete, ma surreali perché filtrate dall’anima di un artista vero, valido e sincero”. Cfr. T. S., Il “surrealismo” di Tramonti, in: «Bolaffiarte», Torino, a. VI, n. 48, marzo/aprile 1975, p. 102.
1976
Ottobre
Sesto Fiorentino, Rifugio Gualdo, Quinta collettiva di ceramica (dal 2 al 31 ottobre). La mostra mette a confronto la diversità della ricerca ceramica italiana, attraverso le opere realizzate da Bitossi, Bucci, Cipolla, Fabbrini, Fantoni, Galassi, Landi, Lega, Londi, Tsolakos, Tampieri, Tasca, Tramonti, Zauli ed altri. Tramonti espone diversi pezzi in grès porcellanato.
1978
Marzo
Prato, CEPAC, Tramonti (dal 2 marzo ad aprile), mostra personale. Tramonti espone opere di pittura e ceramica.
Mosca (U.R.S.S.), Istituto di Cultura Italiana, Cultura e società in Emilia-Romagna (dal 4 al 17 settembre), collettiva curata dalla Regione Emilia-Romagna e presentata da Franco Solmi. Nella mostra sono presenti Biancini, Gaeta, Leoni, Ravaioli, Sassi, Tramonti, Tsolakos, Zauli, Lega, Galassi e Rontini. Tramonti espone due grandi “vasi doppi” di grès porcellanato.
Ottobre
Il professore Guerrino Tramonti, preside titolare della Scuola di Nove di Bassano (Vicenza) dall’ottobre 1963, ottiene il congedo definitivo dalla scuola.
1980
Nella sua storia della ceramica faentina, Roberto Bosi definisce il ceramista nei seguenti termini: (…) oggi Tramonti ha riempito la sua casa di quadri: muto testimone della ceramica d’un tempo, nel cuore ancora i grandi Maestri del passato più recente, il ceramista dedica tutto il suo tempo alla pittura che propone in una nuova serie, lievitata su un’idea misteriosa e nello stesso tempo evidentissima, tangibile, con impeccabile impaginazione di forme calibrate, rugose al tatto come le sue ceramiche d’un tempo. Dallo stesso mare vetrificato e immobile escono le sue figure, i suoi animali dall’occhio fisso e stregato, i suoi drappeggi morbidi, come se continuasse ancora il discorso col fuoco e con la terra. Plastici sono, infatti, le ombreggiature e gli stacchi dei toni di colore e la pennellata è come l’impronta della mano di chi modella la creta. Il ricordo della fiamma che fissava gli smalti e le porcellane è vivo e bruciante, forse come il ricordo che gli avvampa dentro. Cfr. BOSI, Roberto, Storia della ceramica di Faenza, Marradi, Grafiche di Marradi, 1980, p. 122.
1983
Marzo
Siena, Palazzo Pubblico, Magazzini del sale, Quaranta anni del Premio Faenza (dal 26 marzo al 30 aprile). La mostra è presentata da Aldo Cairola, Gian Carlo Bojani, Andrea Emiliani e Edmondo Marabini, che fanno il punto della situazione della ceramica internazionale attraverso i vincitori del concorso faentino.
1985
Ottobre
Parma, Fiera di Parma, Mercantinfiera, Artisti in ceramica e ceramica di artisti 1947-1964, mostra collettiva a cura di A. Ambrosini, V. Mazzarella, A. Robiony, I. Sacco. Sono presenti le opere di Enzo Assenza, Angelo Biancini, Renato Birolli, Francesco Coccia, Albert Diato, Iole Fossati, Guido Gambone, Guido La Regina, Leoncillo, Pietro Melandri, Salvatore Meli, Salvatore Procida, Amerigo Tot, Guerrino Tramonti e Carlo Zauli. Tramonti espone “un piatto grande con le figure compresse al di là di una spessa vetrificazione e un piccolo vaso verde di forma essenziale”. Cfr. MAZZARELLA, Vincenzo, in: Artisti in ceramica e ceramica di artisti 1947-1964, catalogo della mostra, Parma 1985. Roma, F. Centenari, 1985, p. 10.
1986
Marzo
Padova, Galleria Adelphi, Guerrino Tramonti. Opere dal 1950 al 1960, mostra personale (dal 7 marzo al 5 aprile). La mostra è presentata da Alberto Corrain, che scrive: “Continuando la presentazione di artisti che si esprimono con quella stupenda materia che è la ceramica, la galleria Adelphi espone ora le ceramiche cristallizzate del faentino Guerrino Tramonti, personalità di spicco del mondo della ceramica contemporanea. Nel 1939 ha lavorato ad Albisola come dipendente di una fabbrica di ceramiche, traendo da questa esperienza la conoscenza con la materia. Tramonti è sempre stato quel che si dice un “caratteraccio” orgoglioso ed indomito, dalla parola franca ed immediata, spesso insolente, guadagnandosi così molti inimicizie ed incomprensioni. Egli si considera un autodidatta ed un isolato, ma quel che è più importante è la testimonianza della sua opera, valida per aver saputo fondere la modernità con una ricerca continua, una tecnica magistrale, ed una indiscussa competenza. È un artista conosciuto ed apprezzato più all’estero che in Italia, ma tenuto vivo da quel famoso spirito di indipendenza ed autonomia che in questo caso ben gli si addice. Del resto le sue ceramiche parlano chiaro, ed è sufficiente vederle per comprendere quanto la ceramica sia messaggio di bellezza, informazione, modernità e non vada tenuta in considerazione di sottoprodotto delle cosiddette arti maggiori come la pittura e la scultura. L’hanno compreso molto bene da secoli i giapponesi dando ad essa il posto che le compete e tra l’altro invitando Tramonti già due volte a tenere una mostra personale delle sue prestigiose ceramiche”. Cfr. CORRAIN, Alberto, in: Guerrino Tramonti. Opere dal 1950 al 1960, opuscolo della mostra, Padova, Galleria Adelphi, 1986.
Aprile
Belgrado (Jugoslavia), Muzej Primenjene Umetnosti; Novi Sad, Vojvodanshi Muzej; Ljubljana, Narodni Muzej; Sarajevo, Collegium Artisticum, Keramika iz Faence od Srednjeg vega do danas (da aprile a settembre). La mostra itinerante presenta una selezione delle opere più emblematiche della ceramica faentina dal medioevo al ventesimo secolo; è esposto il piatto realizzato da Franco Gentilini in collaborazione con Guerrino Tramonti.
Dicembre
Innsbruck (Austria), Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum (dal 9 dicembre 1986 al 18 gennaio 1987); Salisburgo, Salzburger Museum Carolino Augusteum, (dal 13 febbraio al 29 marzo 1997), Keramik aus Faenza. Von Mittelalter zur Gegenwart. La mostra presenta una selezione delle opere più emblematiche della ceramica faentina dal medioevo al ventesimo secolo; è esposto il piatto realizzato da Franco Gentilini in collaborazione con Guerrino Tramonti.
1987
Faenza, Tramonti realizza un monumentale “Crocefisso” (238x175 cm) in ceramica refrattaria maiolicata in policromia per la Chiesa del Paradiso. L’opera è un egregio compendio di citazioni e stilemi bizantini e medievali, dalla pittura fiorentina a quella catalana, giocate in chiave strettamente contemporanea. “(…) Il Grande Crocefisso realizzato per la chiesa del Paradiso di Faenza negli ultimi anni della sua operatività è un ottimo esempio di arte sacra che recupera la tradizione medievale senza cadere in quel “medievalismo” forzato degli inizi del nostro secolo; il ricordo va alle immagini bizantine e la sofferenza del Cristo è già “glorificata” secondo la teologia giovannea. Tramonti non ha propensioni drammatiche, per cui la scelta “ipostatica” è congeniale alla sua sensibilità vicina a Sant'Apollinare Nuovo e San Vitale. (…)”. Cfr. PATRUNO, Franco, Ha riscattato la scultura in ceramica dal ruolo di semplice “abbellimento” architettonico, in: «L’Osservatore Romano», Città del Vaticano, 3 marzo 1995, p. 3.
Settembre
Nove di Bassano, Museo della Ceramica, Idee per la ceramica, 30 anni di Premi della Fiera di Vicenza (dal 20 settembre al 30 novembre), mostra collettiva presentata da Nico Stringa. È esposto il “piatto in terracotta dipinta e ingobbiata vincitore del “Premio Nove” del 1953.
Novembre
Teramo, Aula Magna del Convitto Nazionale “Melchiorre Delfico”, La tradizione del Moderno nella ceramica di Castelli. G. Baitello, G. Saturni, S. Mattucci, A. Visani, G. Tramonti (dal 16 novembre), presentazione del calendario Trecas 1988, a cura di Nerio Rosa.
1989
Luglio
Laveno Mombello, Palazzo Perabò, Museo della Ceramica, Terra & Terra. Quattro presenze negli anni Cinquanta (dal 1 luglio al 24 settembre). La rassegna è curata da Gian Carlo Bojani, che presenta la mostra antologica di Antonia Campi e quattro mostre personali, con un catalogo unico, dedicate a Renato Bassoli, Rosanna Bianchi, Rolando Hettner e Guerrino Tramonti. L’artista faentino presenta diversi piatti policromi e invetriati a grosso spessore, realizzati dopo il 1955. “(...) Tramonti, infine: la cui re-invenzione delle “faenze smaltate” e di quelle “dipinte e invetriate” con certo grafismo e colorismo alla Braque e alla Matisse, con impressioni da “papiers collés” e insieme con certi echi tra il metafisico e il surrealista, crea il prodigio di un rinnovamento della tradizione nativa così illustre nei secoli, nelle forme come nella rutilante eppur accordata gamma coloristica che traspare dal fondo di invetriature d’acquario. (...)”. Cfr. BOJANI, Gian Carlo, in: Terra & Terra. Quattro presenze negli anni Cinquanta, catalogo della mostra, Laveno Mombello, 1989. Laveno Mombello, Museo della Ceramica, 1989, p. 5.
Ottobre
Atene (Grecia), Pinacoteca Nazionale, 600 XPONIA KEPAMIKH AПO TH ФAENTΣA. Sei secoli di ceramiche di Faenza. La mostra presenta una selezione delle opere più emblematiche della ceramica faentina dal medioevo al ventesimo secolo; sono esposti il vassoio realizzato da Franco Gentilini in collaborazione con Guerrino Tramonti e un tondo con “natura morta” invetriato a grosso spessore del ceramista faentino.
1990
Giugno
Faenza, Palazzo delle Esposizioni, Tramonti. Antologica Ceramica-Ceramica (dal 2 al 24 giugno). La mostra propone un centinaio di pezzi di proprietà dell’artista. In apertura del catalogo della mostra, Tramonti dichiara con amarezza: “Sono autodidatta e anche faentino. Nella mia vita ho avuto sempre contro un branco di “Somari” presuntuosi affiancati da politicanti. Se le beghe mi hanno privato di tutto anche in modo spietato, qualcosa dall’esterno mi è stato riconosciuto e dato. Se ho potuto reggere e lavorare non lo devo certamente alla “mia città”. Ho prodotto ceramica-ceramica dal 1948 al 1968, ignorato e avversato e sono stato ceramista a mezzadria… Ho sempre disprezzato la “Critica” venduta ai più diversi interessi, che esalta ed applaude con grandi consensi certi venditori di inganni. Ho cessato di fare ceramica (1968) perché ritenevo di non poter andare oltre a quel che avevo già raggiunto. Dal 1970 dipingo in piena tranquillità e solitudine, con grande gioia dei miei…Rivolgo un caro ricordo a Luigi De Luca, Leonardo Sinisgalli e Libero De Libero”. Cfr. Tramonti. Antologica Ceramica-Ceramica, catalogo della mostra antologica, Faenza, Palazzo delle Esposizioni, 1990 (testi di L. Luisi, E. Tortora e G. C. Bojani). Faenza, Litografica Faenza, 1990, p. 1. Luciano Luisi traccia il percorso artistico di Tramonti ripercorrendo idealmente le diverse stanze dove sono conservati ed esposti i suoi dipinti e le sue ceramiche: “(…) mi è capitato più volte, percorrendo le sale del Premio Faenza, dove negli anni sono passati i migliori, di osservare alcuni pezzi, pur belli pur suggestivi nella loro naturale asprezza, ma quasi pervasi dal presentimento, dall’angoscia della morte, per quel loro diventare pietra, scoglio, ossame. In Tramonti invece tutto si accende di una sensuosità inestinguibile, al fuoco di un vitalismo che si alimenta di se stesso. Basta dunque un piatto o un vaso a suggerire (come ogni autentica opera d’arte) la natura, il ritratto psicologico dell’artista. Ceramica come diario, come confessione, come un continuo esporsi con i propri slanci, gli umori, la rabbia, la tenerezza. A percorrere le sale del suo studio-bottega, dove nelle grandi vetrine Tramonti ha posto il meglio della sua produzione, si può leggere la sua vita: la sua vita di artista, ma anche quella di uomo. Di quest’uomo che è sempre stato fermo nei propri propositi, incapace della minima concessione ad un compromesso, esigente e coerente fino al sacrificio, alla rinunzia. E basterebbe, a dimostrarlo, uscire in cortile a vedere l’enorme cumulo di cocci rotti che mandano bagliori di colore, accensioni di smalti nel sole che li investe, e che rappresentano non solo ciò che il forno, nel gioco imponderabile della cottura (…) ha spaccato, ma anche, e sono più numerosi, quelli che Guerrino ha rifiutato nella sua scontentezza, nel suo rincorrere, con lo stesso fiato e la stessa anima di quando aveva vent’anni, senza requie, la perfezione. Un diario, dicevo. Di grande ceramista scultore e pittore, che ha detto basta con la terra e il fuoco, e ha fatto portar via quei forni sui quali per tanti anni si era chinato interrogativamente nell’ansia di un risultato sempre in parte sorprendente. Così, dismesso quell’abito che gli ha dato tanto successo nel mondo (vengono ancora i suoi affezionati collezionisti dal Giappone) è tornato al suo primo amore. E bisogna entrare in un’altra grande sala del suo studio per scoprirlo. Vi sono, appesi alle pareti e allineati per terra, i suoi quadri. Hanno colori vividi come quelli dei grandi piatti “invetriati”. Sono le figure del suo costante immaginario: ancora i gatti, i pesci, la frutta, gli oggetti d’uso, e certi indimenticabili nudi, irreali pur nella loro sontuosa carnalità, che occhieggiano dal fondo della stanza, come a sfida. Immagini che rivelano la cultura figurativa novecentesca di Tramonti, dal cubismo al surrealismo, nella scandite campiture, nelle equilibrate impaginazioni, e che hanno, come del resto era leggibile in molte sue opere di ceramica, una vibrazione metafisica. Anche in questi quadri della sua alta maturità, Tramonti sembra voler esaltare (mettendo in fuga, negando ogni legge che possa contraddirlo, e tornando per ciò senza malinconia alla sua prima stagione) l’intatto turgore della vita. Quasi di una giovinezza – sembra volerci dire – che non possa spegnersi mai: in cui identifica quella immutabile della poesia, che il tempo non oltraggia, né tradisce”. Cfr. LUISI, Luciano, Tramonti. Ceramica-Ceramica, in: Tramonti. Antologica Ceramica-Ceramica, catalogo della mostra antologica, cit., pp. 13-15.
Gennaio
Istanbul (Turchia), Istituto di Cultura Italiana, 600 anni di ceramica Faentina, 8 Gennaio - 12 Febbraio 1990.
1991
Febbraio
Lisbona (Portogallo), Museu Nazional do Azulejo, Ceramica de Faenza. Da idade Média ao século XX (dal 4 al 24 febbraio). La mostra presenta una selezione delle opere più emblematiche della ceramica faentina dal medioevo al ventesimo secolo; Guerrino Tramonti espone il grande tondo invetriato a grosso spessore, vincitore del Premio Faenza del 1955.
Marzo
Valencia (Spagna), Museu Nacional de Ceràmica Gonzalez Martì, Ceramica de Faenza. De l’Edat Mitjana al Segle XX, Mostra itinerante, dal 4 marzo al 4 aprile.
Aprile
Barcelona, Museu de Ceràmica, Ceramica de Faenza. De l’Edat Mitjana al Segle XX, Mostra itinerante, dal 18 aprile al 2 giugno.
Settembre
Faenza, Palazzo delle Esposizioni, La ceramica del ‘900. Seconda mostra mercato (dal 14 al 22 settembre). La Galleria Adelphi di Padova espone il piatto dipinto in policromia e invetriato a grosso spessore, raffigurante una ragazza di profilo con pera, del 1968.
1992
Agosto
Kyushu (Giappone), Museo delle Ceramiche (dal 29 agosto al 4 ottobre 1992); Shigaraki, Parco Culturale delle Ceramiche (dal 10 ottobre al 23 novembre 1992); Toki, Ceratopia (dal 22 gennaio al 21 febbraio 1993), Ceramiche Italiane Contemporanee 1950-1990, mostra collettiva itinerante curata da Gian Carlo Bojani. La ceramica contemporanea italiana è rappresentata da ottantotto artisti, tra pittori, scultori e ceramisti. Tramonti è rappresentato con il grande tondo del “Premio Faenza” 1955 e un Vaso-scultura del 1963, entrambi conservati presso il Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza.
Ottobre
Guerrino Tramonti muore il 17 ottobre 1992.
Novembre
Per volontà dell’artista, la famiglia allestisce la “Casa-Museo Tramonti”, nell’abitazione di via Fratelli RoSselli 8. Il museo privato custodisce l’intero percorso artistico, dalle sculture sintetiche degli esordi negli anni Trenta ai tondi dipinti con colori sgargianti rivestiti di cristallina a grosso spessore, dai vasi-scultura di grès porcellanato degli anni Sessanta agli olii dipinti su faesite dell’ultimo periodo di attività. “(...) Il museo in casa è situato al piano terra: vi si discende quasi con paura, come si discende nelle “viscere” di qualcosa, o nell’intimità più nascosta di qualcuno. Di Guerrino Tramonti senz’altro: lo rivelano le frasi piene di vis polemica contro precisi personaggi pubblici “gridate” sulle splendide ceramiche dei piatti, senza risparmiare nomi e cognomi. Ma lo provano anche le figure e immagini che si rincorrono da una sala all’altra, testimoniando una tenace fedeltà ai propri temi e al proprio mondo. Sono i gatti, i pesci, i nudi, gli oggetti quotidiani, i panneggi, i fasci di righe, che passano da un’opera all’altra, variamente combinati e trasfigurati. Con una sinteticità e un “turgore” (Luisi) di vita e passione che costituiscono un po’ la cifra di questa casa-museo. E dell’animo di Tramonti, artista e uomo “libero liberissimo”. Cfr. BENINI SFORZA, Luciano, Storia di Guerrino Tramonti “l’uomo libero liberissimo”, in: «Il Messaggero», Edizione Romagna, 1 novembre 1992, p. 31.
1993
Marzo
Faenza, Circolo degli Artisti, Tramonti. Pensieri di una vita (dal 7 al 22 marzo), mostra antologica. “(...) Tramonti ha sempre professato la contraddizione fra spirito e raffigurazione, elevandola ad arte, e da essa ha ricevuto.... da sé medesimo.... ironici, a volte comici, riscontri, quelli che maggiormente gli interessavano, e, dei quali, ha fatto spensierata esperienza creativa, senza mai abbandonarsi agli eccessi dolorosi di tanti suoi amici artisti, fra cui De Pisis, Mafai, Saetti, o ai pianti e alle ferite di una generazione che, dall’ideologia o dall’ordine, è rovinata sulla guerra, sopravvivendo, combattendo, per poi illudersi di poter ricostruire un’Italia retta dalla giustizia e dall’onore. In ciò, la consapevolezza dell’“omone” Guerrino, la sua ricerca di perfezione, benché fosse conscio della nostra impossibilità di risposte, il suo tornare ben presto in provincia, a Faenza, nonostante l’odio nei confronti degli spazi ristretti, le importanti relazioni artistiche, la fraterna amicizia con Gentilini, e gli anni trascorsi tra Roma, Venezia e Milano: quindi riconoscendosi in primo luogo pittore e scultore, l’accanirsi nel praticare la ceramica (che, del resto, ha sempre definito, con vera sincerità ideale, quale “arte minore”) e, attraverso le innovazioni tecniche da lui scoperte, e l’applicazione delle (così dette) “nuove” tendenze, sfidare l’esterno, cercando il più possibile di divertirsi, di favoleggiare, rappresentando rebus irrisolvibili, lune, angurie, pesci, numeri, a fianco di personaggi e gatti dallo sguardo stupefatto, fisso, incantato, ipnotizzato dalla materia in cui la sua mano li ha sospesi, in cui li ha imprigionati, dividendone la sorte. E, appunto, dopo un lungo pomeriggio di reciproche confessioni – davanti a una delle sue donne che reggono la perla, ci siamo salutati, per mai più rivederci in vita. “La purezza ce l’hai in mano – sentenziò – così come il tuo destino, ed è sabbia che diviene oro nel ventre della conchiglia. È il mistero di una margherita che sboccia dal grembo della terra, per farsi sfogliare da quella ragazza che anche tu incontri… non puoi negarlo… allorquando ti siedi alla scrivania”. Di certo quella ragazza – caro Guerrino – che nella domanda ha già la prova dell’amore: la chiave del poetico inganno, e del perdurare tra notte e giorno”. Cfr. MANZONI, Gian Ruggero, Reggere la perla (per ricordare Guerrino Tramonti), in: Tramonti, catalogo della mostra, Bologna-Faenza 1993, cit., pp. 11-13.
Bologna, Galleria d’Arte Moderna, Pittura (dal 5 al 26 marzo).
Faenza, Museo Internazionale delle Ceramiche, Ceramica e porcellana (dal 13 marzo al 26 giugno). Nella mostra sono esposte le opere di Tramonti appartenenti alle collezioni del MIC. Nella presentazione, Gian Carlo Bojani dedica un testo in ricordo dell’artista: “(…) Ricordo alcuni momenti significativi del suo percorso: quando in gioventù, negli anni Trenta, privilegiava la scultura in terracotta nell’ambito di un magistero come quello di Arturo Martini; nel secondo dopoguerra, e per tutti gli anni Cinquanta, il suo dedicarsi alla “decorazione” della ceramica intesa come ricerca di rivestimenti preziosi sia sulle plastiche sia sul vasellame rivisitato in sintonia con quanto avveniva a Faenza e altrove in Italia: qui ricordo soltanto certi momenti di affinità con Angelo Biancini che operava con Anselmo Bucci nel maiolicare le sculture, e assai più con Domenico Matteucci: mentre una personalità come Guido Gambone da Vietri e poi da Firenze attivava la sua incondizionata ammirazione che mantenne intatta fino agli ultimi istanti della sua vita; infine, il suo virare negli anni Sessanta risolutamente in quella che amava definire “ceramica-ceramica”, dedicandosi esclusivamente all’arte vasaria in materiali (che indicava come “grès porcellanati”), forme e rivestimenti che si rifacevano – reinventati in certa sintonia con il design di quegli anni – alle più raffinate tradizioni estremo-orientali, assai rare in Italia. Si deve considerare particolarmente eloquente questa sua ultima scelta controcorrente, quando ormai si diffondeva anche in ceramica ogni sorta di contaminazione fra le arti, i loro materiali, quelli tradizionali o altri del tutto inusuali. Lui, che si sentiva soprattutto pittore e scultore, intendeva con tale virata del tutto consapevolmente ridare alla ceramica il suo specifico, in quella intelligenza e sensibilità atemporali in cui Cina, Giappone, Corea sono considerati i paesi guida. Ed è su questa sua intenzione fattiva – la quantità e la qualità del suo lavoro negli anni Sessanta lo sta a dimostrare –, che occorre darsi una pausa di riflessione, (…), per riproporsi, anche al di là dei pur altissimi esiti dell’opera, il ruolo di grande rilievo che Guerrino Tramonti ha avuto anche se apparentemente estraniato dall’attualità, nel dibattito sull’arte ceramica di questo secolo. (…)”. Cfr. BOJANI, Gian Carlo, In ricordo di Guerrino Tramonti, in: Guerrino Tramonti, opuscolo della mostra, Faenza, Museo Internazionale delle Ceramiche, 1993.
Agosto
Arenzano (Genova), Vicolo Capuccini e Galleria Nastré, Figuriamoci un gatto, Prima rassegna internazionale dell’immagine del gatto, a cura di Gino Paoli. Nella mostra collettiva, allestita in tre sedi diverse, sono esposti tre piatti dell’artista faentino. Il cantautore, amico di Tramonti, afferma: “Un feeling felino mi ha avvicinato a Guerrino Tramonti. Perché negarlo? Anche lui era un gatto. Matto quanto me e forse anche un po’ di più. Quel giorno di quattro anni fa quando sono entrato per la prima volta nella sua bottega ho riconosciuto in lui un gattofilo, l’uomo libero, la persona vera che vive e parla solo secondo se stessa. (...) Un giorno Guerrino Tramonti mi ha regalato una delle sue piastrelle: portava una sorta di testamento. Lo condivido personalmente fino in fondo: “Io sono un uomo libero liberissimo e lo sarò fino alla fine. Ho pagato duramente più volte ma non me ne pento. Odio i conformisti i cortigiani gli imbecilli i mafiosi che sono un oceano infinito”. Cfr. PAOLI, Gino, Gino Paoli e le “affinità elettive” con Guerrino Tramonti. “Uniti dall’amore per i gatti”. Un “feeling felino” nato nella bottega del ceramista recentemente scomparso, in: «Il Resto del Carlino», Ravenna, 13 ottobre 1993, p. VI.
1994
Maggio
Sulla copertina interna del compact disk di Gino Paoli, intitolato “King Kong”, sono riprodotti “due gattoni paffuti e diffidenti” tratti da un “disco” di ceramica decorata in policromia realizzato da Guerrino Tramonti. “Conoscevo bene Guerrino Tramonti – spiega Paoli motivando la sua scelta di caratterizzare le facce del cd con i gatti di Tramonti – mi piaceva molto come persona e avevo una grande considerazione della sua arte. (...) Poi il gatto è per me una specie di bandiera e Guerrino ne faceva tanti di gatti. Felini misteriosi e indecifrabili, gattoni raggomitolati su se stessi ma pronti a balzare... (...)” Cfr. GIORDANI, Elide, “Libertà vuol dire diventare un gatto”. Faccia a faccia con Gino Paoli, in: «Il Resto del Carlino», Bologna, 5 maggio 1994.
Agosto
Castelli d’Abruzzo, Museo delle ceramiche di Castelli, La tradizione del Moderno nella ceramica di Castelli. Mostra antologica dei maestri: Giorgio Baitello, Giorgio Saturni, Serafino Mattucci, Arrigo Visani, Guerrino Tramonti (dal 1 agosto al 30 settembre), mostra collettiva a cura di Nerio Rosa. Sono esposti alcuni tondi dipinti in policromia e invetriati a grosso spessore, realizzati da Tramonti verso la metà degli anni Cinquanta, tra cui “Gemelli”, “Natura morta”, “Cavallo rosso”, “Cavallo blu” e “Pesce”. “La funzione di Guerrino Tramonti (…) a Castelli è molto significativa. (…) Tramonti era già un ceramista affermato quando venne a dirigere nel 1953 la Scuola d’Arte di Castelli; gli va riconosciuto il merito di aver intuito l’importanza operativa del clima castellano. Infatti egli, che mai risiedette stabilmente a Castelli, pur non integrandosi con la quotidianità castellana, ne apprezzò di fatto il significato culturale. Gli allievi lo ricordano rigoroso e fattivo. Non v’è dubbio che, alla metà degli anni cinquanta, egli abbia rappresentato il collegamento giusto tra la matrice faentina della ceramica castellana contemporanea e un suo positivo prosieguo nelle realtà contemporanee. Poche sono le opere che Tramonti ha lasciato in Abruzzo; ma non è da sottovalutare il suo impegno tendente a tenere l’aura castellana ad un livello nazionale, senza sconvolgimenti e nel più assoluto rispetto di una tradizione operativa aperta all’innovazione. Tramonti, pur dotato di grande temperamento e di notevole personalità, seppe condurre per cinque anni la scuola di Castelli verso uno sperimentalismo utile e coerente e, soprattutto, verso un approfondimento sistematico, evitando dispersioni e dannose genericità espressive. Non è cosa da poco; anzi con Tramonti la cultura contemporanea di Castelli ha avuto una prima puntuale verifica ed un consistente assestamento. (…)”. Cfr. ROSA, Nerio, La tradizione del moderno nella ceramica di Castelli, catalogo della mostra, Castelli 1994. Teramo, Editrice Andromeda Multimedia, 1994, p. 28.
Novembre
Bologna, San Giorgio in Poggiale (dal 25 novembre 1994 al 8 gennaio 1995). La Fondazione Cassa di Risparmio e il Circolo degli Artisti di Faenza promuovono la mostra antologica dedicata all’artista faentino, intitolata Guerrino Tramonti: artista aristocratico, a cura di Andrea Emiliani e di Franca Varignana. La rassegna presenta più di sessanta ceramiche, tra cui alcune terrecotte degli anni Trenta, numerosi olii e diversi arazzi. “(…) L’aristocrazia di Tramonti è da individuare in una sorta di isolamento polemico nei confronti di ogni costrizione formale sia accademica sia politica. Questo atteggiamento appare chiaro già dagli anni giovanili e si accentua durante il ventennio fascista, malgrado le mediazioni di Bottai ed il tentativo della Sarfatti di “salvare” dalla retorica imperante una tendenza che si rifacesse agli etruschi, Giotto e Piero della Francesca più che ad una fraintesa “arte romana dell’impero”. (…)”. Cfr. PATRUNO, Franco, Ha riscattato la scultura in ceramica dal ruolo di semplice “abbellimento” architettonico, in: «L’Osservatore Romano», Città del Vaticano, 3 marzo 1995, p. 3. Inserendo l’opera dell’artista in un contesto internazionale più ampio, il curatore della mostra afferma: “(…) Tramonti ammirava Martini ed avvertiva in Drei, come in Rambelli stesso, una fecondità formale inesauribile, mescolata inoltre ad un grado di figurativismo accettabile, plausibile anche davanti agli scopi della decorazione. Il trasferto della forma plastica in quella forma cromatico-plastica che vien garantito intimamente dalla ceramica, è una operazione da seguire intensamente, ed ha luogo in modi analoghi a quelli che, contemporaneamente, è Angelo Biancini a produrre. Biancini vi si impegna anche più corposamente, poiché intende restare scultore e ceramista insieme. Tramonti si esilia con più sollecitudine nell’unicum formale dell’oggetto, nella foggiatura esclusiva e nella pervasione cromatica che ne afferra il volume e lentamente lo immerge nel suo umore, preparandone quella resurrezione – ovvero quell’altro trasferto vale a dire travestimento – che è il fuoco. (…) La ceramica, tra tutte le tipologie materiali e tra tutte le forme espressive, è quella che più di ogni altra si offre all’infinito, incessante variare dei campi tecnici e dunque degli ambiti stilistici. L’incedere ha inizio con la materia primaria, un’argilla morbida e pronta ad ogni avventura; e diviene esaltante, magico e perfino alchemico nella fase del fuoco. Ogni artista sa bene quali siano le carte da giocare in questa difficile partita, ma ne attende il risultato con un’ansia mai repressa. Ne modifica le qualità con una selezione assoluta, col sacrificio di molti risultati rifiutati. (…) Tramonti non segue un itinerario stilistico compatto. Probabilmente, si tratta di valutare meglio il momento – negli stessi difficili anni ’40 – nel quale egli si rifugia deliberatamente dentro l’esempio della pittura. La segregazione politica in casa di De Pisis, nel ’43 (…). La aemulatio di Tramonti nei confronti di Pippo veneziano è fenomeno tra i più singolari, e non ha nulla di volgare, anzi. Così come è apparso, esso scompare e svanisce, lasciando semmai il posto ad un decorativismo di valore solare, cromaticamente imbevuto d’una forma mediterranea, al quale si affaccia lo stesso Picasso provenzale. Ma subito, insieme, riaffiora un vecchio fascino novecentista italiano (Saetti, ad esempio, oppure qualche parte di Sironi, di Spazzapan, di Mannucci). Io credo che l’entità formale che prevale nell’espressione tra il ’50 ed il ’60, periodo durissimo anche per la protesta libellista che sembra prevalere sul significato poetico, o quanto meno ridurne l’assolutezza, sia proprio quello che abbiamo chiamato provenzale e che porta con sé un connubio ormai avvenuto – secondo larghissimi orizzonti decorativi – anche con l’Ecole de Paris. E tuttavia, tra tutti, Tramonti sceglie il pittore-innovatore più complesso, quel Fernand Léger cui sembra affidato il compito grave di trasferire il secondo cubismo cromatico e tricolore verso un paesaggio meno mentale e intellettuale, fino a prediligere la forma libera. Le ciminiere delle navi, i dadi tripartiti come una bandiera, le chiavi inglesi in mano agli operai del primo socialismo marinaio: e quegli azzurri smozzicati fino al blu acceso del vessillo e quel rosso di carena e di porto, conditi con il nero del cantiere affumicato, sono tutte componenti che giungono agli ossidi della tavolozza di Tramonti con la felicità d’una stagione piena di sensualità. E par quasi che le scritte della protesta siano l’ultima sigla di uno sciopero nel bacino di carenaggio. Di Léger, e della sua segmentazione cilindrica e conica, delle sue amputazioni meccaniche ammassate nel fondo di qualche sentina navale, Tramonti – credo – amasse un certo appetito della materia, quella grossolanità fiorita e colorita e, alla fine, quel senso forte della materia ferrosa e verniciata che ne faceva un fumista di alto bordo, di grande carpenteria metallica. Come nelle lastre d’acciaio piegate e arrotondate, scintillanti di rossi e blu che accerchiano il bianco, corre la ruggine e ogni scrostatura sembra una ferita aperta sul fianco enorme della nave, così le infinite ragioni di degrado, di erosione della superficie ceramica si fanno grazia espressiva. La forza di Tramonti addotta per giunta una superficie vetrificata che si sgretola in parti infinitesimali, e che sotto l’incidenza della luce per quasi rimandare la mente all’organizzazione musiva, alle sue rifrazioni brillanti. (…) Probabilmente ci sarà da chiedersi che cosa abbia indotto Tramonti ad entrare, intorno agli anni ’60 e a coltivare con tanta necessità e ardore e, infine, con un’eleganza malata, l’ultima stagione della sua ceramica: e per giunta di una ceramica che, come per un doppio salto mortale, si traveste da maiolica ma continua a vivere la sua foggiatura artigiana, l’antica dimensione rotante del tornio anziché apprestarsi all’atto – così improprio, così improponibile dalle nostre parti – della colatura. (…) Se è difficile comprendere quale sia la volontà terminale di Tramonti in questa stagione nella quale – pieni anni ’60 – è semmai più facile scorgere tutto attorno il segno d’una alterazione espressiva, la nevrosi dell’insofferenza alla tradizione e una specie di tarlo ideologico che anche a Faenza rodeva l’idea dell’arte trasformandola, o tentando di farlo, di un adulterio industriale e moltiplicativo. (…) Questa è la stagione in cui Tramonti tenta di raggiungere il sublime della ceramica, trasferendone per giunta una parte dell’accesso formale ben dentro i territori della maiolica e contraddicendo così lo spettatore, cui ogni volta è necessario e saggio far constatare il valore della “meraviglia” del trasferto. In effetti, in questo decennio confuso della società, l’impronta di Tramonti possiede il nitore di un microcosmo perfetto, la serenità di un messaggio naturalistico che non prevede quasi neppure la presenza dell’uomo, la necessità di un rapporto con lui: ma solo il filtrare della luce, il suo divenire delicato, il discoprirsi di altri orizzonti, nella corrosione, nell’evanescenza. Dopo stagioni dichiarate e impulsive, concesse come abbiam visto perfino al clamore dell’eloquenza politica, ogni forza si riunisce nell’osservazione e nell’incanto della natura. E qui, ogni ammiratore potrà davvero sciogliere la sua emozione, ispirare la sua poesia naturale. È raro vedere come tecnica e capacità possano convivere prima in un ardore creativo e poi ricomporsi come fossero la stessa cosa, un agio che risorge dal profondo d’una nuvola che, lacerandosi, discopre sotto il suo lieve velo un’erosione ancora, un battito d’ala, e un’altra trama appena. Sempre più luce traspare, fino all’apparire d’una superficie che è come il cielo stesso che s’è aperto un varco oltre le nubi, dentro il forame. Grande ceramica, senza più confini. Il saluto di Tramonti, dopo il novecento delle avanguardie commemorate, è nel segno dell’assoluto. Cfr. EMILIANI, Andrea, in: Guerrino Tramonti: artista aristocratico, catalogo della mostra, Bologna 1994. Faenza, Circolo degli Artisti, 1994.
“(...) una vita detta “aristocratica”non per la presenza di uno snobismo selettivo, razzista, ma per una profonda consapevolezza del lavoro d’artista, individualismo d’ascendenza si potrebbe dire neo rinascimentale, che lo resero corrucciato verso una pratica e considerazione dell’arte, magari trasandata e troppo disinvolta o addirittura “somara”. Perché era facile sentirgli dare del “somaro” a qualcuno dell’arte. (...) Gian Carlo Bojani, “Tramonti Guerrino pittura e ceramica” Fano, aprile 2010.
1995
Agosto
Castellamonte (To), Rotonda Antonelliana, 1° Maestri dell’Arte. 35° Mostra della Ceramica, 4 agosto-3 settembre 1995.
1996
Marzo
Bologna-Savignano-Camerino, Concerto di Gino Paoli. L’immagine del “Gatto” dipinto da Guerrino Tramonti su un tondo di ceramica, decorata in policromia e smaltata con cristallina a grosso spessore, compare in trasparenza proiettata sul palcoscenico durante tutto il concerto. La ceramica è conservata nella collezione Paoli.
1997
Kecskemét, Kecskeméti Galéria; Budapest, A Faenzai Kerámia 600 Éve. Sei secoli di ceramiche di Faenza. La mostra presenta una selezione delle opere più emblematiche della ceramica faentina dal medioevo al ventesimo secolo; è esposto il piatto realizzato da Franco Gentilini in collaborazione con Guerrino Tramonti.
1998
Maggio
Cairo (Egitto), Centro Hanaguer, Ceramica di Faenza. Selezione di opere dal Medioevo ad oggi (dal 23 maggio al 22 giugno). La mostra presenta una selezione delle opere più emblematiche della ceramica faentina dal medioevo al ventesimo secolo; è esposto il grande tondo di Tramonti vincitore del Premio Faenza del 1955.
Luglio
Perugia, Rocca Paolina Sala Cannoniera, Alitalia per l’arte, ventiquattro artisti per Umbria Jazz, (dal 10 al 19 luglio). Mostra collettiva per celebrare i 25 anni del festival.
Novembre
Melburne (Australia), The George Adams Gallery (dal 14 ottobre al 1 novembre); Sydney, Hotel Intercontinental (dal 20 novembre), Maiolica of Faenza from fhe 14th century to the 20th century. La mostra presenta una selezione delle opere più emblematiche della ceramica faentina dal medioevo al ventesimo secolo; è esposto il grande tondo di Tramonti vincitore del Premio Faenza del 1955.
Dicembre
Cervia, Sala Rubicone Magazzini del Sale, Verso un’Arte maggiore (da dicembre 1998 a gennaio 1999). Nella mostra sono presenti i vasi-scultura di grès porcellanato premiati nelle diverse edizioni del Concorso di Ceramica d’arte “Città di Cervia” dal 1968 al 1970; il catalogo è presentato da Gian Ruggero Manzoni.
2002
Febbraio
Bologna, Carisbo, Guerrino Tramonti. Artista Aristocratico (dal 15 febbraio al 14 giugno).
2005
Dicembre
Faenza, Circolo degli Artisti, Tramonti. Dal periodo veneziano ai primi anni ’50 (dal 4 dicembre 2005 al 21 gennaio 2006). Il catalogo, che si apre con uno scritto di Nevio Casadio, presenta un testo critico di Josune Ruiz de Infante, dove la studiosa delinea il percorso pittorico dell’artista in relazione ai suoi molteplici interessi artistici. “(…) L’interesse di Tramonti per la pittura risale al lontano 1929, quando l’artista, chiamato dalla musa del colore, inizia la frequentazione dello studio dell’amico Franco Gentilini, dove nascono i suoi primi due quadri. Il tema della natura morta, ampiamente utilizzato durante gli anni Quaranta da Guerrino Tramonti, era già stato inaugurato dal nostro pittore nel decennio precedente, come testimoniano le parole di Carlo Savoia che, nella recensione di una mostra faentina del 1932, elogia il “giovanissimo, vergine d’ogni grigiore di scuola: Guerrino Tramonti” il quale “dimostra chiaramente che la pittura, pur essendo soprattutto colore, è anche forma e volume. Belle le sue nature morte con le mele; coloratissime e plasticissime” (SAVOIA, Carlo, La Mostra dei G.U.F. Romagnoli a Faenza, in: «L’Assalto», Bologna, aprile 1932.). Le tematiche legate alla “natura morta” sono quindi oggetto di attenzione da parte dal giovane Tramonti sin dalle prime esperienze nel campo della pittura, e si può addirittura constatare una sorta di trasversalità tematica nell’intera produzione bidimensionale dell’artista, compresa quella della ceramica e della produzione pittorica degli anni della maturità. D’altra parte, è noto che la natura morta costituisce un tema ricorrente nell'iconografia dei diversi gruppi di artisti che lavorano in Italia negli anni Trenta fino alla fine del secondo conflitto mondiale, a cominciare dai “Chiaristi lombardi”, passando dai “Sei di Torino”, agli artisti di “Corrente”, senza trascurare gli esponenti della “Scuola romana”. Come si è già delineato, il giovane artista faentino, sin dall’inizio del suo percorso nella vita dell’arte, non prenderà mai posizioni esclusive (o escludenti) da pittore oppure da scultore; al contrario, la peculiarità, e la ricchezza del suo approccio aperto e a volte persino eclettico nei confronti delle arti, è quella di non riuscire ad “essere fedele” ad un’unica musa, accarezzando ora la plastica e la pittura, poi la pittura e la ceramica, domani la ceramica, la grafica e di nuovo la pittura, attraverso un accostamento policentrico, sempre consapevole e vivace. Ad eccezione di una piccola tela sulla quale si legge la data 1943, raffigurante una “natura morta con pera, melograni, vaso e monumentale panno piegato” in primo piano, la cui impostazione l’artista riprenderà ad usare, con taglio spigoloso e sintetico, negli anni della sua maturità, le tele presenti nella mostra del Circolo degli Artisti sono realizzate tutte nella seconda metà degli anni Quaranta, fondamentalmente nel periodo compreso tra il 1945 e il 1948. Si tratta di opere che a volte ricordano l’impaginazione post-metafisica dell’amico De Pisis, con il quale Tramonti ha occasione di misurarsi nel suo soggiorno lagunare, come appare documentato nel piccolo dipinto firmato a Venezia nel 1945, raffigurante una “natura morta con selvaggina appesa ad un filo e disegno” attaccato ad un freddo muro grigio, la cui idea rimanda ai “bodegones” seicenteschi di Sanchez Cotán. Lo stesso muro cinereo fa da sfondo ad una “natura morta con caraffa di maiolica” centrata sul piccolo tavolino, dalla quale fuoriesce, come nei fuochi d’artificio, un’esplosione multicolore di petali, foglie, rametti e fiori, con la stessa data e lo stesso luogo: Venezia 1945. I toni grigi pervasi da una luminosità fredda, che sembra ammuffire la pelle vellutata e carnosa delle “pesche centrate sul piatto” in primo piano, caratterizzano un altro piccolo saggio della metà del decennio. Le composizioni delle tele dipinte da Tramonti nel 1945 iniziano ad accendersi con colori vivaci e sovraeccitati, che attuano da contrappunto al grigiore tipico degli sfondi, e si riempiono di citazioni colte, di quadri nel quadro, di tele rovesciate sulle quali si legge la firma dell’autore, che a volte si moltiplica in diversi foglietti di carta sparsi in qua e in la nel dipinto, creando degli abissi, come in un surreale gioco degli specchi. È il caso della “natura morta con vaso di fiori e conchiglia”, poggiata su un fondale costituito da diversi quadri sovrapposti, dove un cielo plumbeo da paesaggio marino lotta per la supremazia sulla figura femminile situata dietro al vaso in primo piano. Alla stessa tipologia formale e concettuale appartengono, tra gli altri, tre dipinti del 1947: il primo è una “natura morta con vaso di vetro, fiori di pesco e tele accatastate” sullo sfondo, mentre il secondo, eseguito sul verso di una tela dipinta, è costituito dalla coloratissima “natura morta con vaso di fiori, conchiglia e nudo femminile alla Manet; il terzo dipinto invece è la “composizione con album di stampe di Matisse, quadro, bicchiere, pipa e calamaio”, dove Tramonti appone la sua firma sulla stessa superficie su cui è dipinto il nome del maestro francese, quasi come premonizione della “virata” verso la sintesi nello stile pittorico che il faentino darà alla sua pittura, da lì a pochi anni, attraverso la mediazione del “picassismo” e della decorazione ceramica. Tramonti continua a dipingere le sue ricche composizioni d’interni dopo il rientro a Faenza nel 1947, come documentano gli articoli sui giornali che commentano le mostre personali e collettive tenute dall’artista a Ravenna e nella sua città natale, dedicandosi all’arte della pittura “con passione, dimostrando sensibilità, serietà d’intenti, probità” (MORELLI, Angelo, Guerrino Tramonti, in: «Bandiera Rossa», Faenza, 2 agosto 1947.). Al periodo pittorico faentino risalgono alcune nature morte dagli accostamenti azzardati e spaesanti, che sembrano essere state collocate in primo piano sul davanzale di una finestra, imponendosi per monumentalità e drammaticità, sullo sfondo di un cielo grigio da tempesta. Queste tele di Tramonti, tra cui emergono la “natura morta con aringa, uva e pesca” del 1947, oltre alla “natura morta con triglie, conchiglia e agrumi” del 1948 e “la natura morta marina con aragosta e frutta” dello stesso anno, sono pervase di una luminosità bianca che amplifica le tinte squillanti degli elementi organici rappresentati. Nel 1948 l’artista si trasferisce ancora per un breve periodo a Vado Ligure e ad Albisola, con la volontà di fare appello alla musa “ceramica” già chiamata in causa dieci anni prima; per ritornare alla sua attività di ceramista, mentre continua ad esporre le sue pitture in diverse mostre personali e collettive. In effetti, nella personale tenutasi a Ravenna, presso la casa Oriani, sono esposte una trentina di “belle e vibranti opere del pittore e scultore faentino”; in una recensione, Walter Magnavacchi parla di “pittura di uno stile essenziale e deciso, aliena di pentimenti come priva di tristezza, che sgorga da una corrente indubbiamente sana”, in cui “le ben impostate e potenti strutture indicano vaste possibilità e una sensibilità ora per ora affinata (…)” (MAGNAVACCHI, Walter, Pittura di Tramonti a Ravenna, in: «Bandiera Rossa», supplemento dell’«Eco di Romagna», Faenza, 22 maggio 1948, p. 4.). (…) Le opere pittoriche realizzate tra il 1948 e la fine del decennio saranno caratterizzate da una più veloce pennellata, unita ad una maggiore libertà compositiva, che fa uso di tagli obliqui, di scorci, di ribaltamenti di piani, di grovigli di oggetti posizionati in modo casuale e disordinato sulla scena coloratissima del dipinto, come nel caso delle “composizioni con carte da gioco, pipa, ed altri oggetti”, datate tra il 1948 e il 1949. Con la fine del quinto decennio del Novecento si chiude per Tramonti il primo capitolo della sua sperimentazione strettamente pittorica, per aprirsi, con l’arrivo degli anni Cinquanta, di un periodo in cui la pittura sarà utilizzata con un approccio d’arte applicata alla ceramica, attraverso la quale avverrà anche una svolta linguistica all’insegna della sintesi formale e della scelta di una tavolozza squillante, timbrica e pura, vale dire quella che si addice in modo “naturale” ai colori degli smalti ceramici. Prima del salto definitivo verso la pittura su supporto ceramico, tipico della produzione dell’artista durante tutta la decade dei Cinquanta, Tramonti farà una “visita veloce” alla musa della scultura. Con lei si rifarà, tramite la plastica in terracotta smaltata in monocromia, allo stile di quella statuaria arcaistica trasognata, già utilizzata dall’artista (in opere come “Leda e il cigno” e “Orfeo”) nella produzione tridimensionale realizzata a cavallo tra gli anni Trenta e gli anni Quaranta, ritrovando così l’iconografia dei miti classici e cristiani, come può riscontrarsi dall’analisi di opere come “Madonna con Bambino”, “Orfeo che incanta le belve” del 1949 e “Cavaliere che suona il liuto” del 1951. La stagione della policromia sarà innescata dalla musa della “ceramica” da lì a pochi anni; sotto la sua influenza avverrà una trasposizione del linguaggio pittorico icastico, utilizzato da Tramonti nei suoi dipinti su tela, verso una sorta di “raffreddamento” iconico, di segno prettamente sintetico. Attraverso questa sintesi l’artista – il pittore-scultore-ceramista – codificherà tutti gli stilemi della sua pittura, in una sorta di “enciclopedia” iconografica da cui attingerà il proprio repertorio di immagini che lo accompagneranno verso la strada del successo nazionale e internazionale nel campo della ceramica; con la docenza e con la direzione di prestigiose scuole d’arte e di ceramica, come quelle di Civita Castellana, di Castelli d’Abruzzo e di Forlì, ma soprattutto con la partecipazione alle mostre internazionali accanto a firme come Fontana, Melotti, Leoncillo, Scanavino e Fabbri, oltre ai riconoscimenti ufficiali, tra cui spicca la doppia vincita del Premio Faenza nel 1952 e nel 1955. Successo ottenuto grazie al “bacio” polifonico, amplificato, contemporaneo e unisono delle sue tre amatissime muse. Cfr. RUIZ DE INFANTE, Josune, Tre muse per Guerrino Tramonti, in: Tramonti. Dal periodo veneziano ai primi anni ’50, catalogo della mostra, Faenza 2005-2006. Faenza, I Quaderni del Circolo degli Artisti, 2005.
2006
Giugno
Urbino, Università Carlo Bo, Ilaria Matarazzo, diplomata all’Istituto d’Arte di Castelli, discute la sua tesi di laurea“: La riedizione del soffitto di San Donato e la ceramica di Castelli della seconda metà del XX secolo” (anno accademico 2005-2006), relatore Silvia Cuppini e correlatore Gian Carlo Bojani. La tesi verte sull’edizione del della 10° Triennale di Milano, nel 1954, quando, sotto la direzione di Guerrino Tramonti, la Scuola d’Arte “Francesco Antonio Grue” di Castelli ottenne il “Diploma d’Onore”. (...) l’idea di un soffitto maiolicato non era, però, nuova a Castelli, poiché ne erano già state realizzate due versioni durante il XVI e XVII secolo (fig. 2-5). Entrambi i soffitti erano stati ideati per la ‘cona’ di San Donato, chiesetta romita posta su di un crinale boscoso, proprio vicino all’edificio scolastico. Ad oggi, però, solo la seconda versione si può ammirare in sito, poiché il più antico, del quale rimangono solo pochi mattoni, è stato trasferito nel Museo delle Ceramiche di Castelli. Il soffitto maiolicato, inusuale nella tradizione ceramica italiana, per la sua particolarità ha fatto oggi divenire la chiesetta un vero e proprio monumento nazionale. Questi due interessanti precedenti devono aver tanto stimolato la sensibilità di quei docenti che diedero vita ad un’opera corale di raffinata interpretazione di quel soffitto maiolicato che, ad oggi, si trova presso l’Istituto d’Arte di Porta Romana a Firenze. (...)
Dicembre
Faenza, Circolo degli Artisti Mostra “Dalla tavola dei colori ai colori della tavola”(18 Dicembre 2006 - 31 gennaio 2007).
2007
Aprile
Pieve di Cento (BO), Museo d’arte delle generazioni italiane del ‘900 MAGI’900, Mostra “Tramonti. 40 anni della sua ricerca” a cura di Vittoria Coen ed Elisabetta Mazzotti. Testi di Giulio Bargellini, fondatore del Museo Magi’900: “(...) Oggi siamo qui per inaugurare la mostra di Guerrino Tramonti che racconta gli ultimi trent’anni circa della sua ricchissima produzione. Ora si leva la voce di uno straordinario artista non facilmente classificabile in particolari movimenti e tendenze. Un individualista dell’arte di grande qualità”, e di Tomaso Emaldi: “(...) con lui era unico il modo con cui si discuteva, non tanto del passato quanto piuttosto di presente e futuro, sotto il segno di quella sua particolare visione delle cose, un modo tutto suo di osservare, scrutare, sentire il bene ed il male nascosto nelle persone, nei tanti oggetti simbolici a lui cari, negli animali. Tra questi, uno per tutti lo rappresenta: il Gatto. Come tale, infatti,il Professore si distinse per stile, senso di indipendenza ed astuzia, come un felino non esitava a sollevare la mano in segno di rivolta, anche quando il momento non era opportuno. E così, colui che da sempre “aveva fatto da solo” temeva per il futuro, non certo il suo, ma per la sorte delle sue opere, di quella memoria da loro custodita per i giorni a venire e che oggi come ieri è oggetto di mostra ed ammirazione, grazie all’opera del Museo faentino da lui creato e curato ad oggi dalla moglie Arpalice e dai figli Marco e Paolo”.
2008
Ottobre
Parigi - Galleria Deburaux Aponem, mostra di Arte Contemporanea “Dialogue Coree & Europes” (13 - 19 ottobre) a cura di Anne Lajoix, Gian Carlo Bojani e Jin-Hee Kim.
Parigi - Maisons de ventes aux enchères Drouot-Richelieu, asta collettiva di quadri e ceramiche (19 ottobre) a cura di Anne Lajoix, Gian Carlo Bojani e Jin-Hee Kim. Artisti italiani invitati: Aldo Ajò, Riccardo Biavati, Luca Caimmi, Pino Castagna, Antonella Cimatti, Tommaso Cascella, Tiziano Dalpozzo, Marcello Fantoni, Marino Ficola, Salvatore Fornarola, Mirta Morigi, Margherita Piccardo, Marcello Pucci, Giancarlo Scianella, Guerrino Tramonti, Franco Troiani.
Dicembre
Fano - Palazzo Montevecchio, Mostra collettiva “Ceramica Contemporanea” (21 dicembre 2008 - 28 febbraio 2009) a cura di Gian Carlo Bojani.
2009
Aprile
Repubblica di San Marino, Palazzo Arzilli - Galleria San Marino, “La figurazione di Guerrino Tramonti tra pittura e ceramica” (dal 10 aprile al 6 maggio 2009). La mostra è organizzata dall’Associazione “Il Sagittario delle idee”. Nella mostra sono presenti 50 opere: piatti in terracotta, in ceramica e con cristallina a grosso spessore, vassoi in ceramica, pannelli in refrattario ceramico e quadri olio su tela e su faesite. Il catalogo si apre con uno scritto di Pier Antonio Rivola, Presidente Fondazione Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza, “(…) Guerrino Tramonti appartiene a quella schiera di artisti faentini del Novecento che hanno contribuito a mantenere alto in Italia e nel mondo il nome della loro città e che sono stati accomunati da una singolare capacità e volontà politecnica. La Faenza artistica del secolo scorso non si è dedicata solo alla ceramica e quando era proprio questo mezzo espressivo ad affascinare maggiormente mai, nei casi di maggiori o degni di rilievo, sono stati dimenticati i legami che da sempre hanno avvinto questa arte alla pittura, alla scultura o alla architettura. Guerrino Tramonti è stato sicuramente certamente un grande artista della ceramica ma di non minore importanza sono le sue opere pittoriche e scultoree. In una singolare alternanza creativa l’artista ha riportato in ceramica sollecitazioni proveniente da un esercizio della pittura che non è stato mai abbandonato e, per converso, non è raro rinvenire nelle materie dei suoi quadri gli stessi richiami coloristici e materici delle sue ceramiche più note. Superando vecchi confini disciplinari, Tramonti è stato artista tout court e ha non poco contribuito a quel più generale processo che, nel corso del novecento, ha visto l’arte della ceramica finalmente affiancarsi a pieno titolo ad altre forme di espressioni più riconosciute (…)“. Testo critico del Professor Giancarlo Bojani “... Questa mostra nel centro della repubblica di San Marino prende l’avvio quando ormai sta giungendo a termine l’iter costitutivo della Fondazione Guerrino Tramonti, per volontà della famiglia che intende così divulgare la personalità e l’opera dell‘artista faentino, in vita volontariamente chiuso in una riservatezza carica come di risentimento, una vita detta aristocratica non per la presenza di uno snobismo selettivo razziale, ma per una profonda consapevolezza del lavoro d’artista, individualissimo d’ascendenza si potrebbe dire neo rinascimentale, che lo resero corrucciato verso una pratica e considerazione dell’arte, magari trasandata e troppo disinvolta o addirittura “somara” (...)
Settembre
Londra, Estorick Collection of Modern Italian Art, Terra Incognita: Italy’s Ceramic Revival The Hockemeyer Collection of 20th Century Italian Ceramic Art,, dal 30 settembre al 20 dicembre 2009.
Ottobre
Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, “Guerrino Tramonti, Magiche Policromie” (dal 22 ottobre all’8 novembre 2009) e Galleria Camponi. Nella mostra sono presenti ceramiche, porcellane, dischi invetriati e dipinti. Il catalogo si apre con uno scritto di Maria Selene Sconci: “Inesauribile e impetuosa, insaziabile e insoddisfatta la forza creativa di Guerrino tramonti: la sua produzione artistica , che spazia senza soluzione di continuità tra le ceramiche, i dipinti su tela e la scultura, attraversa con il vigore di un fulmine la scena artistica del XX secolo interpretandola con uno stile inconfondibile e con un’energia poetica particolare, assolutamente personale e unica. il suo segno è sempre personale,originale e fortemente riconoscibile. Quasi settant’anni di lavoro continuo,speso senza lesinare vitalità, schivo e solitario ma sempre ispirato, dichiaratamente puro, a tratti ingenuo, ma sempre coerente e totalizzante. La sua produzione artistica testimonia con dovizia di esemplari questa serie di aggettivi riferiti all’artista, all’uomo Tramonti che è stato prolifico, che ha prodotto una quantità sterminata di opere, che ha inondato di colore la vita propria e della sua famiglia, della sua città, Faenza, della scena internazionale sulla quale ha fatto periodicamente irruzione partecipando a una interminabile quantità di mostre/concorsi/rassegne/antologiche/collettive/premi. (...) Egli era animato dalla necessità di realizzare una reale integrazione fra i linguaggi per cui il “fare ceramica”, legato alle forti possibilità espressive del mezzo, alla facile manipolazione e alla trasformazione in senso materico e cromatico delle superfici, rappresentava per lui un’esigenza fondamentale, oltre che rispondere una precisa esigenza di mercato che in tale mezzo espressivo riconosceva un originale e potente impronta della creatività mediterranea. Questo “l’ambiente” di guerrino Tramonti, questo il senso della sua energia creativa che gli ha fatto realizzare pannelli decorativi, vasi, piatti e coppe nati da una ricerca sempre più avanzata formata ai principi di un’espressività graffiante e raffinata”.
Testo critico di Josune Ruiz de Infante: (...) Guerrino Tramonti è sempre stato un artista solitario e introverso e si potrebbe affermare che la suprema ragione di esistere l’abbia cercata sempre nell’arte. In effetti, i suoi cari lo ricordano taciturno e introverso, con i pennelli e gli smalti in mano a qualsiasi ora del giorno, senza soste; oppure seduto sulla ruota del tornio intento a far crescere una forma, di sabato e di domenica, senza mai fermarsi, colto da una sorta di furore creativo, sotto la sorveglianza attenta delle sue molteplici muse, che spesso hanno nomi di città; quelle che segneranno dei punti cruciali nel suo percorso artistico: Faenza, Albisola, Castelli. Una di quelle ispiratrici prodigiose si chiamava Roma…Guerrino Tramonti ha sempre avuto Roma nella mente...i suoi continui viaggi, le sue costanti frequentazioni e addirittura i suoi ultimi pensieri ce lo confermano.Tanto è vero che, nel 1990, in occasione della mostra antologica tenutasi a Faenza, l’ultima ideata e seguita dall’artista, Tramonti, tra amare dichiarazioni e dure recriminazioni rivolte verso le autorità politiche della sua città, invia un nostalgico e significativo saluto ad alcuni amici, offrendoci una potenziale chiave di lettura per la mostra romana presso il Museo Nazionale di Palazzo Venezia e presso la Galleria Camponi: “Rivolgo un caro ricordo a Luigi De Luca, Leonardo Sinisgalli e Libero De Libero”. Quelle riferite nel testo citato non saranno le uniche conoscenze romane, giacché nel novero delle amicizie nella capitale rientreranno Giuseppe Ungaretti, Franco Gentilini, Aglauco Casadio, Antonio Scordia, Afro, il Principe Massimo, Ferruccio Ulivi, Toti Scialoja e tanti altri ancora(...).
2010
Nasce la Fondazione Guerrino Tramonti, per volontà della famiglia, con l'obiettivo di promuovere le opere che l'Artista ha lasciato nella sua casa laboratorio di Faenza. Presidente della Fondazione è designato il figlio Marco.
Aprile
Fano, Galleria Art Gallery Santa Teresa, “Tramonti Guerrino pittura e ceramica” (dal 25 aprile all’8 maggio). Nella mostra sono presenti ceramiche in grès bianco, piatti invetriati, quadri olio su tela e su tavola. Il catalogo si apre con uno scritto del Professor Alberto Berardi, Socio ordinario dell’“Accademia Raffaello” di Urbino, “(…) Per aiutare a capire l’opera di Tramonti hanno ricordato Matisse, lo stile Fauve, l’aristocrazia artistica, il neo-cubismo, le reminiscenze futuriste, le influenze che su di lui esercitano Arturo Martini, Filippo De Pisis e per terminare Franco Gentilini. A tutto questo va aggiunto il fatto che non di sola ceramica visse Tramonti ma con altrettanta disinvoltura si espresse nella pittura e nella scultura ed il quadro è completo. (...) il faentino Tramonti ha padroneggiato la ceramica trasferendo in essa la sua esperienza pittorica ed ha dipinto senza mai dimenticare la ceramica (...)”.
e si conclude con un testo critico del Professor Giancarlo Bojani: (...) Questa mostra divulgativa fanese, nella selezione mette efficacemente a confronto, iconografia e matericità di pittura e maiolica, specie di quella realizzata a grosso spessore di cristallina, allusiva alla granulosità e alle incidentalità delle superfici pittoriche su faesite (...).
Agosto
Castelli (TE), Liceo Artistico F.A. Grue, Mostra Il Terzo Cielo di Castelli - l’edizione moderna del soffitto di San Donato (6 Agosto - 31 Agosto), a cura di Maria Selene Sconci.
Così scrive l’onorevole Antonio Tancredi, Presidente del Comitato Organizzatore Mostre Ceramiche Antiche e Moderne di Teramo: “L’instancabile comitato per le Mostre della Ceramica di Castelli, prima, e di Ceramica Antica e Moderna , oggi, che ho l’onore di presiedere, ha messo a segno un altro successo: il recupero del Terzo Cielo, ovvero il ritrovamento di gran parte delle 360 mattonelle realizzate nel 1954 dagli allievi e dai maestri castellani per partecipare alla 10° Triennale dell’Artigianato di Milano. Siamo stati guidati in questa ricerca e notevolmente facilitati dalla ben documentata tesi della Signora Ilaria Materazzo, seguita dal Maestro Gian Carlo Bojani. La Materazzo è riuscita, nella sua tesi, a ricostruire l’intera vicenda e ad individuare il luogo dove sono depositate. L’attivissimo comitato ha effettuato immediatamente un sopralluogo nell’Istituto d’Arte di Firenze dove sono conservate le opere dei maestri castellani. Grazie alla cortese e signorile accoglienza della Preside, Professoressa Maria Anna Franceschini e della Professoressa Felici, abbiamo potuto avere prima una conoscenza di 30 tavelloni e poi abbiamo potuto rintracciarne 258 su 360. Abbiamo deciso di riportare tutte le opere disponibili del Terzo Cielo di Castelli nella sua culla, e poi a Teramo, rendendo onore ai Maestri Guerrino Tramonti, Arrigo Visani e Serafino Mattucci, che, nel 1954, lavorarono freneticamente insieme ad un gruppo di allievi per realizzare il pregevole complesso che è opera moderna ma che si ricollega artisticamente e per alcune figure alla tradizione della scuola castellana e ai precedenti due soffitti della Chiesa di San Donato. La Signora Franceschini durante la nostra visita accennò fugacemente ad una trattativa fatta nel 2006 dall’Istituto d’Arte di Castelli per riportare in Abruzzo quel che restava del Terzo Cielo. L’iniziativa, voluta e caldeggiata dal Prof. Di Giosaffatte, non andò in porto.(...)”
E ancora, Concezio Di Flavio, Sindaco di Castelli: “Il soffitto è senz'altro uno dei segni tangibili dell’eccellenza dell’Istituto Statale d’Arte Grue ed è un grande privilegio averlo di nuovo nella sua terra , nel luogo che lo ha visto nascere. E’ un’opera magnifica che vuole riconnettere un gusto quanto mai moderno ed innovativo ad un capolavoro artistico come il soffitto maiolicato della piccola Chiesa di San Donato. E’ il passato che tende la mano al futuro: il risultato è un prodotto d’arte straordinariamente ricco e variegato che sintetizza in se i caratteri, le capacità di una scuola che da sempre, degnamente, sfiora le vette altissime della qualità e della fama”.
Curatrice della Mostra è Maria Selene Sconci: “(...)Il richiamo al “rinnovamento”, espresso chiaramente nel bando della Direzione della Triennale alle scuole d’arte invitate a partecipare a quella competizione internazionale, rappresentava un evidente messaggio ed uno stimolo programmatico sostenuto da una forte istanza modernista cui l’intera manifestazione lombarda era informata. In quegli anni il Presidente della scuola di Castelli era Potito Randi (oltre che sindaco della cittadina abruzzese dal 1951) ed era il direttore Guerrino Tramonti. Entrambi recepirono pienamente il senso di tale messaggio che era perfettamente in linea con i loro profili professionali, l’uno imprenditore della ceramica animato da spirito modernista, l’altro ceramista padrone della tecnica antica ma sensibile alle istanze della produzione artistica contemporanea. Tramonti aderì con entusiasmo all’idea di realizzare la versione moderna del soffitto maiolicato della chiesa di San Donato. Si organizzò per raccogliere con coraggio la sfida al rinnovamento lanciata dalla Direzione della Triennale e si avviò a progettare la sua personale risposta alla richiesta avanzata dalla moderna committenza; lo fece da direttore della scuola d’arte di Castelli coinvolgendo alcuni fra i suoi più versatili docenti e certamente i suoi allievi migliori (...). Il compimento dell’edizione moderna del seicentesco soffitto della chiesa di San Donato, si configura senza dubbio come la più importante impresa ceramica del novecento per il forte messaggio di rinnovamento di cui era portatrice, per la perizia tecnica che mise in campo ed in ultimo per il significato profondo che l’aveva animato. Il modello cui si riferiva era infatti il maggiore documento in maiolica mai realizzato dai ceramisti castellani, custode e depositario di tutti i simboli e significati più sacri per la comunità locale. Si trattava del modello per antonomasia, del monumento ceramico per eccellenza, del documento vergato dai ceramisti del XVII secolo, vistosa testimonianza della storia locale, della religiosità popolare e dell’intera identità collettiva. I docenti della Scuola d’Arte di Castelli accolsero prontamente l’istanza al rinnovamento lanciata dalla Triennale lombarda e la interpretarono con magistrale abilità: accolsero la sfida rendendo onore pienamente alle illustri tradizioni che avevano fatto grande ed apprezzata la manifattura locale, considerata a ragione anche all’epoca, tra le più importanti d’Italia (...). L’esame delle 258 formelle oggi superstiti evidenzia la presenza di un fantasmagorico repertorio figurativo caratterizzato da una marcata libertà compositiva e da una squillante resa cromatica, opera corale, realizzata a più mani, quelle degli insegnanti e degli allievi della scuola, accomunati dalla padronanza della tecnica e della passione per il “fare ceramica” (...). Non fu certo un caso se Guerrino Tramonti, Arrigo Visani, Serafino Mattucci insieme ai loro giovanissimi allievi, si ritrovarono a realizzare quell’impresa pittorico-compositiva. I tre insegnanti erano già gli interpreti consacrati del rinnovamento della ceramica italiana ed erano attivi tra la Romagna, loro terra di origine e di formazione, e l’Abruzzo (...) erano stati gli artefici del rinnovamento dello stile espressivo castellano a partire dalla fine degli anni Quaranta e per tutto il decennio successivo”.
Giovanni Corrieri, La scuola d’arte di Castelli: “(...) Nel 1953 la Direzione passò a Guerrino Tramonti che la detenne fino al 1958. Durante questi cinque anni le affermazioni della scuola furono notevoli e furono raccolti riconoscimenti al Salone Internazionale della Ceramica di Vicenza e alla Mostra dell’Artigianato di Firenze”.
Settembre
Urbino, Casa Natale di Raffaello - Bottega Giovanni Santi, Tramonti Guerrino, ceramiche in terra d’Urbino 1930-1970, dalla terracotta alla porcellana (dal 2 al 30 settembre) a cura di Giancarlo Bojani. Nella mostra sono presenti opere in terracotta e bronzi, porcellane, grandi dischi invetriati e quadri. Il catalogo si apre con uno scritto di Anna Cerboni Baiardi, “(...)frasi immortalate da Guerrino Tramonti nel colore delle tele o della ceramica, costituiscono solo alcuni degli atti di accusa verso una società sorda e corrotta che ha anteposto il denaro ad ogni principio morale. Attraverso di essi, e assieme ai suoi prodotti artistici, Guerrino si presenta a noi che non abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo in vita, come un uomo dal forte temperamento.(...) Per chi non l’ha conosciuto Guerrino Tramonti parla con la vitalità e la varietà delle sue opere condotte entro la coerenza di un atteggiamento che ha cercato in ogni esperienza l’equilibrio tra forma e materia (...).
Gian Carlo Bojani: E’ una mostra retrospettiva, questa, di opere dell’artista faentino, selezionate in terracotta, maiolica variamente sperimentata, grès porcellanato e con soltanto pochi dipinti per dare appena una indicazione del confronto fa il segno pittorico e l’iconografia su due supporti diversi come la terracotta e la faesite, con pittura sotto invetriatura a spessore e pittura a superficie sabbiata o chamottata, una pittura si direbbe sempre e comunque “accidentata”, almeno in superficie...La mostra è allestita nei locali dove era presumibilmente il laboratorio pittorico di Giovanni Santi, situati a piano terra nel palazzetto dove nacque suo figlio Raffaello . La casa Natale di Raffaello, appunto. Questo è un luogo dell’anima dove il Tramonti, per quanto apparisse di temperamento scettico, avrebbe certamente, e sia pur magari sotto la rude scorza, avuto gran piacere di esporre da vivo, un luogo come quello urbinate, che anche al di là dello specifico ceramico con cui peraltro Raffaello stesso ebbe singolarissima frequentazione, rappresenta davvero l’eccellenza dell’arte tout-court. (...)Bisognerà giungere anche a rintracciare ed esporre, una volta o l’altra le sue opere di smalti su rame, e in particolare modo degli arazzi nella cui sperimentazione il Tramonti ebbe modo di misurarsi durante la sua direzione dell’Istituto d’arte di Forlì: se non altro per poter valutare appieno la sua natura di politecnico delle arti con cui Faenza può ben dirsi chiude antropologicamente una fase che va, grosso modo, dall’ultimo quarto del XIX secolo al primo del XX.
Novembre
Vilnius, Dailininku Sajungos Galerija, Creatività Ceramica Italiana. Tante tradizioni e pratiche in una (dal 5 al 22 novembre). La mostra presenta una selezione delle opere più emblematiche di artigiani-artisti-designers della ceramica in Italia; è esposto il disco decorativo impasto chamottato dipinto e invetriato con cristallina a grosso spessore “Volto di Donna” e un contenitore apodo in grès bianco rivestito con coperta cristallizzata.
Teramo, Archivio di Stato (ex convento di Sant’Agostino), Il terzo Cielo di Castelli – L’edizione moderna del soffitto di San Donato (dal 6 Novembre 2010 al 31 Gennaio 2011).
Torino, Galleria Terre d’Arte, Tramonti Guerrino, maioliche e grès (dal 18 novembre 2010 al 15 gennaio 2011). La mostra presenta una selezione di terrecotte con scritte, di vasi in grès bianco, di vasi-scultura a doppio cratere e di grandi dischi decorativi a impasto chamottato, dipinto e invetriato a grosso spessore. Il catalogo si apre con un testo critico della Professoressa Marisa Vescovo: (...) Per quanto pertiene le opere di Tramonti, che possiamo vedere in questa personale torinese, ci accorgiamo che il suo atto creativo sembra avere due volti, uno che potrebbe essere definito “controcorrente”, ovvero separazione dal passato e dalla tradizione, e un secondo in cui si manifesta l’atto del “fare arte” collegato a una matrice antica, una memoria stratificata, ma non sempre obbediente a un vissuto indelebile. Interessante è il metodo, che fa sì che l’artista lavori intorno ad una forte forma di organizzazione del vuoto. Ogni opera obbedisce a una dialettica tensionale tra dionisiaco e apollineo: il dionisiaco che fonda la sua teoria estetica non più appoggiata sulla categoria classica del Bello, e l’apollineo che protegge la vita dalla sua inclinazione alla dissipazione e alla distruzione. Iniziamo dal secondo. Non c’è dubbio che le ceramiche (1948-1968) siano il momento apollineo del ribelle Tramonti: la loro forma sempre legata alla linea curva, ma soprattutto della sfera, dell’anello, del cilindro, della clessidra, del canopo, dei crateri, che possiedono un rilievo fascinoso e solidissimo, anzi abitano con audacia, la terza dimensione, la quale corrisponde meglio all’esperienza della percezione. Esse sono un momento di unione fra cielo e terra. La cosmogonia esposta da Platone presenta l’universo in forma di sfera, la forma che comprende in sé tutte le figure, con il centro equidistante da tutti i punti superficiali. La nozione di sfera e di movimento circolare nei lavori-scultura di Tramonti è sempre dominante ed esprime simbolicamente la perfezione. Ma guardando queste armoniose forme create da Tramonti si capisce che non c’è prima la materia e poi il vuoto, ma c’è il vuoto centrale dell’oggetto attorno al quale l’artista ceramico dispone la materia, per cui fa nascere la sua identità di fondo. E’ pur vero però che il colore sta prima , o in mezzo al movimento e alla forma, è un medium che precisa i meccanismi di stimolo, o di inibizione. Il colore in questo caso non viene dopo la forma e questo è visibile anche nelle opere di Burri, Scialoja, Afro, conosciuti a Roma - ne è un effetto del movimento, ma trascina verso di noi la forma e il movimento. La luce diventa ovunque lo spirito dell’opera, vive come energia, ma non come luce naturale, bensì intellettiva, controllata, , sonor, intesa quale idea di rafforzamento della civiltà . Le superfici fanno apparire dunque colori misteriosi, che richiamano la creazione del mondo, segni pittorici del cielo e del fuoco. Il volto dionisiaco di Tramonti riflette invece le avventure di un vagabondaggio interiore attraverso i diversi momenti della storia dell’arte, che diventeranno così materia di ricerca per lo spettatore. Senza il minimo didattismo o narratività, l’opera tende a ravvivare i segni di una memoria storica, collettiva, e simbolica, e celi consegna come materiali paradossalmente da decifrare. Ecco dunque i famosi piatti di Tramonti in cui si fronteggia un mondo di oggetti - e gli oggetti sono il grande tema del XX secolo - che percorrono molte direzioni e infiniti sensi, segnano legami e proteste ardite. Da questo punto di vista si può guardare l’abisso del reale senza essere risucchiati dal fascino del realismo, senza abbandonare il suolo a cui la materia ci lega. L’opera del nostro donchisciottesco artista è anche autobiografica - basta pensare all’immagine del gatto (suo alter ego), alle onnipresenti per simbolo dell’eros femminile, alla violenza reiterata dalla presenza del coltello, della pipa a forma di ascia, o magari pesci, fiammiferi, stelle - quindi non può mai essere racconto ordinato in una successione logica di temi e di stili (anche se sentiamo la memoria di Léger, di Picasso, del maestro Gentilini, di Klee, e talora di Licini), ma un’accumulazione di motivi, di occasioni, di sollecitazioni, o, per dir meglio, il catalogo delle ragioni che hanno dato sostegno e forma alla sua movimentata vita. Tramonti è anche un collezionista di citazioni, di allusioni, di riferimenti, e questa è la prova di quanto di immateriale nutra la concretezza della sua passione artistica e civile, anche se il rapporto sensibile con gli oggetti ha un fondo di palpabile durezza, di incancellabile rabbia nei confronti di un mondo, che non sente più l’eco dei valori e delle grandi certezze. Non c’è dubbio che Tramonti sia stato un uomo di notevole onestà intellettuale, egli ha saputo prevedere la situazione di grande crisi e di sfascio che viviamo drammaticamente oggi. La sua scritta veritiera, sul piatto presente in mostra (1961-65), ci dice urlando che senza cultura uno Stato e un popolo muoiono, quando i politici tolgono all’uomo il pane dell’anima commettono sempre un terribile crimine. Tramonti si preoccupava con rabbia dell’uomo, di noi, con tutti i nostri diritti, bisogni, sogni, e della nostra incancellabile voglia di futuro.“
2011
Maggio
Béziers, Espace Chapat, 55° Salone Internazionale d’Arte Contemporanea Arts Plastiques (7 - 11 Maggio). Per il 55° Salone Internazionale d’Arte Contemporanea di Béziers in Francia, il critico d’arte Sabrina Falzone presenta la sua galleria di artisti italiani e stranieri esponendo nuove opere pittoriche e plastiche in un percorso espositivo che parte dal figurativo per giungere ai nuovi traguardi dell’astrazione segnica. Il nucleo scultoreo, di ricercata qualità, porta le firme di Guerrino Tramonti; esso conferisce un particolare risalto alle arti plastiche, protagoniste di questa rassegna internazionale che ha visto, tra le altre, anche la prestigiosa partecipazione della Fondazione Guerrino Tramonti. Il catalogo del Salone è edito dalla Société des Beaux-Arts de Béziers.
Settembre
Tokyo, Istituto Italiano di Cultura, Mostra Ceramica Viva (dal 2 al 23 Settembre). L'evento si inserisce nel progetto “2011 Italia in Giappone, i ceramisti giapponesi premiati a Faenza” organizzato dal Ministero degli Affari Esteri italiano e dalla Fondazione Italia Giappone, in collaborazione col Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza e col Patrocinio dell’Ambasciata d’Italia a Tokyo. Sono esposte le opere dei vincitori giapponesi del Concorso Internazionale della Ceramica d'Arte Contemporanea di Faenza e le ceramiche donate dalla Fondazione Tramonti ai musei giapponesi. La Mostra e il catalogo si aprono con il saluto di Vincenzo Petrone, Ambasciatore d’Italia in Giappone, di Giovanni Malpezzi, Sindaco di Faenza, di Umberto Donati, Direttore Istituto Italiano di Cultura di Tokyo e di Pier Antonio Rivola e Claudia Casali, Presidente e Direttore della Fondazione Mic.
Tokyo, Crafts Gallery, The National Museum of Modern Art, Mostra Guerrino Tramonti. The Magician of color raised in Faenza. A Retrospective (10 Settembre - 13 Novembre), a cura di Masahiro Karasawa e Josune Ruiz de Infante. Mostra itinerante che toccherà altri 3 musei giapponesi e presenta, per la prima volta in Giappone, l'intera opera dell’artista rappresentata da una raccolta di 150 opere tra sculture, dipinti e ceramiche. La mostra è stata organizzata da: The National Museum of Modern Art di Tokyo, Comune di Faenza, Museo Internazionale della Ceramiche in Faenza, Fondazione Guerrino Tramonti e il servizio pubblico radiotelevisivo giapponese NHK (Nippon Hōsō Kyōkai); col patrocinio di: Alto Patronato del Presidente Della Repubblica Italiana, Presidenza del Consiglio dei Ministri Italiano, Ministero degli Affari Esteri Italiano, Ministero per lo Sviluppo Economico Italiano, Ministero per i Beni e le Attività Culturali Italiano, Provincia di Ravenna, Camera di Commercio di Ravenna, Fondazione Italia Giappone, Ambasciata Italiana in Giappone, Istituto di Cultura Italiana a Tokyo e Kyoto, Ministero degli Affari Esteri Giapponese, Ministero dell’Economia, dell’Industria e del Commercio Giapponese,
Ministero dell’Educazione, Cultura, Sport, Scienze e Tecnologia Giapponese, Japan External Trade Organization, Nippon Keidanren. Il catalogo si apre con un saluto degli organizzatori: “E’ la prima volta che viene organizzata in Giappone una retrospettiva che presenta il quadro completo dell’attività creativa dell’artista Guerrino Tramonti. (...) Questa mostra presenta varie opere dal primo all’ultimo periodo artistico e ci auguriamo che sia un’occasione per far apprezzare, oltre al lavoro e al talento dell’autore, anche la sua concezione del mondo. Desideriamo esprimere qui la nostra gratitudine e i nostri ringraziamenti per il generoso appoggio datoci dalla Famiglia Tramonti, dalla Fondazione Guerrino Tramonti, dai musei e da coloro che hanno prestato preziose opere in loro possesso e da tutte le istituzioni e le persone che hanno collaborato in Italia e in Giappone”, riporta un messaggio di Vincenzo Petrone, Ambasciatore d’Italia in Giappone: “La mostra dedicata a Guerrino Tramonti, ceramista,scultore , pittore faentino di fama internazionale, costituisce un’altro importante tassello del grande mosaico dedicato all’arte che si va componendo in questi mesi nell’ambito della rassegna “Italia in Giappone 2011”, coordinata da questa Ambasciata. Questa mostra, dedicata ad un’artista che ha contribuito a innovare la grande tradizione delle produzioni ceramiche faentine rappresenta anche un momento particolarmente significativo del lungo, fecondo scambio che unisce Faenza al Giappone, continuamente alimentato dall’esistenza di intensi rapporti interpersonali tra i maestri ceramisti e dalle frequenti occasioni di confronto tra le due scuole”, di Giovanni Malpezzi, Sindaco di Faenza e di Massimo Isola, Vice Sindaco e Assessore alla Cultura: “A Guerrino Tramonti, uno dei più grandi talenti dell’arte scultorea e ceramica italiana ed internazionale del Novecento, il Giappone dedica una mostra antologica integrale. Attraverso le 150 opere esposte viene proposto il percorso di Tramonti, la sua ricerca, la sua personalità artistica ed il suo immenso talento, da cui emergono una visione del mondo originale ed indipendente, ed il suo essere una delle voci più autorevoli del ‘900 ceramico ed artistico Faentino, secolo d creativo. Una visione, dicevamo, portatrice di innovazione, sia nelle forme, sia nella dimensione cromatica, per la grande varietà di colori che avvolge e riempie il mondo espressivo di Tramonti, nelle ceramiche, così come nei suoi dipinti ad olio su tela e su tavola. Nelle sue sculture in terracotta, nelle sue ceramiche, nei suoi dipinti, Guerrino Tramonti esprime una insolita, quanto intensa sensibilità cromatica - basti guardare gli eccezionali smalti che “inventa” - dalla quale emerge una gran voglia di comunicare, incontrare, confrontarsi con la realtà, intercettare la domanda di senso del vivere, cercare continuamente la bellezza. Attraverso il suo immaginario fantasioso, la passione per il colore mette a fuoco proprio la ricerca della bellezza, eterno moto che coinvolge tutti gli artisti di ogni generazione, con la consapevolezza della fatica, della lotta, della fragilità dell’artista stesso, ma anche di ogni uomo. Una passione che ben si “sposa” con il senso della bellezza e del colore degli artisti del Sol Levante: le visioni di Guerrino Tramonti, infatti, hanno come un’affinità elettiva con le visioni dell’arte giapponese, intrise come sono di movimento e stabilità, così come di attenzione al particolare e al tutto. Con l’augurio e la speranza che attraverso questa mostra i visitatori possano trovare emozioni, suggestioni e riflessioni, utili per la loro vita, ringraziamo infine tutti gli enti promotori, i sostenitori e i curatori di questa mostra , e con loro l’artista nippo-italiano Tomokazu Hirai e la Signora Carla Benedetti, vice Presidente dell’Associazione Gemellaggi di Faenza: l’indispensabile collaborazione di tutti per questo omaggio ad un artista universale come <guerrino >tramonti, vuoi con la mostra, vuoi col catalogo, costituisce una bella occasione per incontrare l’arte italiana e farla meglio conoscere al popolo Giapponese, che ha sempre mostrato una grande attenzione e sensibilità verso la nostra cultura, nel nostro caso l’arte ceramica” e di Claudia Casali, Direttore del MIC di Faenza: “Della straordinaria e prolifica forza creativa di Guerrino Tramonti si da testimonianza in questa completa rassegna. Artista dal temperamento impetuoso e di talento irrequieto, egli seppe ritagliarsi un posto significativo nella storia artistica italiana del secondo dopoguerra, frequentando grandi maestri come Arturo Martini e confrontandosi con Anselmo Bucci, Domenico Rambelli, e Franco Gentilini, dai quali apprese l’arte di misurarsi con le arti visive, dalla pittura alla scultura, per passare alla prediletta ceramica, per cui ricevette ancora giovanissimo importanti riconoscimenti. E’ proprio grazie a questo linguaggio che dalla fine degli anni cinquanta e per tutti gli anni sessanta si rintraccia un omaggio e una ricerca al mondo orientale, alla forma e alla materia della ceramica orientale, che in Tramonti diviene elemento chiave per uno studio che porterà a risultati eccellenti, nella purezza, nell’essenzialità e nell’eleganza delle forme. La sua poetica spazia dai soggetti intimi e personali, quotidiani, come gatti e pesci, volti e figure femminili, tavole imbandite, accompagnati da accesi e brillanti valori cromatici che ne fanno una cifra stilistica inconfondibile, personalissima ed originalissima. A Faenza per la prima volta viene esposto il “Terzo Cielo di Castelli”, un lavoro realizzato nel 1954, assieme a Arrigo Visani e Serafino Mattucci all’Istituto d’Arte di Castelli, in omaggio allo storico soffitto della Chiesa di San Donato. Un vero e proprio prontuario iconografico che mostra un’attenzione al patrimonio di una città di antica tradizione ceramica nonché il punto di partenza di un’evoluzione artistica particolarissima. Il suo mondo fantastico si ritrova nei grandi dischi invetriati, produzione che lo ha reso famoso e riconoscibile per quell’apparente naiveté, con qualche assonanza a Paul Klee, a Picasso, al tardo Léger e al neo-cubismo, accostata a frasi e allusioni ormai famose, che intrecciano l’amore per l’arte, l’ironia delle cose e la coerenza civile, volte graffiante e cinica. Ricordo una delle sue tante frasi, particolarmente audace ed attuale più che mai, che guarda alla situazione culturale italiana, con un respiro oggi internazionale: “politici ignoranti...non sapete che un “regime” senza le arti e la cultura muore”. Anche questo fa parte del “personaggio” Guerrino Tramonti.”
Il catalogo si chiude con un testo di Josune Ruiz de Infante: “Guerrino Tramonti, artista dalle straordinarie sfaccettature, è uno dei protagonisti indiscutibili del panorama ceramico internazionale del XX secolo. Eccentrico, aristocratico, malinconico, solitario, introverso come il gatto che ricorre nella sua pittura a modo di Maneki Neko, Tramonti portava nel nome la profezia del colore: la luce fulgente del tramonto con le miriadi di sfumature cromatiche, impossibili da cogliere in qualsiasi altro momento del giorno. Nel suo stile eclettico e nell’ispirazione profonda che anima ogni sua opera non è difficile afferrare qualche affinità con quello che, per gli occidentali, definisce lo spirito giapponese. A cominciare dalla passione e dalla dedizione nel fare le cose, caratteristica che, in Tramonti, sconfina nell’amore assoluto e incondizionato verso l’arte. Per il faentino, l’apprezzamento della materia e la sua espressione nell’arte trova riscontro nell’universo di forme espressive che ne esaltano le qualità; fondamentali sono pure la ritualizzazione dei gesti quotidiani, l’interesse per la grafica e per il gesto calligrafico. Come nell’arte nipponica, per lui è essenziale la ricerca dei materiali, della materialità degli oggetti, e delle forme del design. D’altra parte, la smisurata passione per il decorativismo dell’oggetto, sconfinante nell'ambiente architettonico, oltre alla predilezione di tinte piatte e squillanti che definiscono il disegno sintetico della sua pittura, potrebbe avvicinare le immagini più tipiche del ceramista all’estetica Superflat. Nella poetica di Tramonti è determinante l'approccio globale delle arti, dalla plastica al disegno, dalla decorazione alla scultura, dalla pittura alla ceramica e alla tessitura che deriva, in parte, dal clima di “sintesi delle arti” degli anni della sua formazione a Faenza(...) Come il sole che sorge e poi tramonta per levarsi il mattino successivo, l’opera del ceramista presenta una sorta di circolarità che trova nutrimento nel proprio fare artistico. In effetti, Guerrino Tramonti non chiudeva mai un ciclo, ma lo lasciava sempre socchiuso per poterci tornare a prelevare quello che poi avrebbe riversato nella fase successiva, accrescendo di elementi tecnici e di aspetti figurativi già collaudati, in un approccio narcisista ed egocentrico, alimentato dalla propria linfa. Tanto è vero che lo sviluppo cronologico delle opere sembra spesso contraddetto e negato, soprattutto per quanto concerne i dipinti su tavola e i dischi invetriati a grosso spessore, dove la magica atmosfera sospesa sotto un profondo strato di vetro inaugurata negli anni di Castelli si vede ripristinata dopo il 1968 e riproposta fino alla fine del suo percorso artistico, con sottili varianti tecniche e iconografiche. Raggiunti traguardi altissimi dal punto di vista ceramico, l’artista ritornava alla pittura e pi alla ceramica ancora, citando sempre se stesso e il proprio policromo immaginario, diventato ormai il suo stile inimitabile, la sua cifra inconfondibile” e di Masahiro Karasawa: “(...)Perchè presentare oggi Guerrino Tramonti in Giappone e qual’è il significato di tale presentazione? (...) L’attività di artista di Guerrino Tramonti mostra ancora una volta le differenze tra l’attività creativa italiana e quella giapponese ma diviene anche l’indizio per investigare la specificità di quest’ultima. Forse diviene la chiave che da vita a opere o espressioni completamente nuove grazie a un punto di vista che in Giappone ancora non è presente. Sarebbe bello e questa mostra fosse un’occasione, così come lo fu la mostra del 91964, per un semplice contributo alla vivacizzazione dell’arte della ceramica giapponese, giunta a una situazione di stallo”.
Ottobre
Kitakami, Iwate Prefectural, Gallery Voice di Tajimi, Mostra Ceramica Viva (dal 8 al 6 Novembre). L'evento si inserisce nel progetto “2011 Italia in Giappone” inaugurato il 2 Settembre 2011.
Dicembre
Hagi, Yamaguchi Prefectural, Uragami Museum, Mostra Guerrino Tramonti. The Magician of color raised in Faenza. A Retrospective (10 dicembre 2011 - 12 Febbraio 2012). Seconda tappa della mostra itinerante.
2012
Aprile
Nishinomiya City, Hyogo Prefectural, Otani Memorial Art Museum, Mostra Guerrino Tramonti. The Magician of color raised in Faenza. A Retrospective (7 Aprile - 27 Maggio 2012). Terza tappa della mostra itinerante.
Giugno
Seto, Aichi Prefectural, Seto City Art Museum, Mostra Guerrino Tramonti. The Magician of color raised in Faenza. A Retrospective (9 Giugno - 29 Luglio 2012). Quarta e ultima tappa della mostra itinerante.
Novembre
Faenza, Museo Internazionale delle Ceramiche, Guerrino Tramonti. La magia del colore con il”Terzo Cielo di Castelli (18 novembre 2012 - 6 gennaio 2013). Nel ventesimo anniversario della scomparsa di Guerrino Tramonti al Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza viene presentata una mostra antologica a lui dedicata. La celebrazione faentina coincide con il rientro delle opere dell’artista dall imponente retrospettiva itinerante da poco conclusa in Giappone ed è cornice ideale per ospitare il monumentale soffitto cosiddetto “Terzo Cielo di Castelli”.
2013
Dicembre
Grottaglie, Castello Episcopio 34° Mostra del Presepe Sotto cieli Stellati esposizione del Terzo Cielo di Castelli (dal 10 dicembre 2013 al 6 Gennaio 2014), omaggio all’opera castellana definita dalla stampa ambasciatrice dell’arte ceramica di Castelli nel mondo.
Faenza, via Fratelli Rosselli 8, “Apertura al pubblico del Museo Tramonti”, (20 Dicembre). Già sede della Fondazione Guerrino Tramonti, il Museo Guerrino Tramonti è stato ora inserito nel Sistema Museale Provinciale e Nazionale (Mibact). Offre un servizio su appuntamento, ad ingresso gratuito e, su prenotazione, di visite guidate. Creato dallo stesso Tramonti e riallestito dal figlio Marco, è composto da sette sale e raccoglie 400 opere. Dispone di uno spazio attrezzato per ospitare mostre, attività culturali ed eventi, anche in collaborazione con le istituzioni locali ed è stato mantenuto un angolo di lavoro con gli stracci, la polvere, i modelli di natura morta da ritrarre e l’ultimo quadro incompiuto sul cavalletto.
2014
Settembre
Faenza, Palazzo Gessi, Galleria Giani, Esposizione per Argillà, dal 5 al 7 settembre. Mostra in occasione della biennale del festival della ceramica internazionale organizzata dall’Associazione Italiana Città della Ceramica e dall’Associazione Francese Città della Ceramica.
2015
Febbraio
Arpalice Carlotta Babini vedova Tramonti muore il 9 febbraio 2015.
Imola, Galleria Il Pomo da DaMo, Mostra retrospettiva Guerrino Tramonti, omaggio al Maestro (28 Febbraio - 11 Aprile). Primo appuntamento dedicato ai Grandi Maestri dell'Arte Contemporanea. In mostra piatti in cristallina a grosso spessore degli anni '70 e '80, le porcellane degli anni '60 e '70 e quadri degli anni '80 e '90. Inaugurazione presso il Circolo Sersanti, presentata dal professor Claudio Casadio, Direttore della Pinacoteca Comunale di Faenza, dalla Dottoressa Elisabetta Marchetti, Assessore alla Cultura del Comune di Imola e dalla Dottoressa Viviana Castellari, Presidente del Circolo Sersanti.
Maggio
Milano, Padiglione Eataly, Esposizione universale Milano Expo 2015, Mostra Il Tesoro d’Italia (1 Maggio - 31 ottobre). Selezione di trecentocinquanta capolavori a cura di Vittorio Sgarbi per dare conto della storia artistica del Bel Paese, tra i quali compaiono anche quattro opere faentine: il San Girolamo ligneo di Donatello, la pala di Biagio Manzoni con il martirio di Sant’Eutropio – entrambe appartenenti alla Pinacoteca comunale – e due ceramiche di Guerrino Tramonti.
Giugno
Faenza, Museo Guerrino Tramonti, Inediti (dal 25 giugno al 31 luglio). Nella mostra sono presenti ceramiche con scritte invettive. Questa mostra vuole rendere omaggio a Guerrino Tramonti nel centenario della nascita. La presentazione è affidata alla storica dell’Arte Josune Ruiz de Infante: “Benvenuti alla Fondazione Tramonti in un'occasione così speciale, in cui festeggiamo il Centenario della nascita di Guerrino Tramonti, nato, come tutti sapete, il 30 giugno 1915. Per questo evento, gli eredi dell'artista e in particolare il direttore della Fondazione, Marco Tramonti, insieme al fratello Paolo e ai nipoti Gianluca e Gaia, hanno voluto presentare apertamente al pubblico, per la prima volta, una serie di opere INEDITE in cui la scrittura autobiografica è la protagonista assoluta. Si tratta di diversi piatti dipinti, scritti e invetriati con la cristallina a grosso spessore, due vassoi, una ciotola e un vaso di maiolica corredati da dichiarazioni scritte, tre dipinti ad olio su faesite, dieci lastre di refrattario e una piccola piastrella. Su queste opere, e su altre ancora, Guerrino Tramonti ha stilato una sorta di intimo e segreto diario ceramico. I primi episodi calligrafici in ceramica, sui quali l'artista sfoggia la sua vena invettiva risalgono al 1961, vale a dire ai tempi della scuola di Forlì. Il “diario segreto” però è stato redatto a più riprese tra la fine degli anni Settanta e la prima metà degli anni Ottanta, quando l'artista ritornava alla pittura dopo un decennio dedicato al grès, e dopo aver recuperato la sua singolare iconografia, che accompagna immancabilmente alle dichiarazioni sempre più violente ed esasperate. La presentazione al pubblico di quello che chiamerò “i diari ceramici di Tramonti”, nel centenario della sua nascita, è un “regalo di compleanno” che consente la “pubblica lettura”, di qualcosa che l'artista “auto-censurava” e custodiva sotto chiave in una sorta di “cripta” allestita nel suo studio. Come di norma succede con le memorie intime, anche questa mostra costituisce una “pubblicazione postuma” che vuole fare luce su alcune sfaccettature di un personaggio così “a tutto campo” e così controverso come è sempre stato Guerrino Tramonti. Dopo le grandi antologiche a Roma, in Giappone e poi al MIC – di cui ho avuto il privilegio di presentare – la famiglia dell'artista ha voluto condividere questa preziosa eredità che permette, da una parte l'approfondimento nel carattere e nella personalità di Guerrino mentre, dall'altra, ci consente di indagare, attraverso una prospettiva tutta personale e drammaticamente vissuta, alcuni intrecci storici, politici, artistici e culturali che riguardano la nostra città. Nel suo diario privato, Guerrino sottolinea gli avvenimenti più significativi della sua vita, le sue esperienze, le sue riflessioni, i suoi sentimenti, i suoi stati d'animo e, soprattutto, i suoi risentimenti. I pezzi presentati oggi, nel loro insieme e assieme ad altri che restano ancora inediti per pudore degli eredi, costituiscono un doloroso diario intimo e segreto, con “pagine” non rilegate di storie e di memorie personali registrate su facciate di ceramica. Sono vicende sparse in mezzo ai motivi iconografici a lui più cari, scritte dall'artista per dare sfogo alle sue frustrazioni, per riflettere mentre registrava i fatti più rappresentativi e gli episodi più dolorosi; per reagire alla solitudine, agli innumerevoli torti subiti e alle delusioni provate. Sono pagine private e personali custodite gelosamente dall'artista e destinate a non essere lette da nessuno, se non da se stesso. Sono state per anni una terapia, un training autogeno, l'unico sfogo di chi non ha più voce...., l'unico modo per sopravvivere ... per difendersi. Come spesso si dice, un nome può essere portatore di un destino... e l'etimologia di Guerrino significa appunto difensore. Ma cosa avrà voluto difendere Guerrino? L'arte, la cultura, la sua vita, la sua famiglia...? Osservando queste opere, più che una tattica di difesa, sembra piuttosto un attacco, un contrattacco o addirittura un'imboscata.... Ma forse non lo è... Ma poi... di quali guerre parliamo? Possiamo cominciare dalla prima di cui l'artista diventa testimone: la Prima Guerra Mondiale. Come ho già accennato, Guerrino Tramonti nasceva il 30 giugno 1915, a distanza di poco più di un mese dall'entrata in guerra dell'Italia, per unirsi agli alleati nel primo conflitto mondiale. È sicuro che Guerrino non poteva avere memoria cosciente di quello scontro che portò via migliaia di vittime nelle trincee. Tanti artisti delle diverse avanguardie, da Boccioni a Macke e a Marc, morirono nel fronte. Molti dei loro lavori riferiti alla guerra furono dimenticati e anche la guerra fu rimossa. Ma la rimozione porta le ferite più dolorose nell'ombra.... e tutto affiora prima o poi.... Al piccolo Guerrino, la guerra portò via il padre Sante Tramonti, quando ancora non aveva l'età per ricordare.... Lise Bourbeau (nel suo libro “Le 5 ferite e come guarirle”) afferma: L’infanzia e l’adolescenza sono l’alba e il mattino della vita dell’uomo: gli eventi vissuti in questo periodo lasciano il segno e condizionano la vita futura. Io sono convinta che Guerrino Tramonti portasse con sé nel suo animo la ferita più dolorosa e profonda: quella della perdita del padre, vissuta come “ferita d'abbandono”, rimossa e abilmente mascherata. Guerrino porterà con sé le tracce indelebili della perdita del padre, una privazione che lo accomuna a tanti figli orfani della cosiddetta “generazione perduta”, a cui sarà negata ogni sicurezza, per cui saranno costretti a crescere nel clima di agitazione che condurrà l'Italia al Ventennio fascista. L'immagine del coltello, che compare reiteratamente tra le immagini rappresentate in mezzo alle “pagine” di scrittura ceramica, potrebbe essere una metafora delle numerose ferite che l'artista porta nell'anima. Guerrino, lo suggerisce il suo nome, è agguerrito e sa difendersi... ed è soprattutto un bambino che deve imparare ad arrangiarsi, perché può contare soltanto sulla mamma Cesira, che crede profondamente nella vocazione artistica del figlio. Infatti, Guerrino è caparbio, ribelle e impara presto, ma si dichiara sempre autodidatta, anche se i maestri alla Scuola di Disegno “T. Minardi” e alla Regia Scuola di Ceramica li ha, e sono Anselmo Bucci e Domenico Rambelli. Il giovane Guerrino ha una forte personalità e riesce ad introdursi con successo nell'ambiente artistico regionale. Arrivano presto i consensi nelle mostre interprovinciali, i premi ai concorsi nazionali con opere pittoriche e scultoree, come quelle del Premio Rubicone. Giungono anche le grandi gratificazioni che Guerrino ricorda con orgoglio nel suo diario ceramico: “(...) Arturo Martini 1931 mi assegnò il I Premio per la Scultura ai 'Premi Rubicone' ove parteciparono i migliori artisti dell'Emilia Romagna. Martini mi voleva a Milano con lui.....” Solo che Guerrino preferisce rimanere a Faenza con la madre e la sorella. Per motivi di lavoro dovrà allontanarsi spesso, ma tornerà sempre alla sua cara Faenza. Si assenterà nel 1938 per andare ad Albisola, a perfezionare le sue doti di scultore e modellatore in ceramica; qui incrocerà ancora Martini e conoscerà Lucio Fontana e Aligi Sassu. Tornato a Faenza, a cavallo tra gli anni Trenta e Quaranta, si dedicherà alla scultura in terracotta ed esporrà nella Quadriennale romana del 1943. Guerrino partirà ancora per i numerosi viaggi a Venezia tra il 1944-47, dove frequenterà Filippo De Pisis, la cui opera influenzerà le nature morte della fine del decennio, prima di tornare ad Albisola, nel 1948, per riprendere l'attività di ceramista. I successi personali si susseguono nel dopoguerra e Guerrino ribadisce ancora nel diario di essere riuscito a “farcela” da solo: “Senza raccomandazioni nel 1950 con tele[grama] M.P. I. mi venne offerto un insegnamento nella Scuola di Civita Castellana...” In effetti, nel 1951 insegna plastica in quella Scuola alle porte di Roma, dove sarà a contatto con l'amico Franco Gentilini, Afro e Mirko Bassaldella, Libero de Libero, Alberto Burri, Toti Scialloja, Leonardo Sinisgalli e altri intellettuali romani. Questo è un momento cruciale per Tramonti, che vive pienamente il dibattito italiano sull'identità dell'artigianato artistico, sul primitivismo, sul neo-cubismo e sul picassismo, che influenza la sua scelta stilistica decorativa e pittorica. “... nel 52 fui Direttore a Castelli...” continua Guerrino nel suo diario: e sarà proprio a Castelli dove l'artista metterà a punto la sua caratteristica “cristallina a grosso spessore”, quell'accorgimento tecnico che lo renderà unico ed inimitabile. E ancora trionfi e successi: i due premi Faenza nel 52 e nel 55, il soffitto di Castelli alla Triennale di Milano; il matrimonio con Arpalice nel 1954, le mostre nelle principali rassegne d'arte ceramica in Italia, Germania e Stati Uniti, accanto a Fontana, Leoncillo, Melotti, Agenore Fabbri, Tullio Mazzotti, Angelo Biancini, Nanni Valentini, Guido Gambone...; In più, le collaborazioni con altri artisti, alcune durate per parecchi anni, come quelle con Algelo Biancini e con Franco Gentilini, dai quali Guerrino si distaccherà in modo radicale, senza spiegare i motivi a nessuno, nascondendo a tutti quello che per lui doveva essere una “ferita da tradimento”. Poi, ancora altre affermazioni a scuola, la direzione a Cagli nel 1958 e all'Istituto d'arte di Forlì nel 1959, tutti incarichi inseguiti da Guerrino per avvicinarsi sempre di più alla sua Faenza... A Forlì trasferirà i decori ceramici su tessuti e arazzi di notevoli dimensioni. Forlì, però, sarà per lui il più lacerante campo di battaglia della sua vita professionale; sarà il luogo che recherà all'artista le ferite maggiori, quelle che lo condurranno al cambio di rotta stilistica, sommergendolo in una fase di “iconoclastia”, dedicata alla ricerca dei materiali e delle forme più adatte alle alte temperature del grès e della porcellana, dalla quale sorgeranno i monumentali “vasi-scultura” foggiati sulla ruota e rivestiti con coperte cristallizzate. I premi ottenuti con queste ultime opere e i consensi nelle mostre in Italia e all'estero precedono di poco il grande cataclisma personale vissuto dall'artista e ricordato nel suo diario ceramico come una serie di battaglie personali all'interno di una guerra fatta di accuse infondate e grandi tradimenti: “ fui dal 1960 Direttore a Forlì ove impiantai la Scuola... cominciò subito a manifestarsi un certo movimento politico- sindacale e in seguito fui ispezionato 4 volte + alcuni ricorsi senza esito...” L'amarezza e l'impotenza trasudano da queste parole: “Il prete e il comunista mi denunciarono: era l'unico mezzo... Fui sospeso per merito del sindacato SNIA”. Per Guerrino Tramonti, alle ferite precedentemente accumulate, si aggiungono quelle dell'ingiustizia, del rifiuto, dell'indifferenza e dell'umiliazione. Anche quando si saranno chiariti tutti i fatti riguardanti la scuola di Forlì e Tramonti sarà assolto, nel 1981, da questa guerra personale, l'artista uscirà profondamente minato nel corpo e nell'animo, corroso dalle molteplici ferite, che si riveleranno sicuramente inguaribili, forse addirittura mortali... Guerrino Tramonti cerca di difendersi ancora e l'unica arma possibile per lui è l'urlo, l'aggrèssione. Ma per difendersi servono le unghie o le parole. E la parola ha bisogno di voce. Solo che la voce di Tramonti è stata soffocata per sempre dalla malattia, un cancro alla gola...; Senza voce, all'artista rimangono soltanto il pennello e la scrittura e tutta la sua rabbia da sfogare. Tramonti non è mai stato un uomo di mezze tinte... Per scrivere memorie, accuse e imprecazioni non usa la carta, materiale troppo deperibile. La sua volontà è che le parole restino... per questo scrive sulla ceramica: il supporto più duro e indelebile, e anche il più familiare che lui possa trovare... che né l'acqua, né il vento e nemmeno il fuoco riusciranno mai a cancellare né a distruggere... Sulle lastre refrattarie usate per cuocere i pezzi nel forno, Tramonti tuona, impreca, maledice e poi fa delle domande retoriche ai suoi nemici: “Cosa rimarrà di voi...?” Tramonti si comporta come un violento graffitista, piuttosto agorafobico, che non riesce a scrivere sui muri delle strade e si autoimpone la propria censura: piccoli oggetti per un terribile autocompiacimento nel dolore. E la sua rabbia brucia e corrode sempre di più la sua gola... Forse Guerrino scrive per riflettere, per far chiarezza dentro di sé; per registrare i fatti e analizzare le proprie reazioni, per capire meglio se stesso, i suoi pensieri e i suoi sentimenti. La malattia gli ha tolto la possibilità di inveire ad alta voce e a lui restano soltanto la scrittura e i colori per comunicare, persino con sé stesso. Le parole di Tramonti sono urla soffocate che si accavallano alle immagini; sono discorsi scritti di getto, a più puntate e a più colpi violenti di pennello, dopo aver ruminato le sue ossessioni durante più di due decenni, senza essere mai riuscito a digerire né a esprimere apertamente la rabbia, la frustrazione e il disprezzo che hanno minato e corroso la sua voce. Nel diario di Tramonti compaiono folgoranti “cattivi pensieri”, potenti maledizioni, terribili invettive, frasi altisonanti di dantesca memoria come quella di “Faenza che il Lamone bagna la gente più ignorante di Romagna”; a volte, le frasi sembrano veloci “haiku” apparsi come dei flash sul fondo o sulla tesa dei piatti, sommersi dalla cristallina a grosso spessore che li rende più profondi, ma li annega assieme alle pere, alle fette d'anguria e ai coltelli... Spesso sono i sentimenti di vergogna, depressione e impotenza a far dire proprio a lui, che non amava allontanarsi dalla sua città natale .... “mi vergogno di essere faentino e chiedo asilo politico culturale ad un paese del terzo mondo”. Tramonti scrive con uno stile semplice, colloquiale e diretto, senza risparmio di appellativi a volte impronunciabili: imbecilli, somari, comprati, merda, nullità, truffatori, carriolanti, ladri, ruffiani, opportunisti, camorristi, mafiosi, stronzi, rapinatori, ignoranti, gregge; sono alcuni degli appellativi più usati. Naturalmente, Tramonti scrive in prima persona e si rivolge ad un plurale collettivo in cui ingloba tutti coloro che considera nemici, coloro a cui attribuisce la responsabilità della sua perdita, delle sue ferite e delle sue frustrazioni. L'oggetto della sua rabbia, del suo disgusto e del suo disprezzo sono le autorità, i politici, i partiti, la chiesa, il museo, la scuola, il comune, i sindacati come entità non astratte, ma concrete della vita culturale e politica italiana, forlivese e faentina. In occasioni, i bersagli della sua rabbia hanno nome e cognome. Tramonti mescola passato remoto e prossimo con il presente; l'esposizione dei fatti presenta frequenti salti da un argomento ad un altro e i pensieri a volte si ripetono da una lastra ad altra, da un piatto ad altro, in modo del tutto ossessivo. All'inizio, la scrittura compariva timidamente all'interno di un cartiglio o di un nastro che si inseriva nell'impianto decorativo o nella composizione pittorica. Nelle lastre refrattarie, invece, la stesura del diario si struttura come una singola pagina bianca che occupa l'intero campo, divisa da una fascia colorata sulla quale sfilano frammenti di natura morta e indecifrabili figure geometriche. In occasioni, il diario si stila a doppia pagina e anche in questi casi non manca mai l'impaginazione decorativa ai lati o a metà campo. Nelle ultime pagine diaristiche, al contrario, tutte le immagini scompaiono per ribadire il silenzio visivo della piastrella bianca. La rabbia di Tramonti è rimasta imprigionata in un materiale indelebile che conserva le memorie di ciò che l'artista ha fatto e soprattutto di quello che lui ha provato. La sua scrittura è, e rimane, un documento strettamente intimo e privato, come lui voleva che fosse. La sua presentazione al pubblico, a distanza di più di vent'anni dalla morte e a cent'anni dalla sua nascita, ci consente di ricostruire le sue azioni, le sue emozioni, le sue ferite e i suoi dolori vissuti in un passato che è stato anche il nostro. Ci permette di apprezzare non soltanto l'artista, ma ci offre la possibilità di capire soprattutto l'uomo Guerrino Tramonti. Accanto alle ferite personali, il suo diario ceramico ci aiuta a capire certi eventi di portata storica, certi snodi della politica e della cultura di cui l'artista è stato testimone e vittima e di cui lui ha voluto lasciare traccia e memoria incancellabili. Alcuni ammonimenti visionari forse potrebbero diventare utili per comprendere come eravamo e cosa siamo diventati. In questo senso, il piatto esposto attualmente all'EXPO di Milano, che doveva essere presente oggi in Fondazione, non può che essere emblematico: “Politici ignoranti.... non sapete che un 'regime' senza le arti e la cultura muore”. Al limite dalla sconfitta, Tramonti difende ancora l'unica cosa per cui lui ha sempre vissuto: la sua dignità d'artista, la sua dignità d'uomo. Traspare ancora dalla piastrella bianca l'urlo mai soffocato fino in fondo di quel bambino ferito e caparbio, nato cent'anni fa con la guerra, che tante battaglie personali nella vita ha attraversato: “sono un uomo libero liberissimo e lo rimarrò fino alla fine......” Questo è Guerrino Tramonti. Grazie a tutti di essere venuti e di avermi ascoltato. (Sindaci a Faenza nel dopoguerra: Alfredo Morini, PSI, 2 aprile 1946 - 22 giugno 1951; Pietro Baldi, DC, 22 giugno 1951 - 10 agosto 1956; Elio Assirelli DC, 10 agosto 1956 - 6 marzo 1972; Angelo Gallegati DC, 24 marzo 1972 - 16 dicembre 1974; Pietro Baccarini DC, 16 dicembre 1974 - 1 settembre 1975; Venerio Lombardi PCI, 1 settembre 1975 - 30 settembre 1981; Giorgio Boscherini PSI, 30 settembre 1981 - 24 marzo 1993; Nerio Tura, DC, 25 marzo 1993 - 17 gennaio 1994; Enrico De Giovanni, PPI poi Margherita, 12 giugno 1994 - 30 aprile 1999; Claudio Casadio, PD, 1 maggio 1999 - 30 marzo 2010; Giovanni Malpezzi, PD, marzo 2010 - 2015.
Faenza, Museo Tramonti, Omaggio al Maestro Guerrino Tramonti (28 giugno) Monologo teatrale di Ivano Marescotti e Franco Costantini
Dicembre
apertura straordinaria del Museo Tramonti per la presentazione del calendario degli eventi 2016, un ciclo dal titolo “Vocazione e Provocazione. Elogio dell’invettiva”.
2016
Gennaio
Faenza, Museo Guerrino Tramonti, rassegna “Vocazione e ProVocazione. Quando l’arte diventa critica. Quando la critica diventa arte” (dal 15 gennaio al 21 dicembre). Manifestazione con cadenza mensile a cui partecipano artisti e relatori di ProVocazioni di rabbia, ispirata da Guerrino Tramonti.
Giugno
Faenza, Museo Tramonti, Concerto Buongiorno ceramica, Buonasera c’è musica, con Raimondo Raimondi (chitarra classica) e Stefano Calvano (Percussioni). Apertura straordinaria del Museo Tramonti in occasione dell’evento Buongiorno Ceramica.
Agosto
Faenza, Museo Guerrino Tramonti, Tramonti, Leoni, Mariani ...stessa pasta ceramica (dal 29 agosto al 9 settembre). Nella mostra sono presenti opere dei tre artisti faentini, congiunti da un filo rosso di ceramica contro, ceramica ribelle, che già Bojani aveva ben individuato con tre mostre alla Casa di Raffaello a Urbino. Questa mostra prende forma dalle storiche invettive di Tramonti ed espone un’installazione di Mariani dal titolo: “Mater non semper certa est”. Il catalogo si apre con uno scritto dello scrittore Professor Eduardo Alamaro, intitolato: “Elogio dell’invettiva”:
(...) Devo dire la verità? A me sta simpatico il figlio di Guerrino, Marco Tramonti. E’ un eroe ordinario, silenzioso, sconosciuto ai più e ai meno-meno d’Italia. E’ il figlio amorevole che s’è caricato sulle spalle il peso dell’arte & della vita del vecchio Padre e lo porta in salvo. Oltre la distruzione della città antica delle ceramiche, un tempo ricca di storie, di narrazione, di leggende, di fabule, di tradizioni, di innovazioni, di fatica,..; di interrogativi, di “amore locale”, di allarmi epocali: “Faenza dove sei?...Faenza dove vai?” scriveva preveggente sotto copertura maiolicata il padre Guerrino..-“Dov’è la dignità?...nei soldi!!!”, si domandava in un piatto maiolicato, famoso e disperante, il preveggente Tramonti…...e perciò, come l’Ettore degli antichi poemi omerici, Marco Tramonti ha cercato di salvare il salvabile…; da buon figlio amoroso ha cercato di salvare il Padre, con l’aiuto dello Spirito Santo del ricordo, della fabula, della narrazione antica; è qui, in questo luogo museale, l’eredità sua più preziosa: la dignità, il nome, anzi, il cognome, la casata con tutte le cose e le case già laboriose; col mestiere e le tecniche, con le idee e le polemiche e con quel pro-fumo ormai in fumo) di Faenza-Fajences vicino (forse) a quello d’oriente, amato dall’ultimo Guerrino. Marco Tramonti quindi va, va veloce in sella a una moto da sempre. Marco il centauro, Marco ‘o pazzo che s’è rotto varie volte le ossa per le vie della vecchia romagna ma non demorde, anzi morde sempre più l’asfalto, non molla la sella e il motore veloce fujente; Marco insiste, resiste e con-siste e si carica sempre dietro il Padre e la sua ceramica contro, ceramica ribelle, non allineata e alienata, non-puttana maiolica, da vero romagnolo modello Agostini ‘o pazzo volante, dei miei tempi & templi moderni molto andati. (...) L’antico luogo fabbrile del Guerrino, Guerin faentin, dopo la morte de “l’artista irrequieto” (copyright Mingotti sulla “Faenza”, 1993, n. III-IV, p. 135, ndr) è stato trasformato in luogo di riflessione e Fondazione di famiglia: un modello civile, esemplare, un luogo della memoria fondativa, di resistenza e di persistenza ceramica, un luogo del ricordo e della meditazione, il luogo del silenzio operoso, & rispetto artigiano, spazio eletto di culto, forse nobilmente foscoliano, con l’urne dei forti che ci danno forza, vita, spinta, coraggio, esempio. Urli e urne ceramiche di uomini forti che ci dicono “Non abbiate paura, son tigri di carta, non mollate, de-collate, tagliate le teste, gridate la vostra identità, (...) imprecate contro tutti i limitatori di libertà, contro tutti i truccatori e i falsificatori;(...). E così, quel giorno felice, percorsi le varie stanze del Museo Tramonti, compresa “la stanza proibita”, quella degli “inediti e rari”, come nelle biblioteche nazionali, stanza appena aperta, “Inediti” di Guerrino-guerreggiante in cui la scrittura autobiografica dell’artista è la protagonista assoluta e incontrastata, solitaria e ammonitrice; ceramica manufatta col pennello senza peli. (...) In queste scritture maiolicate, “l’artista irrequieto (sempre copyright Mingotti sulla “Faenza”, ndr), ha stilato una sorta di personalissimo diario segreto sotto vetro. Tutte cose poco note, assolutamente riservate, top secret, slogans, scritte e anatemi a futura memoria, se ci sarà memoria. E quel tempo, secondo Marco e la Fondazione Tramonti, era finalmente venuto, in occasione dei cento anni dalla nascita dell’artista. (...) è bene che i figli prendano per tempo le dovute stanze & distanze dai Padri per agire indipendentemente da questi e mi pare che Marco le distanze amorevoli le abbia già prese per tempo, dal Padre suo inTramonti-abile. (...) questa mostra dei tre fegatosi moschettieri faentini ha nel Padre-generatore Guerrino la sua origine e senso, suo moto e motore ideale. Prende forma e vita dalle storiche invettive di Tramonti, dalla sua rabbia, dalla sua testimonianza civile & incivile; nel suo essere corpo-contro , nel farsi opposizione scandalosa di sistema, esplicita e senza rete protettiva dell’IO!! (...); nel suo essere cioè insieme Guerrino e guerriero. Infatti questa mostra, se non una dichiarazione di guerra, è - vuole essere - almeno una dichiarazione guerrina...ma ciò che è bello e suggestivo è che queste sue invettive d’artista, questo suo metter sotto vetro il suo pensiero guerrino-guerreggiante, poetico, calligrafico, fuori sistema, si sviluppa con forza crudele quando quest'uomo non può più salire sui tetti (o sul bancone del bar) per gridare il suo scandalo;cioè quando un cancro gli blocca la gola e le corde vocali sue e perciò Tramonti si rinchiude gioco forza nel silenzio della sua officina, che mai lo tradì. Le “invettive silenziose” di Tramonti (o “urla soffocate”, come le chiama Josune Ruiz de Infante), sono quindi amari e alamari fuochi d’artificio col silenziatore; tutte cose riservate, scritte per pochi intimi, pillole ceramiche sottovetro, messaggi in bottiglie di Tramonti lanciate nel vuoto, sos di naufraghi senza speranza, esattamente come noi, come l’arte di oggi. e forse ieri, chissà. Certo, colpisce l’ultima parte della vita di Guerrino Tramonti, così come ci è stata narrata, nella presentazione degli “Inediti” da Josune Ruiz de Infante. E’ il Tramonti sconfitto ma non ancora domo, il Tramonti senza voce che scrive e sottoscrive in un suo piatto : “Mi vergogno di essere faentino”; il Tramonti che sembra adeguarsi al Diego Valeri del 1932 che rielabora: Il romanzo di Guerrino detto il Guerin Meschino vissuto tra il 1375 ed il 1428, era quello che si dice un condottiero dei poveri (dei diseredati e dei reietti). Peraltro penso, suggerisco che, all'ingresso di questa casa-museo (già bunker di Tramonti dell’ultima fase) bisognerebbe mettere bene in evidenza la scritta che Eduardo Scarpetta , famoso commediografo della comicità napoletana tra 800 e 900, fece apporre in alto del suo palazzetto liberty, quello che si fece costruire al vomero di napoli, alla Santarella. La scritta avvertiva eloquentemente il viandante: “Qui rido io”, vale a dire: “Vi ho fatto ridere in pubblico, a teatro, per arte e mestiere, per denari, ma qui, a casa mia, rido solo io. O con chi invito io qui. Ho pensato a questa famosa scritta scarpettiana rileggendo l’ultima parte del testo sopra laudato di Mingotti nella “Faenza”, esattamente quando Mingotti narra che un giorno del 1989 Tramonti lo invitò negli spazi che ora son museo, e poi cito “mi fece entrare in una stanzetta e mi indicò una serie di opere: piatti e vasi con scritte feroci contro il sistema politico in generale e contro i rappresentanti delle istituzioni locali che egli aveva ben cucinato al fuoco del suo forno di ceramista. La cosa mi sorprese perché nonostante tutte le sue molteplici esperienze, mantenendo l’atteggiamento del ribelle, sembrava non aver raggiunto la cosiddetta saggezza degli anziani”. Guerrino scriveva tra l’altro: “La democrazia è per i somari” (ma si può essere così politicamente scorretti! Son cose che si pensano ma non si dicono e non si scrivono!!!) E poi questa: “I valori morali artistici non contano niente. conta solo essere un buon ruffiano con tessera“. Ce n’è per tutti, anche per i traditori-artigiani suoi ex collaboratori: “voglio ricordare un torniante che dal 1960 al 1965 lavorò nella mia bottega. Quando se ne andò si mise in proprio rifacendo le mie forme e fornì tutti o quasi i ceramisti faentini e di Nove: bella serietà, il consorzio è lì a testimonianza.” Questa stanza proibita ”vale un tesoro”; è la stanza dove è stata innalzata la bandiera della libertà di scrittura al limite della diffam-azione, da non ammainare mai; la stanza della ceramica irridente, dente per dente, da continuare oggi con nuovi arrivi, nuovi adepti, nuovi ex voto, per grazia d’arte ricevuta da San Tramonti; per entrare in questo luogo bisognerebbe pagare una tassa molto elevata d'ingresso (in modo da finanziare la Fondazione) o aver dato ampia dimostrazione di non saggezza, non servilismo, non paraculismo, non carrierismo, (se la Fondazione lo farà ho diritto alla tessera onoraria n. 1, spero), insomma, non è che un inizio. E poi passando dalla “stanza segreta” al tutto-Tramonti, direi che questo museo si propone nei fatti come presidio di libertà individuale, igiene mentale, asilo ceramico: come “antenna Tramonti sui territorio libero faentino”, si propone come “osservatorio Tramonti”; come nucleo pensante, come luogo delle idee. Direi di più: se questo Museo non farà questo e se si allineerà alle mode e ai gruppi dirigenti & digerenti la città delle ceramiche, tradirà lo spirito guerrin, l’essenza muta del bastian contrario che qui vigila e punisce i reprobi. Anzi di più, una proposta pratica: come a Roma c’è la “bocca della verità” che morde la mano a chi non dice il vero, così qui, davanti al Museo Tramonti installerei la “bocca del Guerrin Faentin” (e i pezzi di Guerrino in tal senso non mancano, per detto scopo santo). Buon lavoro, Amici della Fondazione Tramonti. Eduardo Alamaro.
Settembre
Faenza, Caffè Nove100, Tramonti in centro, dal 2 al 4 settembre. Mostra in occasione di Argillà, biennale del festival della ceramica internazionale organizzata dall’Associazione Italiana Città della Ceramica e dall’Associazione Francese Città della Ceramica.
Faenza, Museo Guerrino Tramonti, 1° Premio letterario Creatura che Crea (dal 1 ottobre 2016 al 31 gennaio 2017). La Fondazione Guerrino Tramonti pubblica il 1° bando, rivolto agli studenti delle scuole primarie e secondarie di primo grado del territorio nazionale: fra coloro che parteciperanno e, ispirandosi a un’opera dell’Artista Guerrino Tramonti, realizzeranno un testo (racconto breve, fiaba, filastrocca, poesia, analisi critica o testo teatrale) la giuria, composta da: Marco Tramonti (Presidente), Milena Camposano (Curatore), Franco Costantini (Poeta), Giovanna Vigilanti (Scrittrice), Cesare Flamigni (Attore) stilerà la graduatoria.
Dicembre
Faenza, Museo Guerrino Tramonti, Premiazione Concorso Realizza un racconto breve (10 Dicembre). Premiazione del concorso letterario-culturale a cura della Dottoressa Alessandra Maltoni, edito dall’Associazione Didattico Culturale Albert Einstein di Ravenna, rivolto ai ragazzi della scuola primaria e secondaria e ispirato ad un’opera di Guerrino Tramonti.
Faenza, Hotel Vittoria, Rassegna Sezione Guerrino Tramonti (29 dicembre). Inaugurazione Mostra permanente al 2° piano dell’Hotel Vittoria. Sono esposte 11 ceramiche. Presentazione a cura dell'architetto Bianca Maria Canepa, del Presidente Ente Ceramica Massimo Isola e del proprietario dell’Hotel Vittoria Bruno Randi.
2017
Faenza Museo Guerrino Tramonti, Rassegna Libertà di creare. Creare la libertà. Con cadenza mensile monologhi e spettacoli di Artisti incatalogabili, creativi e liberi relatori di arte e libertà dei suoi linguaggi, ispirati da Guerrino Tramonti, nel clima pacificato di voglia di creare che segue la ProVocazione. Da Francesco Cascino a Sumiti Collina, che porta al Museo il “live painting” con la sua performance di pittura sulle parole di Franco Costantini e sulla musica di Luca Felloni, senza dimenticare Roberto Mercadini e il suo monologo intitolato: “La Creazione e la creazione”.
Maggio
Faenza, Comune di Faenza - Salone delle Bandiere, Premiazione 1° Premio letterario Creatura che Crea. Omaggio all’attività didattica di Guerrino Tramonti: “(...) Mio padre, Guerrino Tramonti, è stato un artista completo: ha spaziato dalla cultura alla ceramica, dalla pittura alla tessitura, è stato anche direttore e insegnante in diversi istituti d’arte. Questo è stato il motivo per cui ho pensato di proporre questo concorso, con la speranza di creare un interesse verso questa meravigliosa “materia” che è l’arte (...).
Agosto
Castelli, Liceo Artistico per il Design F.A. Grue La tradizione del futuro, i CentoDieci anni della Scuola d’Arte di Castelli (30 luglio 15 settembre). Mostra collettiva di attività artistiche dei direttori e dei docenti che si sono alternati nel tempo alla guida e nell’insegnamento delle materie professionali. Sono esposti grandi piatti in cristallina a grosso spessore e piatti in terracotta dipinti con smalti.
Settembre
Faenza, Museo Guerrino Tramonti, 2° Premio letterario Creatura che Crea (dal 1 ottobre 2017 al 31 gennaio 2018). La Fondazione Guerrino Tramonti pubblica il bando, rivolto agli studenti delle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado del territorio nazionale.
Ottobre
Faenza, Museo Internazionale delle Ceramiche, Sotto il segno del granchio, Il lungo viaggio poetico di Guerrino Tramonti (15 ottobre), autore Giuliano Vitali, casa editrice Edit, presentazione della biografia romanzata. Il libro tratta la biografia dell’artista Guerrino Tramonti ed è stato scritto non in forma didascalica come avviene nella maggioranza delle biografie. Tramonti è nato a Faenza il trenta giugno del millenovecentoquindici, perciò sotto la costellazione del Granchio, segno d’acqua e per l’oroscopo cinese è gatto, animale amato da Tramonti. In questo testo si traccia il percorso di vita dell’artista, dove s’incontra tutto ciò che accade attorno a Tramonti, compresi i sentimenti interni che suscitano questi eventi partendo dalla sua formazione scolastica, il periodo fascista, la sua condizione di orfano della grande guerra, la terribile seconda guerra mondiale e i grandi amori della sua vita. Il filo conduttore di questa lettura è la poesia vista attraverso le stelle e la mitologia; poi trasmesso tutto nella creazione delle sue opere d’arte: pittura, scultura e ceramica. L’arte di Guerrino Tramonti fu riconosciuta nei concorsi artistici più prestigiosi d’Italia, dove ha conseguito primi premi e il riconoscimento delle varie giurie e critici d’arte, come artista di alto valore espressivo e culturale.
2018
Maggio
Faenza, Comune di Faenza - Salone delle Bandiere, Premiazione 2° Premio letterario Creatura che Crea. Premiazione.
Agosto
Faenza, Piazza Nenni, Ridotto Teatro Masini, Castelli e il rinnovamento / Guerrino Tramonti, (dal 30 agosto al 2 settembre). Mostra in occasione di Argillà, biennale del festival della ceramica internazionale organizzata dall’Associazione Italiana Città della Ceramica e dall’Associazione Francese Città della Ceramica.
Settembre
Faenza, Museo Guerrino Tramonti, 3° Premio nazionale di letteratura e disegno Creatura che Crea (dal 1 ottobre 2018 al 31 gennaio 2019). La Fondazione Guerrino Tramonti pubblica il bando, rivolto agli studenti delle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado del territorio nazionale.
Ottobre
Parigi, Rue du Faubourg Saint-Honoré, Casa d’Aste Piasa, Guerrino Tramonti: Ceramica dal 1950 al 1980 (24 Ottobre). Sono stati battuti all’asta n. 47 piatti e vassoi.
2019
Maggio
Faenza, Museo Guerrino Tramonti, Premiazione 3° Premio nazionale di disegno e letteratura Creatura che Crea. Premiazione.
Settembre
Roma, Casina delle Civette - Musei di Villa Torlonia, IV° Concorso di ceramica Alchimie di Terra e di luce - omaggio a Guerrino Tramonti (dal 1 ottobre 2019 al 31 maggio 2020). La Fondazione Guerrino Tramonti coinvolge le Scuole d’Arte e dei Mestieri del Comune di Roma Capitale che hanno corsi di ceramica. Gli allievi realizzeranno un’opera ispirandosi alla produzione di Tramonti e la termineranno entro il 31 maggio 2020 in modo da poter essere valutata dalla commissione che sceglierà tre opere vincitrici.
Dicembre
New York, Madison Avenue, Bonhams, Modern Decorative Art + Design (13 Dicembre) Asta collettiva in cui sono stati battuti n. 22 vasi in grès, grès porcellanato, piatti terracotta e cristallina a grosso spessore.
2020
Giugno
Roma, Musei di Villa Torlonia Casina delle Civette, Alchimie di terra e di luce, i mille volti della ceramica di Guerrino Tramonti (Faenza 1915-1992), 11 giugno – 27 settembre. Sono trascorsi 10 anni da quando Roma dedicò a Tramonti una bellissima mostra presso il Museo di Palazzo Venezia: le opere esposte attirarono l’attenzione di esperti giapponesi che avviarono un articolato progetto espositivo itinerante che si è concluso nel 2013 al Museo Internazionale della Ceramica di Faenza. La mostra nasce dall’idea di approfondire l’articolato mondo della ceramica e offrire al pubblico un nuovo approccio all’arte in un luogo come La Casina delle Civette, splendido esempio di stile Liberty, Museo della vetrata artistica e sede della Biblioteca delle Arti Applicate. Lo sposalizio vetrata-ceramica diventa parte integrante dell’apparato decorativo della Casina mentre le opere di Tramonti dialogano incredibilmente con le sue vetrate. Lo studio dell’allestimento trae ispirazione dalla principale componente chimica della materia ceramica, ovvero l’argilla. Questa polvere, dalle cromie naturali e terrose, accompagna il percorso esaltando i colori delle opere stesse e richiamando quelli delle vetrate: una sintonia cromatica che unisce Tramonti alla Casina, come se le sue opere "emergessero" dalla terra. Un luogo che rappresenta l'eccellenza dello stile Liberty, dove le opere in ceramica, i dipinti e gli arazzi dell’artista - circa 50 quelle esposte - dialogano con le decorazioni delle stanze del Museo, in particolare con gli arredi, come pavimenti e maioliche di rivestimento, insieme alle vivaci cromie delle vetrate. La mostra, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, si avvale del Patrocinio del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo (MiBACT), dell’Associazione Italiana Città della ceramica (AICC), del Comune di Faenza e del Museo Internazionale della Ceramica (MIC) ed è organizzata dalla Fondazione Guerrino Tramonti, in collaborazione con la Cooperativa Sociale Apriti Sesamo e la Galleria Sinopia. L’esposizione a cura di Maria Grazia Massafra, Raffaella Lupi e Stefania Severi sarà inaugurata mercoledì 10 giugno alle ore 18.00. Servizi museali di Zètema Progetto Cultura. Nel catalogo testi di Marco Tramonti, Presidente della Fondazione Guerrino Tramonti e figlio dell’Artista: “Da bambino mi bastava scendere le scale per entrare, pieno di curiosità, nel suo laboratorio e vederlo al lavoro: potevo trattenere il fiato insieme a lui, per l’emozione, quando apriva i forni... Dopo la sua morte, con il sostegno di mia madre, musa ispiratrice in vita e punto focale dell’unità familiare poi, e l’appoggio incondizionato di mio fratello Paolo, ho deciso di cambiare vita e di immergermi nel lavoro di mio padre artista, desideroso di “ascoltarlo”, di comprenderlo, di vederlo, infine, occupare il posto che merita tra i grandi del ‘900. Ho temuto fosse troppo tardi per riuscire a rialzare la testa ma sono riuscito nell’intento grazie alla dedizione del compianto Professor Giancarlo Bojani, conoscitore e consapevole dell’effettivo valore dell’arte di mio padre, che mi ha aiutato nel faticoso lavoro di “smuovere” per tornare a splendere. Grazie all’aiuto ed alla professionalità del Professor Giancarlo Bojani, conoscitore e consapevole dell’effettivo valore dell’arte di mio padre e della mia compagna di vita, Milena, che condivide con me, con passione, ogni passo per questa realizzazione, nel 2009 abbiamo progettato un lungo percorso di ri-valorizzazione: da allora si sono susseguite mostre in importanti musei italiani per poi approdare nel 2011 in Giappone, dove per altro il suo lavoro era già presente dagli anni 50. Come Presidente della Fondazione, ho lavorato per inserire il Museo Tramonti presso il sistema museale provinciale e nazionale (Mibact), per dargli nuova vita come sede di esposizioni, mostre collettive ed eventi anche in collaborazione con le istituzioni locali, per dare un servizio di apertura al pubblico. Ho raccolto le memorie di mia madre, affinché fosse possibile pubblicare una biografia romanzata, curata dallo storico locale Professor Giuliano Vitali e intitolata “Sotto il segno del granchio, il lungo viaggio poetico di Guerrino Tramonti” edito dalla casa editrice Edit. Nel 2019 nasce la collaborazione con la Dottoressa Raffaella Lupi, titolare della Galleria Sinopia di Roma che mi ha ispirato il progetto della Mostra “Alchimie di Terra e Luce, i mille volti della ceramica di Guerrino Tramonti”. Sono molto orgoglioso dei riconoscimenti fin qui ottenuti. Tornare a Roma onora l’amore che mio padre aveva per questa città, e farà parlare tanto ed ancora di lui: critica, pubblico e mondo dell’arte, nella città eterna, proprio ora, che il mondo intero si sta interessando alla sua arte”; Massimo Isola, Presidente Aicc (Associazione Italiana Città della Ceramica): “Guerrino Tramonti ha attraversato tutto il Novecento. Un uomo del ventesimo secolo. Protagonista del processo di creazione di un tempo creativo, ha inciso sul dibattito pubblico, senza mezzi termini. Talentuoso e geniale, ha utilizzato il suo talento per produrre centinaia di lavori, utilizzando le più diverse tecniche e linguaggi. Dalla scultura alla pittura, dal disegno alla ceramica: Tramonti è stato un Homo Faber completo. Viviamo un tempo in cui spesso l’artista pensa e difficilmente mette le mani in pasta, soprattutto nel terreno della ceramica. Tramonti pensava, progettava, realizzava. Insieme. E aveva uno stile, uno stile unico e inconfondibile. La tecnica era sublime, il senso del bello importante, molto. La sua produzione oggi incanta, ma non rassicura. Come altri Grandi ha utilizzato la sua sensibilità per scuotere le coscienze, Tramonti non si è mai accontentato di piacere. Tramonti voleva esserci, con le sue idee, le sue provocazioni, la sua idea di bellezza. Questo impianto ideale lo ha portato ad entrare nelle proprie opere con tutta la sua personalità. Una personalità cresciuta nel tempo. La ceramica è stata un filo conduttore del suo essere creatore, non lo ha mai abbandonato. Così per noi, che ci occupiamo della storia della ceramica, è un punto di riferimento. Tramonti c’è. Se ci guardiamo alle spalle e cerchiamo tracce di Novecento da portare con noi nello scorrere del tempo non possiamo esimerci dal confrontarci con lui. Nessuna zona confortevole, Tramonti stupisce. Questo cerchiamo dall’arte oggi. Non facili conferme, ma domande e dubbi, per cercare di comprendere meglio il mondo che stiamo vivendo. Con Tramonti portiamo con noi anche le comunità ceramiche che lo hanno incontrato. Lo hanno cambiato, e lui ha cambiato loro. Tra tutte dobbiamo citare Faenza e Castelli. Queste città sono due pilastri della Associazione Italiana Città della Ceramica perché sono comunità nelle quali la ceramica è impasto delle rispettive identità. Sono la terra sulla quale si sono costruite idee di mondo, stili di vita, sogni e progetti concreti. Di entrambe le città Tramonti ha utilizzato alcune trame identitarie, non tutte. Non ci troviamo di fronte ad un archetipo o continuatore delle rispettive tradizioni, ma ecco un innovatore vero, scontroso, autorevole, deciso. Un innovatore che rispetta la tradizione ma non la accudisce, la usa. La usa per trasformarla e per dare il proprio contributo al percorso di aggiornamento di questa identità. La storia della ceramica di Faenza e Castelli, così come di gran parte delle nostre città, è viva proprio grazie ai tanti come Tramonti. Le nostre città ancora oggi hanno una personalità perché, per dirla con Mahler, “non hanno vissuto la tradizione come cenere sulla quale vegliare ma come un fuoco da alimentare”. Ma il dialogo c’è stato, eccome. Un dialogo acceso. Non sono mancate rotture , spigolature e scontri, ma la radice profonda dell’artista romagnolo sta nella storia di generazioni di artisti, ceramisti, tornianti che si sono succeduti portando con sé tracce del passato. Su questa base è partito il lavoro di Guerrino, che senza sosta ha prodotto, ha liberato le proprie idee. Si è inventato uno stile, ha giocato con le forme, si è inebriato con i colori, ha intrecciato parole a linee e sfumature. Oggi quello che era il laboratorio del maestro è una sintesi della sua produzione monumentale. Centinaia di lavori, appassionanti. Una biografia artistica, il racconto di un uomo del Novecento che non ha mai abbandonato il proprio tempo. Lo ha affrontato, questo sì. Ciò che accadeva nel suo tempo storico lo interessava. Era fonte di ispirazione e di scontro. Da questo continuo dibattito è nata gran parte della sua produzione. Per Faenza e Castelli, Tramonti è stato un artista che sapeva lavorare la terra, che non aveva bisogno di artigiani per concretizzare i suoi sogni. Lui prendeva argilla e acqua, oppure tele e pastelli, li amalgamava, dava loro delle forme compiute. Si fermava e ripartiva. Poi cuoceva, smaltava, decorava. Tutte le fasi del processo creativo partivano dalla sua mente e dalle sue mani. Il laboratorio oggi è un museo ma si respira ancora la magia alchemica del luogo generatore, creatore. Nelle nostre città abbiamo diversi spazi come questo. Si definiscono musei, ma il termine è riduttivo. Sono spazi di lavoro, ancora vivi ed esplosivi nonostante la loro codificazione espositiva. Sono i maestri che continuiamo a guardare, ad ascoltare, a sentire. Sono i maestri dei quali abbiamo bisogno, soprattutto in tempi complessi come questi. Le nostre città hanno una storia. Hanno una identità. Questi maestri sono tappe di questi lunghi cammini. Alcuni rimangono punti fissi, spesso importanti, altri, come per Tramonti, sembrano spazi ancora in divenire, in parte storicizzati, in parte ancora in grado di emanare suggestioni, fiamme. E noi ci nutriamo di questa energia. Compito delle nostre città, delle nostre istituzioni, pubbliche e private, è quello di continuare a confrontarsi con queste tracce del passato, senza idealizzarle, ma rispettandole. Poi dobbiamo andare avanti, creare nuovi creatori, costruire nuovi paradigmi, mettere in discussione la tradizione per continuare a vivere da protagonisti e non da guardiani. E questo stiamo facendo. Ma il rispetto è elemento fondamentale. Solo grazie a questo riusciremo a mantenere le nostre identità salde, anche in questi mondi veloci, dove tutto scorre e rischia di travolgerci. Le tracce che Tramonti ha lasciato a Faenza e a Castelli sono profonde, non si cancellano facilmente. Ma nelle nostre città si è formato, si è ispirato, ha studiato e ha insegnato, ha prodotto ed esposto, litigato e centrato risultati. Queste tracce non sono solo qui. Queste tracce ci portano lontano, perché l’arte di Guerrino ha sempre fuggito qualsiasi rischio di localismo, la sua arte guardava lontano ed è andata lontano. Oggi Tramonti parla al mondo della cultura a tutto tondo, sia da un punto di vista geografico sia contenutistico. La ceramica è viaggio per definizione. Radici e mondo. E anche la ceramica, le sculture e le tele del maestro sono ancora oggi in viaggio verso nuovi approdi mai definitivi e consolatori. Oggi celebriamo questa preziosa tappa romana, domani ci si dirigerà verso altri lidi. Dall’Europa all’estremo Oriente passando per le Americhe, Tramonti continua a parlare con ogni linguaggio a ogni comunità del pianeta. Lo fa a modo suo. Con orgoglio e senza mediazioni, perdendo qualche strada e intrecciandone delle nuove. Tramonti ci lascia materia viva. Una sorta di collezione di una vita di lavoro sulla quale abbiamo ancora tanti elementi da interpretare. Ma noi città della ceramica, noi città creative con le mani in pasta, amiamo questa idea di viaggio e cerchiamo di alimentarla giorno dopo giorno. Guerrino Tramonti ci interessa, ha parlato di noi, e parla di noi. Siamo convinti che continuerà a farlo. Le sue terre cotte non si fermano, come le nostre identità. Insieme, sempre in movimento. A colori!”; Maria Selene Sconci, Direttrice del Museo Nazionale di Palazzo Venezia a Roma: “Guerrino Tramonti. Artista solitario e introverso. Ho molto amato in passato la produzione artistica di Guerrino Tramonti, conquistata da subito dalla sua estetica complessa, prolifica, multiforme ed inquieta, frutto di un’esperienza esistenziale sulla quale è stato molto interessante indagare e riflettere. Mi sono interrogata sulle motivazioni e sui significati delle sue opere urlate, del suo linguaggio figurativo a volte estremo, trasgressivo nella sostanza; ho molto apprezzato la sua straordinaria capacità tecnica che egli ha usato come rivoluzionario strumento prevalentemente nella lavorazione della ceramica, per la quale ha indubbiamente coniato un personalissimo ed originale codice espressivo. Ho potuto certamente ‘studiare’ l’uomo e l’artista lavorando al suo catalogo, leggendo la consistente bibliografia a lui dedicata, aggiornando la ricchissima cronologia delle esposizioni cui le sue opere hanno partecipato dalle prime esperienze giovanili fino alle più mature e qualificanti occasioni nelle gallerie private e nei musei pubblici di tutto il mondo nell’arco della sua lunga e intensa vita professionale. L’occasione della mostra odierna però mi/ci impone una riflessione organica dell’intero corpus del ceramista faentino. Le parole programmatiche di Raffaella Lupi e di Stefania Severi nel saggio che apre questo lavoro, indicano chiaramente questa necessità quando definiscono Guerrino Tramonti ‘artista oramai storicizzato’: pronto dunque per una rivisitazione complessiva del suo operato, pronto per essere collocato con ragionevole precisione nello scenario artistico del Novecento italiano. Ho appena concluso la lettura dell’ultimo libro di Giuliano Vitali a lui dedicato (Sotto il segno del granchio. Il lungo viaggio poetico di Guerrino Tramonti, EDIT Faenza, 2017), dettagliato racconto biografico sul suo lungo viaggio poetico ed esistenziale, ricco di notazioni che restituiscono con chiarezza i connotati dell’uomo Guerrino, ne colgono i punti di forza e le debolezze, la genialità e le asperità caratteriali, le opportunità professionali, le fragilità relazionali e le congiunture storiche che hanno attraversato e determinato la sua esperienza di vita. Tale scritto indubbiamente mi ha facilitato il compito di rilettura storica di cui parlavo prima, predisponendomi a fare un’analisi globale del ‘fenomeno Tramonti’, operazione che oggi, in questa sede, sono chiamata a redigere. Si compie ora (2020) un secolo e cinque anni dalla sua nascita (1915) e ventotto dalla sua morte (1992); il giovane ceramista/scultore si era formato artisticamente nella Faenza delle botteghe artigiane e nelle aule della locale Regia scuola di ceramica, giovanissimo aveva cominciato a partecipare a tutta una serie di mostre e concorsi a carattere locale e poi a sempre più importanti eventi d’arte che gli avevano consentito di uscire dalla stretta cerchia faentino-romagnola e crescere professionalmente; in successive e numerose altre tappe, aveva compiuto tutti i passi per diventare un artista adulto a contatto con pittori, scultori e ceramisti affermati, ancorché nei difficili anni del Fascismo e della grande Guerra. Ultimata la tragica esperienza bellica, il giovane Guerrino assume un ruolo primario nel pur ricco e concorrenziale universo artistico locale imponendosi come instancabile ed originale protagonista orientato verso la sperimentazione e la differenziazione dell’espressione artistica. Cruciali, in tal senso, sono per lui gli anni Cinquanta del ‘900 nel corso dei quali egli recepisce tutte le conquiste ideologiche, programmatiche ed estetiche che le avanguardie artistiche europee avevano maturato nei primi decenni del secolo. D’altra parte la sua giovane età, la sua forte personalità e la naturale inclinazione alla trasgressività lo fanno aderire pienamente ai sacri assunti del rinnovamento del linguaggio artistico fondati sull'affermazione del principio di anarchia espressiva, di contemporaneità degli stili, di eclettismo totale: egli fa tesoro di tale eredità e la trasforma nel suo personale codice espressivo. Risale all’anno scolastico 1953/54 il compimento da parte di Guerrino Tramonti all’epoca nel duplice ruolo di docente e di Direttore della Scuola d’Arte di Castelli, di un’importante impresa decorativa in ceramica che lo conferma come protagonista del processo di cambiamento anche in ambito didattico istituzionale; è lui a consentire la partecipazione della Scuola del piccolo centro ceramico abruzzese, alla più importante manifestazione espositiva italiana dell’epoca, la Triennale di Milano, quell’anno arrivata alla sua decima edizione. Il bando del concorso faceva espresso riferimento alla necessità di attuare un programma didattico innovativo, in grado di sostenere le istanze ispirate al rinnovamento espressivo delle scuole d’arte italiane e rappresentava una sfida alla realizzazione di un’opera che di tale obiettivo fosse degna. Tramonti aderisce con entusiasmo alla competizione e propone come tema di lavoro la realizzazione della versione moderna del settecentesco soffitto maiolicato della chiesa, di San Donato di Castelli. Si fa carico della progettazione dell’impegnativa impresa insieme ad altri due ceramisti affermati, Arrigo Visani e Serafino Mattucci e con la fattiva collaborazione di tutti gli allievi della scuola, durante le vacanze estive, vengono realizzati e decorati, a Castelli in Abruzzo, ben 356 tavelloni in maiolica policroma (per una superficie complessiva di cento metri quadrati), costituenti il cosiddetto Terzo Cielo di Castelli. Si tratta di un documento ceramico importante, che interroga con spregiudicatezza la tradizione e la rielabora con geniale abilità creando un ricchissimo repertorio di immagini contemporanee che costituiscono un unicum assoluto nel loro genere (oggi conservato ed esposto nelle sale del Liceo Artistico F.A. Grue di Castelli). Tale impresa realizza un duplice compito: da un lato afferma l’importanza della tradizione rileggendola in chiave moderna, dall’altro veicola a livello internazionale il nuovo ruolo del fare ceramica, non più meramente decorativo, ma funzionale e dialogante sia con l’architettura che con il design. La vena creativa di Guerrino Tramonti negli anni Sessanta e Settanta evolve verso le nuove frontiere di una riflessione estetica in cui la componente mentale diventa predominante; si va impegnando sempre più in una verifica del proprio linguaggio con una ridefinizione dell’opera a partire dalle sue strutture elementari, quali la ‘forma come superficie-supporto’ e il ‘colore’ considerato nella sua fisicità primaria. Ne scaturisce la nuova produzione artistica pregevole, estremamente raffinata e assolutamente originale: i dischi invetriati di grandi dimensioni a impasto di argilla con aggiunta di argilla cotta (chamotte) dipinti e invetriati con spesso strato di cristallina; le grandi coppe-sculture a doppio cratere in grès bianco dipinto con le tonalità del verde, bruno, bianco, ocra, blu e azzurro; i vasi cilindrici e le coppe di diverse forme e dimensioni. Tipologie queste largamente rappresentate nella mostra che accompagna questo catalogo. Come è evidente la perizia tecnica di Guerrino si somma ad una vena creativa originale ed anticipatrice dei tempi. L’uso del grès per plasmare forme plastiche complesse, l’utilizzo copioso del rivestimento vetroso per ottenere il suggestivo risultato a spessore costituiscono, a partire dall’inizio degli anni Sessanta, una caratteristica assoluta della produzione di Guerrino Tramonti da lui utilizzata e perfezionata ancora per un buon ventennio”; Raffaella Lupi, Direttrice Galleria Sinopia e Stefania Severi, Direttore Artistico Coop. Sociale Apriti Sesamo: “Guerrino Tramonti e le sue magiche ceramiche: la mostra. Guerrino Tramonti (1915-1992), ceramista, viene da Faenza, uno dei più importanti poli ceramici, sede del MIC, il Museo Internazionale della Ceramica, una delle più grandi istituzione di settore non solo d’Italia. La sua opera, pur nell’assoluta individualità, che lo vede spesso opporsi a modi e mode della tradizione locale proprio alla ricerca di un distinguo, oggi che è ampiamente storicizzata viene in realtà ad arricchire ulteriormente il patrimonio ceramico della città. E ciò è testimoniato dalle ceramiche di Tramonti esposte al MIC e dalla presenza, sul territorio cittadino, del Museo Guerrino Tramonti, amorevolmente curato dagli eredi costituitisi in Fondazione. Proprio una visita al MIC mette in luce che la ceramica, nelle sue numerose declinazioni come materia d’artista, è altrettanto nobile dei celebrati bronzi e marmi. Tuttavia il ritenerla materia ad uso esclusivo di oggetti d’uso quotidiano è un cliché non facile da superare. E se nessuno mette in dubbio che il cratere di Eufronio o il Piatto con civetta di Picasso siano opere d’arte, è altrettanto fuor di dubbio che molti spedirebbero le ceramiche in cucina. Da tempo gli storici dell’arte dibattono il problema delle cosiddette arti minori che minori non sono bensì “preziose”. D’ultimo hanno iniziato a ritenere “alta” la loro opera soprattutto alcuni artisti più consapevoli che la materia ceramica potesse offrire ulteriori stimoli alla creatività sia per le peculiarità intrinseche sia per la duttilità infinita derivante dall’uso di vari ossidi e cotture diverse. Esemplare in tal senso è l’opera di Leoncillo Leonardi. Proprio nell’ultimo ventennio è andato rinnovandosi l’interesse per la ceramica con mostre di settore in spazi pubblici che hanno avvicinato a questo magico materiale il pubblico più vasto. Tale opera di sensibilizzazione è stata supportata da critici, storici dell’arte e galleristi. Una delle manifestazioni più importanti è stata la mostra che si è tenuta nel 2015 alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma “La scultura ceramica contemporanea in Italia”, a cura dello storico dell’arte Mariastella Margozzi e di Nino Caruso, uno dei più importanti ceramisti italiani purtroppo scomparso nel 2017. A quella mostra aveva collaborato la Galleria Sinopia di Roma, da anni particolarmente attenta alla ceramica contemporanea. Proprio nell’ottica di approfondire l’articolato mondo della ceramica, ancora non pienamente investigato, è avvenuto l’incontro tra la Galleria Sinopia e la Fondazione Tramonti di Faenza ed è nata l’idea di “riportare” Guerrino Tramonti all’attenzione del pubblico romano. Stiamo parlando infatti di un artista ormai storicizzato cui Roma in particolare dedicò una bellissima mostra a Palazzo Venezia nel 2009 curata da Josune Ruiz de Infante. Furono proprio le porcellane dell’esposizione romana ad attirare l’attenzione degli esperti giapponesi e ad avviare l’iter per un articolato progetto espositivo, che si è sviluppato negli anni 2011-2012, con una importante mostra di opere dell’artista sul territorio giapponese che ha toccato le città di Tokyo, Hagi, Nishinomiya e Seto. La mostra completò il suo iter nel 2013 al MIC di Faenza. Riproporre l’opera di Tramonti a Roma, a distanza di circa 10 anni, ha non solo lo scopo di rinverdirne la memoria ma soprattutto di offrire al pubblico un rinnovato approccio all’arte ceramica. La scelta della Casina delle Civette, Museo della vetrata artistica e sede della Biblioteca delle Arti Applicate, non è stata certo casuale. Da un lato nella Casina gli elementi in ceramica costituiscono parte integrante dell’apparato decorativo, dall’altro le opere di Tramonti dialogano incredibilmente con le vetrate. Come è possibile tale relazione? Perché gli artisti con le loro alchimie trasformano la terra in luce. Non è forse sabbia silicea che cotta a gran fuoco dà origine al vetro? E non è forse vero che le terre cotte con ossidi assumono superfici traslucide? Ecco il perché del titolo della mostra “Alchimie di terra e di luce” ed il perché dello sposalizio vetrata-ceramica. La selezione delle opere di Tramonti per la Casina delle Civette ha seguito due idee espositive: una per le opere da inserire nella Casina una per quelle per la Dependance. Sottolineando che le circa 50 opere in mostra sono una parte minimale dell’intero corpus dell’artista, la selezione ha individuato, per la Casina, le ceramiche e le porcellane monocrome di notevole dimensione: sintesi della forma e infinita varietà delle superfici con riflessi traslucidi sono stati gli elementi scelti per dialogare con le vetrate della Casina. Nella Dependance, luogo più “neutro”, è stata invece collocata la produzione “policroma”: i piatti, gli arazzi e i dipinti. Ciò al fine di esemplificare, sia pure in parte, il vasto repertorio dell’artista. In tale ottica il lavoro di selezione è avvenuto concordemente con gli architetti incaricati dell’allestimento Cloe Berni e Livia Ducoli e con la Dott.ssa Maria Grazia Massafra, Responsabile della Casina e co-curatrice della mostra. Lo studio dell’allestimento trae ispirazione dalla principale componente chimica della materia ceramica, l’argilla. Questa polvere dalle cromie naturali e terrose accompagna il percorso espositivo, esaltando i colori delle opere e richiamando quelli delle vetrate: un dialogo cromatico che unisce Guerrino Tramonti alla Casina delle Civette, come se le sue opere "emergessero" dalla terra. Per esaltare le peculiarità dell’opera di Guerrino Tramonti nel vasto repertorio dei ceramisti a lui coevi è stata attivata, a latere della mostra, una intesa con le Scuole d’arte e dei mestieri di Roma Capitale, che hanno due corsi di ceramica. L’intesa è stata resa possibile dalla coordinatrice delle scuole Architetto Giovanna Benincasa. Gli allievi dell’anno corsuale 2019/20 sono stati invitati ad elaborare un’opera ispirandosi alla produzione di Tramonti. Quasi tutti gli allievi, sotto la guida degli insegnanti Daniela Lazzaro e Claudio Valenti, hanno partecipato al concorso “Alchimie di terra e di luce - omaggio a Guerrino Tramonti” dimostrando da un lato la loro eccellente preparazione tecnica, dall’altro l’importanza dell’esempio dei maestri, nel caso specifico di Tramonti, nel loro percorso formativo”; Maria Grazia Massafra, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, Direzione Ville, Parchi Storici e Musei Scientifici, Responsabile del Museo della Casina delle Civette, della Biblioteca delle Arti Applicate e della Dipendenza Villa Torlonia: “Lo spirito del fuoco: Tramonti alchimista. «L’emozione è indispensabile alla nostra vita. Un’esistenza piatta, senza passioni, diventa insopportabile. La scultura in terracotta e il fare ceramica hanno questo scopo: suscitare emozioni. Se viviamo in uno spazio che ci emoziona, la nostra vita cambia in meglio» Guerrino Tramonti. Guerrino Tramonti, nel corso della sua proficua e lunga attività, ha delineato un percorso d’artista ben riconoscibile, in particolare nella sua produzione ceramica. Ha definito stili sempre innovativi, dove la favola e la magia del fare giocano un ruolo importante nel design. Tramonti modella la terra con l’alchimia casuale del fuoco, creando immagini imprevedibili e non convenzionali, distanti dai canoni accademici. L’impronta materica e policroma che l’artista imprime alle sue opere e l’espressività esuberante che da esse traspare superano la tradizione e portano verso un nuovo linguaggio. Eccentrico, aristocratico, malinconico, solitario, introverso, Tramonti crea uno stile eclettico, in cui si riscontra una profonda affinità con quello che per gli occidentali si definisce “lo spirito giapponese”. Rincorrendo gli splendori giapponesi del colore ceramico, tra il 1962 e il 1968 l’alchimista Tramonti metteva a punto un materiale “alto”, nobile e resistente, dalla struttura salda e dall’aspetto raffinato, in grado di reggere quelle forme minimaliste e monumentali tipiche della sua ceramica. «Quando faccio una forma io penso a una scultura, niente affatto a un contenitore tradizionale», affermava l’artista. Lo spirito giapponese traspare dall’universo delle sue forme espressive, che esaltano il gesto quotidiano, la scrittura calligrafica, la materialità degli oggetti e la ricerca cromatica. Egli predilige le tinte piatte e squillanti, come quelle utilizzate nella ceramica giapponese tradizionale, dove quattro sono i colori di base: i colori brillanti, che si esprimono in tutte le tonalità del rosso, colore della sacralità, della preghiera e della purificazione; i colori freddi, che dal blu arrivano fino al verde e al grigio; i colori della luce, tutte le varietà del bianco, simbolo della divinità, e i colori dell’oscurità, del mistero, che si esprimono nell’uso del nero. Ogni ceramica di Tramonti contiene l’anima del suo creatore, sia nella forma sintetica che nella raffinata ricerca cromatica. Negli anni Sessanta egli si dedica esclusivamente all’arte vasaria, creando opere in “grès porcellanato”, come lui stesso amava definirle, che nelle forme e nei rivestimenti si rifacevano alle più raffinate tradizioni dell’Estremo Oriente. In questi anni, inseguendo l’alchimia degli impasti e degli smalti, arriva a una nuova policromia, figlia del fuoco e del caso. Egli cercava di raggiungere attraverso le cotture ad alta temperatura la realizzazione di una materia preziosa come l’oro: si ispirava a quegli aspetti esoterici che condussero Francesco I de’ Medici e Augusto il Forte di Sassonia ad investire delle fortune per raggiungere quella pietra filosofale chiamata “oro bianco”. L’artista, alleandosi con il fuoco e con il caso, attraverso l’alchimia della materia e della luce, ottenne dei risultati eccezionali. Egli cercò di domare la fiamma che determina un colore, una superficie, un cristallo, sognando di raggiungere i preziosissimi effetti delle porcellane orientali. Isolato nel suo laboratorio, diventò una sorta di mago alchimista, deciso a mettere a punto un materiale estraneo alla tradizione, nobile e resistente, dalla struttura salda e dall’aspetto raffinato, in grado di sostenere le forme scultoree della sua ceramica. Da queste sue sperimentazioni nascevano oggetti dalle superfici ricche e vellutate, rivestite di preziose policromie, dalle magiche sfumature cromatiche. Le sue sculture in ceramica, realizzate negli anni Sessanta, si collocano magicamente negli spazi intimi ed esoterici della Casina delle Civette, dialogando con le vetrate artistiche attraverso la trasmutazione della materia in luce e colore. La stessa natura solitaria e aristocratica lega l’artista Tramonti al Principe Giovanni Torlonia Jr., che esprime sé stesso con il motto “Sapienza e Solitudine”, apposto sopra uno degli ingressi della sua casa “alchemica”. Nella Dipendenza, invece, troviamo una selezione di opere che ci dimostrano quanto nella poetica di Tramonti sia determinante l’approccio globale alle arti: dalla pittura, alla ceramica, alla tessitura, l’artista è completamente permeato da quel clima di sintesi delle arti che caratterizza gli anni della sua formazione. Qui sono esposti alcuni piatti invetriati a cristallina a grosso spessore, dove la magica atmosfera sospesa e bloccata delle immagini raffigurate, racchiuse sotto un profondo strato di vetro, corrisponde a un’intenzione compositiva prettamente pittorica. Il pesce, il gatto, la bottiglia di seltz, la tavola imbandita, i profili di donne e molti altri motivi, da lui ossessivamente ripetuti, dalla ceramica passano alla pittura a olio e viceversa. Tramonti elabora un repertorio di simboli e icone che dispone ogni volta in modo diverso, formando catene di immagini che si susseguono per comporre una raffigurazione ermetica, quasi una sua personale cabala. La sua cifra decorativa è inconfondibile e inimitabile: dipinge a olio impastando materie ceramiche, aggiunge sulla terracotta dipinta a smalto uno spesso strato di cristallina, sotto il quale le sue figure sembrano nuotare, sospese senza spazio e senza tempo. L’atmosfera visionaria e onirica delle sue opere trova una perfetta comunione interiore con la dimensione senza tempo della Casina delle Civette: entrambe sono permeate dallo spirito esoterico, che porta la materia a trasmutarsi in luce”.
Settembre
Roma, Casina delle Civette - Musei di Villa Torlonia, 4° Concorso di ceramica Alchimie di Terra e di luce - omaggio a Guerrino Tramonti Cerimonia di premiazione.
Los Angeles, Sunset Boulevard, Bonhams, Modern Decorative Art + Design. Asta collettiva.
Ottobre
Roma, Galleria Sinopia, Roma Art Week.
Dicembre
New York, Madison Avenue, Bonhams, Modern Decorative Art + Design. Asta collettiva.
2021
Giugno
Kyoto, National Museum of Modern Art A Chronicle of Modern Crafts (09.07.2021 - 26.01.2022).
2022
Maggio
Faenza, Museo Guerrino Tramonti, Buongiorno Ceramica “Ci vuole testa”. Mostra aperta al pubblico in occasione di Buongiorno Ceramica, tratta prove di dialogo tra teste attraverso un insieme compositivo di sculture di Guerrino Tramonti, Emiliano e Guido Mariani, ognuna col proprio pensiero. Testo critico di Claudio Casadio.
Settembre
Faenza, Museo Guerrino Tramonti, “Nino Di Simone. Ceramic and Picture”. Mostra aperta al pubblico in occasione di Argillà Italia, nata dalla volontà della Fondazione Guerrino Tramonti e dei Dirigenti dell’Istituto di rendere omaggio all’Istituto d’arte per la Ceramica “F. A. Grue“, ai suoi oltre 100 anni di storia e alla sua capacità di educare all’arte ceramica e coltivare talenti. Nino Di Simone, Maestro Ceramista e scultore, allievo ed insegnante dell'Istituto d’arte per la Ceramica “F. A. Grue“ di Castelli d’Abruzzo, di cui Guerrino Tramonti (1915-1992) fu Direttore a partire dal 1953.
Ottobre
Milano, spazio Ex Fornace, “Luce, materia e colore. Guerrino Tramonti a Milano nel trentennale della scomparsa”. A cura di Vittorio Schieroni, Elena Amodeo. 11 ottobre - 1 novembre 2022. Mostra antologica realizzata con il Patrocinio di Regione Lombardia, Regione Emilia-Romagna, Comune di Milano - Municipio 6, Comune di Faenza, AiCC - Associazione Italiana Città della Ceramica, MIC Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza e in collaborazione con MADE4ART - Comunicazione e servizi per l’arte e la cultura. In esposizione una selezione di opere che ben rappresenta i quattro periodi fondamentali della carriera artistica del Maestro faentino, con sculture realizzate in terracotta, ceramiche e dipinti a olio su tela o faesite.
Novembre
Roma, Eur, “Arte in Nuvola”, 17 - 20 novembre 2022. Alla fiera di arte contemporanea e moderna esposizione di una selezione di opere in grès porcellanato del Maestro Guerrino Tramonti (anni 60/70) all’interno della Main Section della Galleria Sinopia.
Dicembre:
Milano, Politecnico, 29 novembre - 1 dicembre 2022. Conferenza internazionale 𝗜tly at work: l’Italian Lifestyle in Mostra dedicata all’esposizione itinerante Italy at work: her renaissance in Design Today che nel dopoguerra (1950-1953) presentò il rinnovamento dell’Italia negli Stati Uniti, mostrandone l’eccellenza delle manifatture, dell’industria, dell’artigianato e del design alla quale Guerrino Tramonti partecipò con una selezione di opere. Il Convegno, organizzato nell’ambito del progetto VO Project – La voce degli oggetti. Il Design italiano dal museo alla casa, è un progetto Farb 2021 finanziato dal Dipartimento del Design del Politecnico di Milano.
Milano, Via Ciovasso, n. 17 Brera, Spazio Made4Art, “Guerrino Tramonti, Opere Scelte”, a cura di Vittorio Schieroni, Elena Amodeo. 1 - 23 dicembre 2022.
2023
Gennaio
Faenza, Quartiere di Corso Europa e di Piazza Bologna, gennaio - ottobre 2023. INA CASA. Una casa per uno. Una casa per tutti. Pratiche di rigenerazione urbana dedicata alle giovani generazioni. Terza tappa per creare una mappatura sul territorio. Il Museo Guerrino Tramonti diventa punto di partenza per la narrazione delle targhe in ceramica, elemento caratterizzante e distintivo di tutto il Piano.
Castelli (Te), Liceo Artistico “F.A. Grue”, 14 Gennaio 2023, celebrazione in ricordo della figura di Guerrino Tramonti, già direttore dell’Istituto, a trent’anni dalla sua scomparsa.
Marzo
Castrocaro Terra del Sole (FC), Palazzo Pretorio, 15 febbraio - 18 marzo, Picta, Rassegna europea d'arte contemporanea, mostra a latere e serata culturale per Guerrino Tramonti, Maestro delle Arti Applicate.Gorizia, Palazzo Attems Petzenstein, 21 marzo – 27 agosto. ITALIA CINQUANTA Moda e design. Nascita di uno stile Mostra a cura di Carla Cerutti, Enrico Minio Capucci e Raffaella Sgubin. Promossa e organizzata da Ente Regionale per il Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia, attraverso il suo Museo della Moda e delle Arti applicate di Gorizia. Collettiva
Aprile
Bologna, Archiginnasio, 1 aprile, riconoscimento con il marchio "Case e studi delle persone illustri dell'Emilia-Romagna" come da Legge Regionale del 10 Febbraio 2022.
Milano, Palazzo Pirelli, 4 aprile, Convegno “Le Arti applicate una risorsa per lo sviluppo sostenibile. La lezione di Guerrino Tramonti. A cura di Maria Christina Hamel.
Milano, Palazzo Pirelli, 4 - 30 aprile, Mostra "Guerrino Tramonti, l'infinito che abbraccia i colori", in collaborazione con Regione Lombardia, a cura di Maria Christina Hamel.
Milano, Allianz MiCo, 14 - 16 aprile, Miart, fiera internazionale d'arte moderna e contemporanea.
Maggio
Faenza, Museo Guerrino Tramonti, 13 - 31 maggio, Mostra “Il segno e la forma”, opere in dialogo e Gallotauri di Mario Bertozzi. Progetto in Sinergia fra Case e Studi delle Persone Illustri dell'Emilia Romagna.
Faenza, Museo Guerrino Tramonti, 16/17 maggio - 8 agosto, chiusura del Museo a causa dell’allagamento a seguito dell’alluvione di Faenza.
Settembre
Ravenna, Palazzo Rasponi delle Teste, 5 - 26 settembre, Mostra "Guerrino Tramonti, dieci quadri salvati dal fango” a cura di Laura Matilde Ruffoni, Paolo Trioschi e Milena Camposano.
Piacenza, Xnl Aperto, 23 settembre - 22 ottobre, Mostra a cura di Fenestella. Collettiva.
Ottobre
Milano, Museo delle Arti Decorative, 26 ottobre, acquisizione di un’opera del maestro Guerrino Tramonti selezionata dai dirigenti del Castello per essere inserita nelle collezioni permanenti del Museo delle Arti Decorative del Comune di MIlano.
Novembre
Milano, Biblioteca Dell’Arte Castello Sforzesco, 16 Novembre, Presentazione del volume: “Le arti applicate una risorsa per lo sviluppo sostenibile, la lezione di Guerrino Tramonti”, Edizioni d’Arte Guerrino Tramonti, a cura di Maria Christina Hamel e Cesare Castelli.